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Le Piscine Comunali riaprono al pubblico: ecco i protocolli da seguire

Il Direttore del Natatorium, Roberto Cognonato: «Assurdo il nuovo divieto di utilizzo delle docce sia all'interno che all'esterno delle strutture. Così di mina l'igiene dei nostri clienti»

La data di sabato 15 maggio è da tempo cerchiata in rosso sul calendario del Natatorium Treviso. Quel giorno, infatti, anche le Piscine Comunali potranno finalmente riaccogliere nelle proprie vasche esterne i tanti trevigiani che ormai da oltre sei mesi attendono di tornare finalmente a nuotare. La struttura di Viale Europa, infatti, è da settimane già pronta a riprendere le proprie attività natatorie nonostante le restrittive regole predisposte per la riapertura delle piscine. A preoccupare però ora Roberto Cognonato, Direttore del Natatorium Treviso, è soprattutto la nuova norma, predisposta da Governo e Cts, sul divieto assoluto per i clienti di utilizzo delle docce (sia interne che esterne alle strutture).

Venerdì sera, infatti, sono state finalmente inviate agli impianti natatori le linee guida per ripartire, questo dopo che nei giorni scorsi la Federazione Italiana Nuoto era persino arrivata a scrivere una lettera ai singoli Prefetti su tutto il territorio nazionale per chiedere di avere quanto prima a disposizione i protocolli definitivi da rispettare. «Il fatto di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dal Governo, almeno fino a poche ore fa, su quali sarebbero state le regole da rispettare a partire da sabato 15 maggio – chiosa il Direttore del Natatorium Treviso – ha comportato chiaramente diversi disagi sia nell’organizzazione degli staff che in quella degli impianti, oltre che nella programmazione delle attività sportive e di eventuali corsi. La notizia del divieto delle docce ci ha colto poi impreparati. La doccia, infatti, è sempre stata obbligatoria prima di entrare in vasca, proprio per un discorso igienico. Così facendo, invece, si crea un cortocircuito a solo danno degli utenti che in tal modo subiranno un notevole disagio».

Non solo le docce sono state però al centro delle nuove linee guida. Nel nuovo protocollo attuativo vengono difatti indicate tutte le regole da seguire per la riapertura, in zona gialla, di piscine pubbliche e private esclusivamente all’aperto. All’ingresso sarà quindi necessario misurare la temperatura corporea mentre in vasca sarà fatto obbligo di mantenere una distanza di 7 metri quadri tra i nuotatori. All’esterno (zone verdi e solarium), invece, «si dovrà assicurare una superficie di almeno 10 metri quadri per ogni ombrellone» e la sistemazione di sedie, sdraio e lettini dovrà essere effettuata con percorsi dedicati in modo da garantire il distanziamento di almeno 1,5 metri tra le persone che non appartengono allo stesso nucleo familiare. Inoltre, il gestore dovrà provvedere a predisporre un’adeguata segnaletica e prevedere percorsi diversi di ingresso e uscita, mentre l’accesso agli impianti dovrà avvenire esclusivamente tramite prenotazione e dovrà essere mantenuto per 14 giorni l'elenco dei clienti. E ancora, negli spazi comuni come gli spogliatoi si dovrà assicurare il distanziamento di almeno 1 metro e sarà vietato l’uso promiscuo degli armadietti. Come in passato, poi, l’impianto dovrà essere dotato di soluzioni idroalcoliche per l’igiene delle mani in aree strategiche e di frequente transito ma, soprattutto, in vasca sarà vietato soffiarsi il naso e fare pipì, tanto che i bambini molto piccoli potranno entrare in acqua solo indossando pannolini contenitivi.

«Noi, ovviamente, non vediamo l’ora di ripartire – conclude Cognonato – e per questo, in accordo con il Comune, abbiamo deciso di mantenere inalterati sia gli orari di accesso alle piscine che le tariffe, questo nonostante l’enorme sforzo economico a cui siamo stati continuamente sottoposti dall’autunno scorso, oltre che durante il lokdown 2020. Anche perché per noi riaprire non vuol dire necessariamente tornare a guadagnare, anzi. Basti pensare alle centinaia di abbonamenti congelati che, giustamente, dovremo far subito recuperare ai nostri iscritti. Già così parliamo di migliaia di euro di mancato nuovo incasso, senza contare che il bar delle piscine è dato in gestione a terzi a cui non abbiamo mai chiesto un euro di affitto fino ad ora. Una guerra tra poveri sarebbe difatti del tutto inutile».

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