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Sit-in in piazza contro il Dpcm, l'ammonimento del Prefetto: «Dov'era il distanziamento?»

«Bene l'uso della mascherina da parte dei partecipanti e l'atteggiamento pacifico - dice Maria Rosaria Laganà - ma non ci sarà più un'altra piazza dei Signori così gremita»

La resa dei conti è attesa per le ore 13 di oggi, mercoledì 28 ottobre. In Prefettura, infatti, andrà in scena un incontro ufficiale tra il Prefetto Maria Rosaria Laganà e i rappresentanti di Treviso Imprese Unite, tra cui Andrea Penzo Aiello in rappresentanza del settore della ristorazione e dei bar. Questo a seguito delle diverse richieste dell'associazione trevigiana rivolte al Prefetto in merito alla possibilità di poter esporre ad un rappresentantante del Governo le proprie opinioni sul nuovo Dpcm. Un invito subito accolto dalla dott.ssa Laganà, anche nell'ottica di impartire un duro ammonimento proprio contro gli organizzatori della manifestazione andata in scena in piazza dei Signori: «Bene l'uso della mascherina da parte dei partecipanti e l'atteggiamento pacifico - dice Maria Rosaria Laganà - ma non ci sarà più un'altra piazza così gremita. Non è infatti ammissibile che non venga fatta mantenere la distanza di sicurezza tra i presenti. Lunedì le forze dell'ordine hanno preferito non intervenire per non creare disagi tra i presenti, ma una situazione così di certo non ricapiterà. Se si vuole manifestare, lo si faccia nel rispetto dell norme, con non più di qualche centinaio di persone nel caso di piazza dei Signori. Inoltre, non mi sono piaciuti i toni usati da alcuni oratori, tra cui quelli dei politici. Capisco bene la situazione, ma accusare direttamente il Governo e aizzargli contro i manifestanti non è un comportamento esemplare e quindi da stigmatizzare».

Probabilmente il Prefetto deve aver sentito l'intervento dell'assessore regionale Federico Caner, che così aveva parlato durante il sit-in: «Treviso, ore 18, orario aperitivo. L’aperitivo che non possiamo più fare. Un ritrovo ordinato, rispettoso delle regole anti-Covid ha invaso piazza dei Signori. Una marea calma ma determinata ha risposto all’appello di Treviso Imprese Unite. Ho voluto esserci anche io, a fianco delle tante categorie della mia città fortemente colpite dalla crisi ed ora ulteriormente penalizzate dall’ultimo DPCM. È indubbio che le ultime scellerate azioni del Governo colpiscono tutte queste realtà economiche senza gli opportuni dati scientifici che ne comprovino la pericolosità per il cittadino. Senza tutele chiare, inoltre, è certo il fallimento di migliaia di aziende. Aziende che hanno sempre contribuito alla ricchezza di questa regione e del PIL nazionale. Ribadisco anche qui la mia richiesta al Governo espressa in più sedi: servono misure urgenti di sostegno per i settori colpiti, non ulteriori restrizioni ingiustificate! La Regione è dalla parte delle imprese senza se e senza ma, e anche il Presidente Zaia si è già attivato con la Conferenza Stato-Regioni per dare voce alle richieste del comparto. Treviso, ore 18. È stato un incontro forte, emozionante, a tratti doloroso. Ma eravamo tutti insieme. Per il futuro di Treviso, e del Veneto intero. Non molliamo».

Queste, invece, le dichiarazioni di Treviso Imprese Unite al termine della manifestazione: «È finita la nostra seconda manifestazione, la prima dopo la riapertura del 18 maggio, ma sicuramente non l'ultima. Abbiamo potuto condivide con quasi tremila persone le esperienze e le paure di questo difficile momento, alternandoci sul palco con associazioni, imprenditori di tutti i settori che compongono il tessuto economico del nostro paese, studenti e cittadini. Quella di questa sera però è stata solo la prima fase della manifestazione: per evitare che la piazza di questa sera non si sia riunita invano abbiamo infatti preparato un documento con delle proposte fondamentali per far sopravvivere le nostre aziende che abbiamo già condiviso con l'assessore Caner perché si faccia nostro portavoce nella conferenza della Regione e che presenteremo in settimana al nostro Prefetto quale rappresentante del Governo a Treviso (Governo al quale è indirizzato il nostro decalogo di richieste/proposte). Qualora non venissimo interpellati, per discuterle insieme, siamo pronti a riprenderci la piazza ed a mobilitare di nuovo tutti voi. Queste occasioni sono fondamentali per crescere, farci conoscere ed attuare diverse azioni che solo con grande seguito possono essere efficaci; per questo chiediamo a tutti i nuovi amici di associarsi e condividere con noi tutte le loro proposte. Intanto appuntamento il 6 novembre a Venezia! E per chiunque avesse suggerimenti per farci migliorare diciamo contattateci, insieme possiamo fare cose davvero grandi!».

A seguito delle parole del Prefetto, però, sull'argomento è voluto intervenire ai nostri microfoni Andrea Penzo Aiello, Presidente di Treviso Imprese Unite: «Siamo basiti dalle parole del Prefetto. Noi siamo un'associazione con 120/150 iscritti e mai avremmo immaginato che all'evento in pizza partecipassero oltre 2 mila persone. La preoccupazione però dovrebbe terminare quando si vede che tutto si svolge in maniera pacifica, con l'uso della mascherina e nel rispetto del distanziamento sociale fin dove e quando possibile. Ciò che non ci piace è che venga dato un connotato politico al sit-in quando a parlare, per la politica locale, è stato solo l'assessore regionale Caner, per altro trevigiano come noi. Inoltre, non accettiamo critiche sui toni usati dal palco, perché questi sono sintomo diretto del periodo che viviamo, della disperazione dei lavoratori. Sono stati si toni accesi, ma sempre rispettosi comunque e quindi non ci si può chiudere gli occhi davanti alla realtà dei fatti. Questa manifestazione è stata poi organizzata proprio per dare disciplina e ordine all'agitazione che c'è nella popolazione. Vietare dunque nuove manifestazioni (magari già autorizzate), da parte del Prefetto, potrebbe scatenare ora davvero le ire del popolo. Noi siamo stati bravi a mantenere tutti calmi, ma se si va contro la volontà dei cittadini si rischia di creare un malcontento a quel punto ingestibile. Noi però ci teniamo alla nostra città e non vogliamo che questo avvenga».

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