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Covid-19, all'Electrolux torna la "fase due" di rischio: mascherine obbligatorie

La decisione è stata presa dalla direzione del personale dopo che nello stabilimento quatto persone sono risultate positive al tampone. Giovedì al via lo screening su circa settecento lavoratori

Sale il rischio Covid e lo stabilimento di Susegana della Electrolux torna alla fase rischio 2 previsto dalle procedure interne dell'azienda. La decisione è stata presa dalla direzione del personale dopo che nello stabilimento quatto persone sono risultate positive al tampone, due dei quali legati al cluster Aia di Vazzola.

Le principali modifiche previste dalla fase 2  riguardano la mascherina protettiva Ffp2, dispositivo di protezione fornito quotidianamente in dotazione, che dovrà essere indossata per il 100% del tempo lavorativo, anche nel caso in cui il distanziamento interpersonale sia rispettato. Le riunioni inoltre verranno preferibilmente organizzate in modalità online e, dove non possibile, nel rispetto di tutte le misure di contenimento del contagio da Covid-19. La prestazione di lavoro dovrà avvenire con un minimo del 70% degli addetti in modalità smart working e sarà cura del diretto responsabile garantire, ove lo svolgimento dell’attività lavorativa sia compatibile con la modalità da remoto, il rispetto del limite massimo del 30% dell’occupabilità delle postazioni nell’ufficio di riferimento.

I responsabili sono stati comunque invitati a considerare l’opzione dello smart working quale modalità principale per lo svolgimento dell’attività lavorativa. Queste misure rimarranno in vigore fino a nuove indicazioni da parte della direzione, presumibilmente finché non si vedrà un miglioramento della situazione epidemiologica nella Regione Veneto. Giovedì 17 settembre, inoltre, è stato deciso di far partire lo screening su circa settecento lavoratori. Mercoledì 16 settembre invece  sarà la volta degli addetti all'Aia di Vazzola.

Sulla novità introdotta oggi le Rsu Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm-Uil hanno inviato una lettera al prsidente della Regione Luca Zaia e al direttore generale della Uls 2 Francesco Benazzi.

«La comunicazione della direzione Electrolux ricevuta in data odierna contraddice quanto nei fatti era stato comunicato dallo stesso Presidente della Regione Veneto - scrivono i sindacati - l'azienda si è fatta interprete verso gli RSU/RLS della azione dei medici dell'ASL in programma  giovedì 17, giorno nel quale pare saranno fatti i tamponi  a  poco più di 200 lavoratori, di sole due linee di produzione. Tra l'altro parte di tali operai  assenti per quarantena ancora in corso. 
Numeri e modalità che contraddicono quanto informalmente era stato comunicato, sia nelle conferenze stampa da Zaia , sia dalla direzione della ASL2,  sul necessario e sperimentale  screening di massa, per oltre 700 tamponi complessivi. Così cambia radicalmente il senso del test  e l'obiettivo di una diffusa prevenzione, che come RSU e lavoratori ci siamo proposti, con le nostre sollecitazioni alle istituzioni. Sollecitazioni perfezionate via via che è mutata la situazioni interna. 
Tra l'altro gli ultimi  5 operai positivi non hanno lavorato nelle sole linee prese in considerazione, ed uno essendo un "trenista" ha avuto contatti diversificati e trasversali in stabilimento.
Il nostro punto e richiesta resta quello di poter avere una verifica su tutta la popolazione dei lavoratori presenti, ditte esterne stabilmente in stabilimento comprese, - circa un centinaio di operai di addetti a pulizie, mensa, manutenzione... - al fine di avere un punto "0" che fotografa la situazione ad oggi nello stabilimento di eventuali contagiati asintomatici.
Leggendo tra le righe della comunicazione ricevuta, si palesa la pressione esercitata in tal senso dalla multinazionale per circoscrivere l'atto sanitario. 
Valutiamo come poco utile, allo scopo, l'adesione a tale impostazione minimalista che inibisce la apprezzata garanzia di tutela che l'originale formula comunicata offriva alla comunità lavorativa e al territorio».   

 

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