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25 aprile, Conte: «Treviso sarà sempre antifascista». La piazza intona "Bella ciao"

La celebrazione sotto la Loggia dei Trecento con l'applaudito discorso del presidente di Anpi, Giuliano Varnier, e del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, tra i pochi esponenti di Fratelli d'Italia presenti. Presenti anche i candidati sindaci Rocco, Mestriner e De Nardi

La pioggia e il vento forte che in mattinata hanno sferzato la città non hanno certo fatto desistere alcune centinaia di cittadini trevigiani che non hanno voluto mancare alla celebrazione del 25 aprile sotto la loggia dei Trecento, un evento sentito e che ha visto la partecipazione anche di numerosi giovani. Presenti le principali autorità civili e militari della città, il ministro Carlo Nordio, la parlamentare Rachele Scarpa (Pd), il sindaco Mario Conte, buona parte dei consiglieri comunali di maggioranza e minoranza oltre ai candidati sindaci Rocco, De Nardi e Mestriner. Scarna la rappresentanza di Fratelli d'Italia: si è intravisto, oltre al ministro, il candidato Luigi Susin e pochi altri. Il primo intervento è stato quello del presidente della sezione trevigiana di Anpi, Giuliano Varnier che ha ringraziato pubblicamente il sindaco di Treviso, Conte, e il presidente del Veneto, Luca Zaia, oltre a tutte le amministrazioni della Marca che hanno celebrato la Liberazione.

25aprile2023

«Voglio ricordare e apprezzare le dichiarazioni del presidente della regione Veneto che rispetto a tante stonature di soggetti che ricoprono ruoli istituzionali, ha detto "il 25 aprile è una festa fondante, basta con divisioni fuori dal tempo"» le parole di Varnier durante il suo discorso «questa è una giornata importante che ricorda uomini e donne che hanno combattuto per la libertà». Al termine alcuni tra i presenti hanno intonato "Bella ciao", prima che il sindaco Conte prendesse la parola.

«Libertà e democrazia sono valori da difendere sempre, ora più che mai» ha ribadito il primo cittadino che ha voluto dedicare il suo intervento al partigiano Eros, Umberto Lorenzoni (scomparso alcuni anni fa), e a Tina Anselmi «tutti noi dobbiamo continuare a custodire per difendere attraverso l'impegno comune, concreto, convinto per far si che la Resistenza non sia solo storia ma anche presente e futuro della nostra comunità che era, è e sarà per sempre antifascista».

«Questo, come hanno detto il presidente della Repubblica e la nostra prima ministra, è un giorno di festa e unità nazionale, una festa solenne che andrebbe estesa anche al resto d'Europa» ha sottolineato il ministro della giustizia, Carlo Nordio, durante il suo discorso «fu una Resistenza che andò oltre all'aspetto armato, coinvolse persone di ogni ideologia e estrazione, tra marxisti, socialisti, azionisti, cattolici, liberali, ebrei. E' una festa che deve unificare tutti, tutte le culture, tutte le idee, governo e opposizione ed è in questo momento così solenne che rinnovo alla mia splendida Treviso l'orgoglio di essere onorata della medaglia d'oro».

Una loggia gremita per il 25 aprile

Rancan (PdF): «Infanzia segnata dal ricordo delle case e della chiesa bruciate»

«In quanto candidato sindaco per il comune di Treviso mi è stato chiesto se ero presente alle manifestazioni organizzate in città per la ricorrenza del 25 aprile» spiega in una nota Luigino Rancan, candidato sindaco di Treviso per Il Popolo della Famiglia «Rispondo che non c’ero per un impegno di famiglia (e non istituzionale come si usa dire). La mia storia personale è legata in qualche modo alla Resistenza; il mio paese di nascita, San Pietro Mussolino in provincia di Vicenza, è stato bruciato due volte nel luglio e settembre 1944 per rappresaglia in seguito all’uccisione di soldati tedeschi ad opera dei partigiani. In quei due fatti hanno perso la vita 14 abitanti del paese e lo stesso parroco è stato trucidato dalla furia nazifascista perché, nonostante tutto continuava a svolgere il suo ministero e “suonava le campane”. La mia infanzia è stata segnata dal ricordo delle case e della chiesa bruciate. Nella mia famiglia c’è stato un capo partigiano con il nome di battaglia “Penna” che il 25 aprile 45 firmò la resa delle truppe tedesche in Val Chiampo e permise loro il rientro nella loro patria disarmati. Memorabile è il fatto che in quell’occasione lo zio riuscì a farsi consegnare oltre alle armi anche il cavallo del colonnello germanico, che io ricordo ancora. La retorica di questi giorni è purtroppo causata da una non conoscenza o esperienza della Resistenza (a parte alcune persone illuminate come il Presidente della Repubblica). Voglio rammentare che la nostra Costituzione è nata sì dalla lotta partigiana, ma anche da grandi eventi culturali che sono sintetizzati nel codice di Malines e nel codice di Camaldoli del luglio 1943. Chi legge quest’ultimo vi trova in nuce tutta la nostra Costituzione. Devo ricordare anche il centinaio di ragazzi delle milizie nere trucidati a guerra finita, dopo il 25 aprile, sul greto del Piave in località Santa Maria. Queste considerazioni mi portano a sperare nel superamento delle due retoriche, di sinistra e di destra, e di avviarci finalmente dopo quasi ottant’anni, ad una pacificazione completa per una politica non di rivalsa, ma rivolta al bene comune e alla giustizia sociale».

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