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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità Vedelago / Cava Baracche

Siccità, l'Alto Adige fornirà acqua supplementare al Veneto

Le centrali idroelettriche dell'Alto Adige garantiranno alla nostra regione forniture anche nei fine settimana. A Vedelago la proposta del vicesindaco Perin: «Cava Baracche diventi un bacino idrico di scorta»

«Il dramma della siccità porta con sé due problemi: il primo è la mancanza di precipitazioni e la richiesta dell’utilizzo di invasi montani, il secondo è il rischio che l’acqua del mare risalga alle foci dei fiumi, impedendo agli agricoltori di poter sfruttare la risorsa idrica, dato che l’acqua salata brucia le coltivazioni».

A dirlo, sabato 25 giugno, è il presidente del Veneto Luca Zaia commentando la comunicazione da parte della società di gestione dei servizi idrici dell’Alto Adige, d`intesa con il presidente della provincia autonoma di Bolzano e in coordinamento con gli operatori trentini, di modificare i programmi di produzione delle diverse centrali idroelettriche per garantire portate più elevate e forniture anche nei fine settimana di acqua potabile in Veneto. «La decisione presa dall’Alto Adige, che ringrazio, spero possa mitigare per quanto possibile una situazione tragica - conclude Zaia -, in attesa che il Governo prenda una decisione nel senso di dichiarare lo stato di emergenza per la siccità. Resta sempre valido l’invito a non sprecare questa risorsa quanto mai preziosa».

Costi aumentati dal 15 al 50%

Il grande caldo presenta un primo “conto” agli agricoltori della Marca ed è salatissimo: di media le imprese avranno incrementi di costi dal 15 al 50% a causa dell’aumento dell’uso della manodopera e del gasolio usato in agricoltura. Il dato emerge da uno studio elaborato da Condifesa Tvb (20mila imprese associate) il Consorzio che tutela gli agricoltori dalle avversità. Ma quali ripercussioni può determinare nei prodotti della terra questo clima torrido? «Il frumento e l’orzo che si raccolgono ora nonostante le scarse precipitazioni sono arrivati a maturazione con rese e qualità soddisfacenti - spiega il presidente di Condifesa Tvb, Valerio Nadal -. Per soia e mais la situazione è diversa servono costanti interventi irrigui. E se dovesse ridursi la disponibilità idrica si determinerebbe una perdita del raccolto anche totale con la morte della coltura. Quindi passando al vigneto, alla vendemmia mancano due mesi o poco più. Il vigneto non muore, ma se non ci sarà la possibilità di irrigare in termini qualitativi e quantitativi si registreranno grosse perdite». Sulla questione interviene anche il direttore Filippo Codato: «In un quadro meteo climatico dove si registrano scarse precipitazioni, siamo ad un meno 50% rispetto alle medie storiche, le uniche accortezze in agricoltura sono l’applicazione delle buone pratiche agricole. Tra cui la scelta di varietà e dei porta-innesti che possono essere più efficienti nell’utilizzare la poca acqua disponibile anche per il futuro».

Cava Baracche bacino di scorta

Convertire una cava in bacino idrico: è questa la proposta del vicesindaco e assessore all’ambiente di Vedelago, Marco Perin. Una proposta tutt’altro che estemporanea, maturata da parte di un’amministrazione comunale che da anni si batte per contenere l’escavazione del suolo, in un paese come quello di Vedelago, tra i più interessati dalla escavazione di ghiaia. Il luogo in questione è Cava Baracche, a nord di Vedelago, già al centro di approfonditi ragionamenti nel corso degli anni e con una pratica di ampliamento ancora in piedi. Era infatti il 2007 quando i proprietari della cava, le ditte SuperBeton e Telve Rigo, avevano presentato una prima istanza di ampliamento di 5 milioni di metri cubi. Passano 13 anni e, nel 2020, le ditte propongono una modifica al progetto che, se da un lato ridimensiona l’ipotesi di estensione della cava richiesta fin dal 2007, dall’altro non rispetta la convenzione con il Comune che prevedeva anche interventi di viabilità nei pressi della cava e per il quale l’intero consiglio comunale, già lo scorso anno, aveva dato parere contrario e sulla quale, ad oggi, la Commissione Via regionale non si è ancora espressa.

Conclude il vicesindaco, Marco Perin: «A distanza di un anno e mezzo dalla richiesta di modifica del progetto da parte dei proprietari della cava Baracche, vista la situazione di stasi e visto soprattutto il crescente problema della siccità che ogni anno si fa più grave, varrebbe la pena convertire la cava in un bacino idrico che funga da riserva e scorta di acqua per il territorio. Abbiamo già preso contatti con il Consorzio di Bonifica Piave che ha riconosciuto la valenza strategica, geografica e logistica di Cava Baracche per crearne un bacino idrico utile, in particolare, per l’irrigazione dei terreni agricoli nel periodo estivo. Una proposta che va nella stessa direzione delle scelte finora portate avanti da questa amministrazione comunale, ovvero un no categorico a qualsiasi ipotesi di ampliamento di cava estrattiva. Vedelago in questi decenni ha già dato e, se nella parte sud del territorio è stata rinnovata l’autorizzazione ad escavare solo fino al 2030 ed è previsto un paio ambientale di riqualificazione in quanto le cave sono in falda, a nord, non intendiamo concedere più alcun metro cubo visto che le riserve di ghiaia attuali risultano sufficienti per almeno altri 15 anni. Per questo proponiamo un’alternativa che, oltre ad essere sostenibile e rispettosa dell’ambiente, risulta assolutamente utile per la collettività».

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