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Bracconaggio, maxi operazione dei carabinieri anche nella Marca

Scoperto traffico di volatili, mercato alimentato anche da animali provenienti da altri paesi. Destinatari sarebbero stati i cacciatori che utilizzano uccelli da richiamo, ignari della provenienza illecita

Sarebbero coinvolte anche le province di Treviso, Belluno e Vicenza in uno degli aspetti più gravi del bracconaggio sul quale l'Arma dei Carabinieri ha giustamente rilevato il tenore internazionale. Un intervento meticoloso al quale il CABS, l'associazione di volontari esperti in antibracconaggio, ha dato disponibilità per alcuni aspetti tecnici. A dirigire l'operazione la Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali (SOARDA) del Reparto Operativo del Raggruppamento Carabinieri Cites. Una indagine avviata in Umbria ma estesa poi in diverse regioni italiane e non solo visto che, riferiscono i Carabinieri, il traffico di volatili sarebbe stato alimentato anche da animali provenienti da altri paesi. Destinatari sarebbero stati i cacciatori che utilizzano uccelli da richiamo, ignari della provenienza illecita. Sui cosiddetti "richiami vivi" la legge prevede l'apposizione di un anellino inamovibile attestante la liceità del possesso. Un aspetto divenuto ora centrale nelle attività degli inquirenti. Stante quanto riportato dall'Arma, infatti, gli animali sarebbero stati catturati illegalmente; su di loro si sarebbe poi apposto un anello contraffatto o inidoneo. Da qui i reati contestati agli undici indagati: frode in commercio, la ricettazione, il maltrattamento animali, l’uso abusivo di sigilli e la caccia di uccelli con mezzi non consentiti.

«L'entità dei dati diffusi dai Carabinieri -ha affermato il CABS- dà ulteriore valore a quanto denunciamo da anni. Attendiamo gli sviluppi giudiziari della vicenda ma si rimane quantomeno basiti nell'apprendere di  perquisizioni con rinvenimento di circa 800 anelli inamovibili oltre all’attrezzatura che sarebbe stata necessaria per la supposta manomissione. Sono ormai numerosi i sequestri di volatili destinati come "richiami vivi" provenienti anche dall'estero. Ce ne sarebbe abbastanza per vietare la pratica».  Stante quanto reso noto dai Carabinieri sarebbero circa 2000 gli uccelli vivi ora finiti sotto sequestro. Circa la metà sarebbero stati trovati privi di anello mentre più di 500 quelli morti. Per questi ultimi i militari ipotizzano essere stati destinati al consumo umano.

«A destare preoccupazione -ha affermato il CABS- sono anche le attrezzature sulle quali i Carabinieri danno notizia. 241 le reti di uccellagione, dieci i richiami elettromagnetici oltre che confezioni di testosterone che sarebbero servite per migliorare le prestazioni canore degli uccelli. Si prefigurerebbe così un mix di soggetti dediti al bracconaggio e allevamento, tanto da fare supporre un sistema ben organizzato e un mercato conveniente ove poter destinare i poveri animali». Le indagini, avviate in Umbria, si sono poi estese in Campania, Emilia Romagna, Veneto e Friuli. Subito è stato richiesto l'intervento del Reparto Operativo Cites, responsabile delle attività nel campo dell'antibracconaggio. Tutti gli uccelli rinvenuti vivi sono stati liberati.

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