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Al nuovo Salce rivive il ciclo trecentesco di Tommaso da Modena

Le “Storie di Sant’Orsola” di Tommaso da Modena ritrovano, virtualmente, la loro sede nella Cappella per la quale furono concepite all’interno del nuovo Museo Salce

Il ciclo delle Storie di Sant’Orsola di Tommaso da Modena, uno dei capolavori assoluti della pittura europea del ‘300, tornerà, anche se solo grazie alla tecnologia virtuale, nel luogo per il quale era stato ideato e realizzato. Ovvero nella cappella di ponente dell’abside di Santa Margherita, edificio che dal prossimo 12 giugno accoglierà il Nuovo Museo Nazionale della Collezione Salce. Grazie al loro fortunoso stacco realizzato tra il 1882 e l’83 dall’abate Luigi Bailo, gli affreschi originali non sono andati perduti ma sono oggi patrimonio del Museo Civico di Santa Caterina.

La chiesa di Santa Margherita, con il convento, era stata demanializzata in epoca napoleonica per esser adibita a stalla, fienile, maneggio. Ridotta a larva, negli anni Ottanta dell’Ottocento subì l’abbattimento dell’abside. In quel cantiere riaffiorarono brani degli affreschi di Tommaso da Modena. Ad accorgersene fu l’abate Luigi Bailo che decise di tentare lo stacco delle superfici affrescate prima che fossero distrutte. Fortunosamente, egli riuscì a trasferire gli affreschi su telai lignei e a metterli al sicuro all’interno del museo civico della città.

Le Storie di Sant’Orsola erano state realizzate tra il 1355 e il 1358. Gli undici riquadri narrativi erano disposti, a coppie, sulle pareti laterali, su tre registri sovrapposti, mentre l'ultima scena del Martirio, da sola, occupava uno spazio doppio nella parte inferiore della parete destra. Alla sommità dei due raggruppamenti, assecondando il soffitto a volta, erano due scomparti in forma di lunette ogivali raffiguranti la Madonna annunziata e l'Angelo annunziante, dei quali si conserva solo il primo. Sulla parete sopra l'altare, stretta tra due alte finestre a lancia, era il riquadro con Sant'Orsola e le compagne in gloria.

Per il suo “racconto” Tommaso da Modena aveva preso spunto dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Orsola, figlia cristiana del re di Bretagna, porta a conversione il suo futuro marito, il figlio pagano del re d'Inghilterra; il pellegrinaggio intrapreso verso Roma da Orsola, seguita da 11.000 vergini (pellegrinaggio cui si unisce anche il Papa), la conduce a Colonia, dove è compito della santa convertire gli Unni. A Colonia, narra la leggenda, Orsola fu martirizzata assieme alle compagne e al Papa, poiché si era negata al principe unno.

In Santa Margherita, gli spazi rimasti sguarniti si rianimeranno con le Storie della Martire, proiettate esattamente nell’ambiente in cui i fedeli le hanno ammirate per più di mezzo millennio. Per il visitatore di oggi sarà una vera emozione ammirare nella sua unitarietà il ciclo, così come e dove lo aveva ideato Tommaso da Modena. L’azienda a ciò  incaricata dalla Direzione regionale, combina arte digitale e tecnologia, riproponendo gli Affreschi attraverso un imponente mapping show dinamico che coinvolge le pareti a tutta altezza (13m) e l’intero pavimento.

“Questa chiesa era tutta uno scrigno d’arte”, fa notare il Direttore de Polo Museale Veneto dottor Daniele Ferrara. “Affreschi e opere di valore erano ovunque. Di tutto questo oggi rimangono solo muri di mattoni ed è difficile anche solo intuire ciò che questa grandiosa chiesa fu prima della soppressione napoleonica. La proiezione digitale e l’esperienza immersiva del Ciclo di Sant’Orsola nella cappella per cui fu concepito consentirà di avere almeno la sensazione dei tesori che qui erano presenti prima che l’edificio si incamminasse verso un terribile degrado”.

“La nuova funzione a sede del Museo Salce, sottolinea la responsabile del progetto dottoressa Chiara Matteazzi, ridà a questo antico edificio una funzione. Perduti i suoi tesori, ne conserverà uno nuovo la Collezione degli oltre 50 mila manifesti d’epoca della Collezione Salce, una delle più importante, se non la più importante, al mondo di affiches storici".

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