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Attualità Sant'Ambrogio di Fiera / Via Sant'Ambrogio, 6

Bizzarro e Ceschin portano a Fiera "Dalla Terra di Nessuno"

Lo spettacolo sulla Grande Guerra per raccontare le fasi cruciali della battaglia di Vittorio Veneto

TREVISO Dopo 25 repliche, la piéce dedicata alla Grande Guerra “Dalla Terra di Nessuno – Cronache di Guerra dal Caporetto al Piave” arriva finalmente a Treviso, dove torna in scena dopo l'allestimento autoprodotto (quasi una prova aperta) nell'ottobre 2015 al Teatro Aurora. Lo spettacolo andrà in scena mercoledì 19 settembre alle 20:30 sul sagrato della Chiesa di Sant'Ambrogio a Fiera, ed in caso di maltempo all'Auditorium delle scuole Stefanini. Protagonisti lo storico Daniele Ceschin ed il cantautore Ricky Bizzarro, con la partecipazione di Laura Balbinot al violoncello e Francesco Barbato alla fisarmonica. Produce l'associazione Fiera Libre con il patrocinio del Comune di Treviso, l'ingresso è gratuito.

“Dalla Terra di Nessuno – Cronache di Guerra dal Caporetto al Piave” è uno spettacolo che Ceschin e Bizzarro portano in tournée dal 2015 nei luoghi storici della Grande Guerra. L'appuntamento a Fiera si concentrerà sul racconto del 1918, ultimo anno di guerra, dalla rotta di Caporetto alla terza battaglia del Piave, la cosiddetta Battaglia di Vittorio Veneto, che nell'autunno di 100 fa risultò decisiva per la vittoria italiana.

“È con grande orgoglio che porto in scena questo spettacolo proprio sul sagrato della Chiesa intorno al quale sono cresciuto – spiega Ricky Bizzarro, originario proprio di Prato di Fiera – Daniele ed io abbiamo replicato con successo questo testo straodinario ormai tante volte, in luoghi fondamentali per la nostra storia collettiva. Rappresentarlo in un luogo fondamentale per la mia storia individuale, invece, sarà una grande emozione. E sono felice di poter mostrare il nostro lavoro a tutti i cittadini di Treviso, dove lo spettacolo non è mai andato in scena nella sua versione definitiva. Ringrazio il Comune di Treviso, ed in particolare l'assessore ai beni culturali, per questa importante opportunità”.

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1917-1918. Caporetto, il Piave, Vittorio Veneto. Storie di soldati in rotta dall’Isonzo al Piave: attraversano città, paesi, ponti e in pochi giorni raggiungono il Piave, la nuova linea del fronte. Ma chi sono i responsabili della sconfitta? I fanti “pidocchiosi” o i napoleoni dello Stato Maggiore? Assieme ai soldati, migliaia di civili che scappano verso un destino ignoto. Sono i borghesi, i “siori” che avevano sempre gridato “Viva la guerra!”.
Chi non riesce a passare l’ultimo ponte resta chiuso nella prigione dell’occupazione militare. Molti conoscono la violenza delle truppe occupanti, ma sono peggio i todeschi o i striaci? Per tutti c’è la fame e di fame si muore.

Migliaia di donne friulane e venete vengono violentate dai soldati e le terre occupate, e poi liberate, si popolano dei “figli del nemico”. Sullo sfondo i bagliori delle battaglie sul Grappa e sul Piave, dell’offensiva finale che porta a Vittorio Veneto. I fanti italiani – contadini, braccianti, cafoni, pastori, operai – imparano a conoscere la guerra moderna, e i primi mesi non hanno nemmeno gli elmetti. La rigida disciplina militare imposta dal generale Cadorna culmina in centinaia di fucilazioni. Si combatte in un buco chiamato trincea che annienta e polverizza i corpi, li priva della carne e persino del nome. Si cominciano a contare i morti: 533 per ogni giorno di guerra. Ma per la retorica nazionale sono soltanto “caduti” da ricordare con i monumenti e da fissare su una lapide.

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