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Tamponi rapidi riconosciuti dal Ministero, Rigoli «Veneto sulla strada giusta»

Sabato 9 gennaio il bollettino di Azienda Zero indica 450 nuovi positivi e altri 10 decessi nella Marca. Lettera al premier Conte dai Governatori delle regioni in zona arancione

Parziale via libera del Ministero della Salute all’uso dei test antigenici rapidi per accertare la positività o negatività al Covid. È quanto prevede la nuova circolare del Ministero della Salute che segue le pressanti richieste in tal senso da parte delle Regioni e che consentirà di inserire nel conteggio giornaliero dei test anche quelli rapidi. Apertura solo parziale anche perché il Ministero ribadisce che il ‘gold standard’ restano i tamponi molecolari e solo i test antigenici di ultima generazione si avvicinano a quel livello di affidabilità. Per questo il Ministero raccomanda «il ricorso a test antigenici rapidi che abbiano i seguenti requisiti minimi di performance: ≥80% di sensibilità e ≥97% di specificità».

Una notizia che dà ragione agli sforzi intrapresi dalla Regione. «Il Veneto non si è mai fermato ed ha sempre ritenuto fondamentale la sperimentazione di tutti i test. Abbiamo sempre ritenuto di dover percorrere tutte le vie ritenute possibili per arginare la pandemia; siamo stati la prima regione che ha affrontato il tema e l’utilizzo dei test antigenici di ultima generazione. Oggi la circolare del Ministero della Salute ci conferma che abbiamo preso la strada giusta» le parole del dottor Roberto Rigoli, coordinatore delle Microbiologie del Veneto. Grande soddisfazione per il testo del documento redatto dalla Direzione generale della Prevenzione sanitaria del Ministero, riportante gli aggiornamenti sul Covid e le strategie di testing. In esso si fa riferimento ai test antigenici di ultima generazione, spiegando che «sembrano mostrare risultati sovrapponibili ai saggi di RT-PCR, specie se utilizzati entro la prima settimana di infezione, e sulla base dei dati al momento disponibili risultano essere una valida alternativa alla RT-PCR».

È un riconoscimento importante – prosegue Rigoli – perché sottolinea che i test diagnostici di terza generazione danno risultati assimilabili a quelli della biologia molecolare. Questo significa che si chiarisce l’impiego delle diverse tipologie di antigienici. L’efficacia dei test di generazione precedente è confermata e continuano ad essere di validità inalterata nelle operazioni d screening della popolazione. Ma si riconosce che quelli di ultima produzione, caratterizzati da tecnologia a fluorescenza, hanno una sensibilità di livello molto elevato che può ridurre il ricorso ai test molecolari nella ricerca di conferma in caso di positività. Penso sia un momento che conferma come in Veneto si sia affrontata la pandemia senza aspettare da altri risultati - conclude - Il documento, tenendo conto anche delle indicazioni pubblicate dall’Associazione Microbiologi Clinici Italiani, ha certificato una sperimentazione partita dalla nostra regione e che si è allargata ad al tri importanti centri sanitari d’Italia come il Niguarda di Milano o il Careggi di Firenze. Siamo solo a una tappa perché stiamo sperimentando nuovi metodi diagnostici ancor più sensibili e specifici, puntando a una qualità elevata anche a vantaggio di una riduzione dei tempi di attesa e dei costi».

L'anticipazione de "L'Espresso"

La notizia è arrivata a poche ore da una scottante anticipazione del settimanale "L’Espresso", secondo cui sarebbe stata “sollecitata dalle alte sfere” della Regione del Veneto una lettera dei primari del pronto soccorso e delle Malattie infettive per “prendere le distanze” da uno studio condotto dal professor Andrea Crisanti sui test antigenici per la scoperta della positività al Covid, nel tentativo di “screditare” il docente. Luciano Flor, ex direttore generale dell'azienda ospedaliera di Padova e attuale direttore generale della Sanità del Veneto puntualizza quanto segue: «Screditare? Mi sembra sicuramente impossibile screditare uno scienziato in base a uno studio che, in effetti, non esiste. Il tema di cui si parla è insomma uno studio che non c'è. Io stesso chiesi formalmente, per iscritto, al prof. Crisanti di consegnarmelo. Per tutta risposta ricevetti una nota che non mi sento proprio di qualificare alla stregua di uno studio scientifico. Su questo tema non solo non ho conoscenza di uno studio pubblicato o reso pubblico, ma nemmeno della stessa richiesta a condurre lo studio. Non mi risulta inoltre nessun parere del comitato etico su questo studio fantasma. E nemmeno un finanziamento a condurre la ricerca. I due medici citati dall’articolo dell’Espresso, a suo tempo precisarono di non aver partecipato a nessuno studio. E la successiva nota, citata dal settimanale, era per chiarire che l'attività cui avevano partecipato consisteva in attività clinica di routine e non uno studio scientifico. Ovvio che mi riservo ogni azione a tutela della correttezza dell'operato dell'Azienda Ospedaliera. Se il prof. Crisanti nottetempo avesse nel frattempo elaborato tale studio, saremo lieti di poterlo esaminare e commentare».

