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Targa per Louise Wagger: durante la Seconda guerra mondiale salvò molti montebellunesi

L’assessore Bortoletto: «Louise è una figura che rappresenta una importante testimonianza di forza e coraggio e la sua è una testimonianza sempre attuale»

Lunedì mattina, presso l’ufficio del vicesindaco reggente, Elzo Severin, è stata consegnata una targa di riconoscenza ai familiari della signora Louise Wagger in Tessariol. Un’iniziativa organizzata proprio in occasione della Giornata internazionale della donna, e promossa dall’assessore e componente del Comitato pari opportunità dell'Ordine degli Avvocati di Treviso, Maria Bortoletto, che ha consegnato il riconoscimento a Marilena Tessariol, figlia della defunta signora. Era presente anche l’assessore alla cultura, Debora Varaschin.

Interviene l’assessore Maria Bortoletto: «Louise Wagger è una figura che rappresenta una importante testimonianza di forza e coraggio capace di portare lustro alla città di Montebelluna dove durante la Seconda guerra mondiale salvò numerosi cittadini tra il 1942 ed il 1945. La sua è una testimonianza sempre attuale e non a caso abbiamo di deciso di consegnare la targa nel giorno simbolico che celebra la donna». Conclude il primo cittadino di Montebelluna, Elzo Severin: «Per sottolineare il valore di questa donna e delle azioni che ha compiuto l’amministrazione sta valutando di dedicarle una via della città».

LA STORIA DI LOUISE WAGGER

Nata a Brunico il 23 aprile del 1914, Louise Wagger si è spenta a Montebelluna il 4 giugno del 2004. Nell’agosto del 1933 sposò il signor Ferdinando Tessariol stabilendosi subito dopo il matrimonio, per motivi di lavoro, nel Principato di Monaco. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale la coppia rientrò in Italia in quanto il marito, essendo primogenito di una numerosa famiglia, pensò di poter aiutare la propria famiglia. Purtroppo, a Montebelluna, trovarono una difficile situazione di diffusa e assoluta povertà.

Louise Wagger aveva studiato in Austria, ragione per la quale scriveva e parlava correttamente sia l’italiano che il tedesco in una situazione nella quale già era molto difficile esprimersi in italiano. Dunque, è facile immaginare quali difficoltà molti montebellunesi incontrassero ad esprimersi addirittura in lingua tedesca, quando spesso per motivi diversi tanto i cittadini si trovarono coinvolti in episodi che li portarono a doversi difendere o a rispondere alla amministrazione germanica, ed in particolare il comando militare tedesco, che aveva allora sede affianco all’attuale Museo Civico (ex sede Polizia municipale).

Anche se per molti la signora Louise Wagger era “la tedesca”, con tutto ciò che questo poteva allora in termini negativi significare non esitò a porsi sempre in prima linea là dove c’era da aiutare qualcuno, come accade quando si verificarono episodi anche violenti che portarono i militari tedeschi a minacciare misure di rappresaglia. Louise Wagger raccontava spesso come era riuscita ad intervenire per far liberare una trentina di persone che venivano condotti nella ex sede della Polizia municipale dove alloggiava il comando tedesco e come spesso molti si mettessero nei guai per via del possesso di armi.

A questo proposito raccontò come un giorno sulla via Trevignana - l’attuale via Guido Bergamo - dove la signora Wagner abitava, un plotone di militari tedeschi saliva verso il centro, preceduto da una staffetta che, con l’ausilio di un altoparlante, raccomandava la calma ed avvisava che i reparti erano in ritirata: si udì uno sparo, che si assodò poi provenire dal solaio della casa di un certo Silvio Mazzariol, e successivamente la signora Wagger  vide che un ragazzo della probabile età di 18 anni era stato catturato e, per lo stesso, era stato approntato un cappio per giustiziarlo di fronte all’abitazione di Giuseppe Sartor. Il ragazzo si chiamava Paolo Polin. Louise Wagger intervenne per difenderlo, implorando per oltre mezz’ora l’ufficiale in comando.

Riuscì in qualche modo a salvarlo, cosa che comportò da parte del Polin una ovvia e perenne riconoscenza. E tante furono le occasioni in cui la Wagger si presentò al comando per difendere i concittadini che neanche avrebbero potuto far valere le proprie ragioni, per ovvi motivi di lingua. Nonostante quei tempi non ci fosse da mangiare e la miseria fosse diffusa, rifiutò un lavoro stabile da interprete che alcuni ufficiali nazisti le avevano proposto rendendosi però sempre disponibile dove il suo aiuto fosse necessario. Un’ultima precisazione va fatta per un aspetto che sempre creerà un grande dispiacere ed una ovvia amarezza alla signora Louise Wagger per cui negli anni che seguirono - pur essendosi sempre adoperata a proprio rischio per la salvezza di molti, ancorché sconosciuti - fu da molti per sempre considerata “la tedesca”.

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