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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Blocco degli sfratti verso la fine: «In centinaia rischiano di perdere la casa»

In crisi anche numerose coppie di giovani travolte dall'emergenza economica generata dalla pandemia. I sindacati degli inquilini lanciano l'allarme alla Regione

«Centinaia di famiglie in Veneto rischiano di perdere la casa al termine del blocco degli sfratti che terminerà a fine anno. Moltissime di queste già non riescono più a pagare le utenze a causa del Covid. Tra i nuovi morosi anche numerose giovani coppie travolte dalla crisi economica generata dalla pandemia».

È quanto emerge dai dati raccolti tra gli operatori di Sunia, Sicet e Uniat del Veneto, i sindacati degli inquilini che fanno riferimento rispettivamente a Cgil, Cisl e Uil Veneto. Non sappiamo che tipo di soluzione proporre a quegli inquilini che nonostante abbiano anche un lavoro, gli sia stato comunicato lo sfratto, magari per degli affitti arretrati e nonostante tutta la buona volontà non riescono a trovare casa. Per chi non è italiano non c’è nessuna disponibilità a concedere una casa in affitto. Ecco allora che famiglie anche con bambini piccoli con in mano la intimazione a lasciare la casa, non sanno dove andare. Se vengono da noi, non possiamo far altro che indirizzarli agli uffici dei servizi sociali del loro comune che valuteranno il da farsi magari con ricoveri di fortuna, in comunità alloggio magari riservate solo ai minori con la madre, mentre il padre deve attrezzarsi per dormire in auto. Questi sono i veri drammi della disperazione che stiamo toccando con mano tutti i giorni: per questi motivi abbiamo chiesto un incontro anche alla Regione per monitorare la situazione e per chiedere che vengano messe a disposizione alloggi, anche temporanei, per queste emergenze abitative, senza dividere le famiglie e nel frattempo rendere usufruibili tutti quegli alloggi dell’Ater attualmente sfitti perché bisognosi di restauri. I contributi una tantum che il Veneto ha messo a disposizione sono poca cosa rispetto alle reali necessità, aggravate dall’imperversare della pandemia che in primis ha colpito chi aveva lavori precari e per questo inquilini che non avevano le garanzie per chiedere un mutuo al sistema bancario per l’acquisto di una casa.

A queste situazioni si sommano tutti quegli inquilini in arretrato con le utenze e le spese condominiali che stanno correndo per utilizzare tutti i contributi che regione e comuni mettono a disposizione. Tra questi anche molti italiani, in genere giovani coppie in condizioni economiche molto precarie, che non hanno retto al contraccolpo dell'improvviso lockdown con conseguente arresto dell'economia. Come afferma il Segretario del Sicet Veneto, Pietro Scomparin: «Sempre più inesorabilmente la pandemia ci sta costringendo a vedere quei nodi della nostra vita sociale che abbiamo per troppi anni ignorato. E se nei primi mesi della crisi sanitaria, durante il lockdown e la parziale riapertura della fase due è emerso con prepotenza il tema del lavoro, precario e sottopagato, ora sta venendo alla luce una vecchia questione: la casa. Mesi senza reddito o con redditi già scarsi falcidiati dalla cassa integrazione hanno infatti "reso incapaci le famiglie di affrontare la principale voce di costo, specie nelle città. Per il primo periodo infatti, come sostiene Claudio Stocco dell’Uniat, le famiglie hanno retto risparmiando sulla spesa alimentare, anche grazie agli aiuti che sono stati distribuiti dagli enti di beneficienza. Ma ora non ce la fanno più». Gli 'sfrattati dal Covid' si aggiungono poi a coloro che una casa non l'hanno mai avuta: i senza tetto. «Abbiamo proposto a più riprese - ribadisce Michele Brombin del Sunia Veneto - la costituzione di un fondo di garanzia finanziato da Regione ed enti locali oltre che dagli inquilini attraverso il loro deposito cauzionale che devono versare al momento della sottoscrizione del contratto di locazione. Questo fondo avrebbe il compito di garantire ai proprietari, il pagamento del canone in caso di morosità incolpevole da parte dell’inquilino. I comuni inoltre dovrebbero aumentare le aliquote Imu per gli alloggi sfitti e dall’altro ridurre le stesse aliquote per chi concede il in locazione immobili a canone concordato. Per i contratti di locazione concordati, la Giunta regionale potrebbe aiutare i comuni per incentivare anche la rinegoziazione degli affitti». «E’ necessario dunque - ribadiscono all’unisono i sindacati degli inquilini - incentivare le locazioni e dall’altro disincentivare le case sfitte attraverso una rimodulazione dell’aliquota IMU, oltre naturalmente una importante piano di investimenti per il recupero delle migliaia di case di edilizia residenziale pubblica sfitte e per la costruzione di nuovi alloggi, anche attraverso la rigenerazione urbana dando un ruolo fondamentale alle Ater provinciali che hanno a disposizione tutti gli strumenti necessarioper la gestione del piano stesso».

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