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Inquinamento, risse tra giovani, parcheggi e aeroporto: in migliaia per il processo alla Vecia

Eseguita la sentenza per la Baronessa Marieta Monta in gondoea, nel tradizionale rogo di metà quaresima organizzato dal Gruppo Folkloristico trevigiano a Ponte Dante e giuntto alle 55esima edizione. In apertura è stato ricordato Franco Crespan, vera anima della manifestazione e mancato nel 2021

Una folla di alcune migliaia di trevigiani e "foresti" ha partecipato ieri sera, 16 marzo, al tradizionale processo alla Vecia, il rogo di metà quaresima di Ponte Dante, giunto alla sua 55esima edizione, organizzato dal gruppo folkloristico trevigiano. Prima della seduta è stato ricordato Franco Crespan, scomparso nel 2021 e vera e propria anima di questo evento divenuto cult, trasmesso in diretta televisiva e seguito perfino dall'estero. La città ha processato sè stessa, condannando i propri mali, da quelli annosi fino alla stretta atttualità. Sul banco degli imputati c'era lei, la Baronessa Monta in gondoea, condannata al rogo nonostante la strenua difesa del suo avvocato Ildebrando Ugone (Renato Pasqualin), detto Imega, dea Corte de Paderno "drio a cesa". La pubblica accusa, rapppresentata da Checa busona dea fameia dei cicaroti da San Lazaro (Tatiana Pellizzer) e da Nane Britoea dea Baruchea (Luigino Visentin) non hanno risparmiato nulla alla povera Marieta e dunque la sentenza emessa dal giudice Saltabussoea Tarquinio da Madona del Soco (Maurizio Menegus) era scontata, con le fiamme appiccate dalle torce portate a nuoto dai sommozzatori del gruppo sommozzatori di Treviso, dopo la lettura del testamento. Alla manifestazione presente il sindaco di Treviso, Mario Conte, il candidato sindaco del Terzo Polo, Niccolò Rocco, alcuni consiglieri comunali. Assente invece il candidato del centrosinistra Giorgio De Nardi.

I protagonisti del processo

Le accuse alla Baronessa Marieta

Come detto, l'accusa è stata spietata nel mettere in luce le magagne della città, sfiorando molti temi caldi dell'attualità e non solo. Dai palazzi del bosco verticale in riva al Sile (il bosco verticale lungo la Restera), al nuovo ospedale e le liste d'attesa, il caso delle case popolari, la violenza giovanile in città e i "bulli" («Dove xei i genitori?» ha detto l'avvvocato, scatenando un'ovazione) e ancora la poca attenzione agli anziani, il comportamento dei cicloamatori, il problema parcheggi, lo smog, il divieto ai Panevin («Inquina meno de un ingorgo alla mattina sul Put» così la pubblica accusa), la siccità, l'assenza di bagni pubblici, il turismo. E ancora l'aeroporto Canova e i voli sulla città, i lavoratori che non si trovano ed il reddito di cittadinanza, il vino "pericoloso" etichettato, la siccità, le cacche di cane non raccolte dai proprietari degli animali e le orinate sui muri, il comportamento degli operatori di Contarina che gettano in acqua l'erba tagliata e infine le scuole che chiudono.

L'usciere

Il testamento

Cosa lascia Marieta? Prima che il fantoccio venisse dato alle fiamme è stata lei stessa a leggere il suo testamento in cui lascia "il progetto de restauro dei veci casini", "vinti km de tubi per completare le fognatura che non ghe xe", "a me macchina fuoriserie ghe asso al presidente dea Region visto che a ga i cerchi in lega", "aea giunta che ga programma a domenica ecologica sensa macchine ghe asso na trombetta de carneval che sonando a fa flop" e così via (vedi video).

Il pubblico al processo

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