Benazzi: «Aumento dei contagi da metà marzo». Preoccupa l'area Montebelluna-Castelfranco
Il direttore generale dell'Ulss 2 ha tracciato un bilancio delle settimane più critiche della seconda ondata del Covid-19: il picco tra il 4 e il 10 gennaio con 121 morti. A febbraio 3.587 positivi tra cui 551 nelle scuole e moltissimi giovani. Sei tra medici e infermieri hanno rifiutato il vaccino, scatterà la segnalazioni all'Ordine
«Una terza ondata così importante come la seconda? Direi proprio di no. Però sicuramente di un aumento dalla metà di marzo in poi credo di si perchè i segnali in tal senso li abbiamo». E' molto prudente il direttore generale dell'Ulss 2, Francesco Benazzi (che oggi festeggiava il 65esimo compleanno), di fronte ai dati relativi alla seconda ondata del Covid-19 nella Marca e a quelli delle ultime settimane che sembrerebbero incoraggianti. Se da un lato i ricoveri ospedalieri in provincia rappresentano numeri modesti (attualmente la provincia è nella fascia di rischio azzurra), quelli dei contagi stanno lentamente aumentando (del 10-15% circa), complici anche il contributo delle scuole (109 le classi attualmente in quarantena o monitoraggio, tra cui 38 nel distretto di Asolo). L'aumento è stato molto sensibile nelle aree della Castellana e del montebellunese che preoccupano non poco i vertici dell'Ulss 2. Un dato significativo arriva infatti dai tamponi eseguiti negli ultimi giorni ai Covid point: sono stati ben 102 i positivi scoperti al presidio di Altivole, 54 a Treviso, quasi la metà. A febbraio sono stati 3.587 in tutto i positivi tra cui 551 derivanti dalle scuole della provincia e ben 663 nella fascia d'età che va dai 50 ai 59 anni e 415 tra i 30 e i 39 anni.
I numeri più significativi della seconda ondata
Il picco dei contagi si è verificato tra il 7 e il 13 dicembre con ben 5.258 casi: tra il 22 e il 28 febbraio erano stati 1.212 (in chiaro aumento rispetto ai 537 di qualche giorno prima). Tra le fasce più interessate, oltre agli ultraottantenni, c'è stata quella tra i 20 e i 29 anni che ha avuto un'incidenza di 87 casi ogni mille abitanti (la media della provincia è di 73 ed è sempre di 73 il tasso di positività di uomini e donne, perfettamente allineati da questo dato). Il picco dei decessi della seconda ondata è avvenuto nella settimana tra il 4 e il 10 gennaio: sono stati ben 121. I decessi sono stati, dall'inizio della pandemia, 1.569. Tra questi ben 1088 sono over 80 e solo 9 quelli nella fascia d'età da 0 a 49 anni. Forte l'incidenza dei contagi dovuti dall'apertura delle scuole: in tutto 7.903 i casi, il 12% dei casi totali.
IL REPORT COMPLETO 
La campagna vaccinale: ecco i prossimi step
In corso le vaccinazioni di 80enni e 81enni. Dall'8 marzo via alle prime iniezioni di Moderna o Pfizer a 82enni e 92enni. Dal 15 marzo sarà la volta delle classi 1928, 1927, 1926 e 1938. Dal 22 marzo le classi 1932, 1931, 1930 e 1937. Dal 29 marzo vaccini per le classi 1934, 1933, 1936 e 1935. Entro la fine del mese si concluderà la vaccinazione riservata a professore, rappresentanti delle forze dell'ordine e operatori socio sanitari dei Comuni. Da domani inoltre, 3 marzo, tutti i ricoverati della fascia over 80 saranno vaccinati prima di essere dimessi: l'indicazione all'Ulss 2 è arrivata direttamente dalla Regione. Attualmente, in provincia di Treviso, si contano ben 56.852 vaccinati. Tra il personale Ulss, complici le vaccinazioni, i contagi si sono praticamente azzerati: fanno eccezione solamente due operatori socio sanitari positivi. Nei confronti dei sei tra medici e infermieri che hanno rifiutato il vaccino scatterà, come già annunciato nei giorni scorsi, una segnalazione dall'ordine dei medici. La campagna vaccinale sta portando a risultati molto positivi anche nelle case di riposo: anche qui i contagi si sono quasi azzerati.
Il Covid hospital di Vittorio Veneto: la linea del fronte contro il virus
Al punto stampa era presente anche il dottor Pier Ferruccio Ballerini, direttore dell'unità operativa dell'ospedale di Vittorio Veneto, presidio che sia nella prima ondata della pandemia che nella seconda è diventato Covid-hospital. Si tratta del vero e proprio fronte contro il virus nella Marca: qui medici e infermieri hanno combattuto una vera e propria battaglia. Nelle settimane di picco del contagio qui erano ricoverate in area non critica 119 persone, 16 in semintensiva, 12 in terapia intensiva, 25 in ospedale di comunità. «C'è stata la partecipazione di tutti, tutti hanno capito che eravamo di fronte a qualcosa di epocale e credo sia stata un'esperienza gratificante -ha spiegato Bellerini- non c'erano dei farmaci specifici, alcuni anti retrovirali si sono rivelati inutili, l'arma principale è stato l'ossigeno e il cortisone. E' stato usato anche il plasma iperimmune ed ha funzionato». Il tasso di mortalità in terapia intensiva è stato molto elevato, tra il 30 e il 50%. La degenza media si attestava attorno ai dieci giorni.