Il bollettino di Azienda Zero

Con 10 nuovi decessi nelle ultime 24 ore la provincia di Treviso raggiunge quota 1069 morti Covid dall'inizio della pandemia. Rispetto a ieri sono 450 i nuovi casi Covid registrati da Azienda Zero nella sola provincia di Treviso (264 nel report di sabato mattina, 186 in quello di oggi pomeriggio). I trevigiani attualmente positivi sono scesi a 10.586 (89132 a livello regionale), ieri erano 11.006.

In Veneto posti letto occupati in terapia intensiva da pazienti Covid hanno raggiunto il picco massimo di 401 l’ultimo giorno dell’anno, e da allora si sono ridotti fino al valore attuale di 361. I letti liberi complessivi sono passati dai 46 del 31 dicembre ai 93 attuali su un totale di 700 attivi (cui si aggiungono gli altri 300 allestiti, tenuti in “stand-by”). La riduzione dei posti occupati è interamente dovuta ad una riduzione dei nuovi accessi giornalieri, che sono passati da una media di 30-31 di inizio dicembre, a 26-28 di fine dicembre, fino al valore di 20-21 registrato in questi ultimi giorni, mentre le dimissioni dalla terapia intensiva procedono con una media costante. Nelle terapie intensive della Marca rimangono stabili a 38 i pazienti ricoverati: 19 al Ca' Foncello di Treviso, 9 a Vittorio Veneto, 4 a Conegliano, 3 a Montebelluna e 2 a Oderzo e 1 al San Camillo di Treviso. In area non critica ci sono: 110 pazienti a Vittorio Veneto, 100 a Montebelluna, 94 al Ca' Foncello di Treviso, 52 al San Camillo di Treviso, 23 a Oderzo, 21 a Motta di Livenza, 16 a Conegliano e 1 a Castelfranco. Numeri a cui vanno aggiunti i pazienti ricoverati negli ospedali di comunità a Treviso (25), Vittorio Veneto (20) e Conegliano (1).

Lettera dei Governatori al Governo

«Alla luce di questa situazione di profondissima crisi in cui si dibattono migliaia e migliaia di imprese dei nostri territori, siamo pertanto con la presente a chiedere che il Governo ci fornisca doverose e puntuali rassicurazioni circa un’immediata messa in campo di ristori e della loro quantificazione, onde evitare ulteriori penalizzazioni a queste categorie e affinché venga scongiurato il rischio, assai concreto, che interi comparti vengano definitivamente cancellati dalla geografia economica delle nostre Regioni».

Con queste parole si conclude la lettera che, sabato 9 gennaio, il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha inviato (insieme ai colleghi di Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia) al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri della Salute, dell’Economia e Finanze, per gli Affari regionali e Autonomie, per i Rapporti con il Parlamento. Una lettera in cui, all’indomani dell’inserimento delle rispettive regioni in “zona arancione”, i cinque Governatori non nascondono la grande preoccupazione che condividono con molti cittadini. «Nel prendere atto di questa decisione - sottolineano - abbiamo piena consapevolezza che la stessa è stata adottata in base ai dati elaborati dalle Autorità scientifiche e alle indicazioni della Cabina di Regia che si è riunita l'8 gennaio, a fronte della preoccupante diffusione del Covid. Nel farlo, tuttavia, non si può fare a meno di rimarcare quale ricaduta drammatica il provvedimento abbia su imprenditori e operatori impegnati in attività produttive, commerciali, ricettive, turistiche, gastronomiche, sportive e ricreative». Nel sollecitare il rapido intervento del Governo con i ristori, il presidente Zaia, insieme agli altri Governatori, sottolinea: «Il provvedimento dell’inserimento in zona arancione, impone, infatti, ulteriori restrizioni alla mobilità dei cittadini e alla normale conduzione delle attività economiche dei tessuti produttivi, già duramente messi alla prova e segnati da un punto di vista finanziario, economico e operativo da precedenti provvedimenti restrittivi e dal lungo lockdown primaverile».

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