Lapide della tomba di un ex consigliere comunale devastata dai vandali
Filippo Arcelli è mancato nel 2018 all'età di 78 anni ed è stata una figura importante per il Comune di Segusino e per il vicino territorio bellunese. Quale sia la ragione di questo gesto? Così una delle figlie, Flavia: «Una sola, la meschinità. Cosa del tutto estranea a nostro padre che già da tempo si era accorto di quanto si fosse imbruttito l’essere umano»
«Se un uomo non è disponibile a correre qualche rischio per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla o è lui che non vale nulla». Questa frase di Ezra Pound compariva sulla lapide della tomba di Filippo Arcelli, imprenditore ed ex consigliere comunale di Segusino mancato nel 2018 all'età di 78 anni. Di idee ne avevano davvero poche le persone che qualche giorno fa hanno pensato bene, si per dire, di devastarne la lapide. Un episodio che ha provocato fortissimo segno in tutta la zona a cavallo tra la Marca e il bellunese. A diffondere la notizia è stato nei giorni scorsi Silvio Forcellini che ha pubblicate sulla sua pagina Facebook un degno profilo.
Il 1° maggio 2018 ci lasciava Filippo Arcelli, “personaggio colto, visionario e mai banale”, molto conosciuto e stimato nella nostra zona, e non solo per la gestione trentennale dell’Old Telephone di Segusino, la celeberrima discoteca da lui “inventata” nel lontano 1965. Oltre all'ammirazione per il suo impegno “politico” (nel vero senso della parola, cioè a beneficio della collettività) e per il grande amore verso il suo paese, quel che mi ha sempre colpito, di Filippo, è stata l’arguzia, l’intelligenza, lo sguardo che vedeva lontano, oltre ovviamente all’italiano forbito che utilizzava nelle discussioni e all’eloquio torrenziale cui era impossibile sottrarsi. Si può dire dunque che, con Filippo, se ne sia andato un pezzo di storia di Segusino, una vera e propria istituzione di cui non si sentirà mai abbastanza la mancanza, e non solo in paese; credo, infatti, che Filippo fosse conosciuto e stimato ovunque, anche - non va dimenticato - per essere stato “gran maestro” di dama (fu lui - negli anni Sessanta-Settanta - che collaborò all’organizzazione di una “dama vivente” in piazza a Fener).
Una delle figlie di Filippo, Flavia, ha commentato con amarezza: «Non so quale rabbia e povertà d’animo induca un individuo (o più individui) a distruggere la lapide di un uomo mancato quasi cinque anni fa, con l’unico risultato di causare nuovo dolore alla moglie e noi figlie. Quale sia la ragione? Una sola, la meschinità. Cosa del tutto estranea a nostro padre che già da tempo si era accorto di quanto si fosse imbruttito l’essere umano». Queste invece le parole dell’altra figlia, Laura: «Una pietra è un simbolo. Il vero ricordo è nel cuore. E quello nessuno potrà mai scalfirlo. Ti voglio bene papà». Anche la stessa sindaca di Segusino, Gloria Paulon, ha manifestato tutta la sua indignazione per quanto accaduto, promettendo l'installazione di telecamere di videosorveglianza.