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E’ impossibile pensare al blocco dei lavori della Pedemontana In attesa di una revisione radicale del progetto?

L'intervento di Gigi Calesso

TREVISO Il dibattito apertosi in questi giorni in città e nella zona limitrofa sulla realizzazione della Pedemontana si è concentrato sugli effetti della superstrada sulla viabilità locale: si è discusso molto di interventi di completamento per limitare l’impatto negativo della Pedemontana sul traffico automobilistico nei comuni del trevigiano. Il dibattito è sicuramente interessante e utile ma perché abbia effetti incisivi sul territorio e per la qualità della vita dei cittadini è necessario, a mio avviso, un salto di qualità. In primo luogo va detto, come Coalizione Civica per Treviso ha sostenuto durante la campagna elettorale per le elezioni comunali che il problema, è proprio la realizzazione della Pedemontana, un tratto autostradale che distruggerà quantità enormi di aree agricole, sventrando letteralmente il territorio, dividendo paesi, compromettendo attività economiche ed attirando nuovo traffico automobilistico (perché questo è l’effetto scontato della realizzazione di nuovi tratti stradali di quella portata).

Vanno ricordati i rilievi della Corte dei Conti che nella relazione dello scorso 21 marzo ribadisce: “La trentennale vicenda è stata segnata da: a) un’iniziativa pressoché esclusiva dei privati nella progettazione ed esecuzione dell’opera; b) ripetuti ripensamenti sulla modalità di realizzazione, con la soluzione finale ibrida di una superstrada a pagamento con caratteristiche autostradali; c) rilevanti contenziosi fra i soggetti coinvolti, sia pubblici che privati; d) una significativa lievitazione dei costi per ogni ridefinizione progettuale; e) un costante aumento del contributo pubblico”. Di fronte a questo quadro, già nettamente tratteggiato sia dai comitati che si battono contro l’ennesima grande opera utile solo a chi la realizza sia da numerose amministrazioni comunali risulta insufficiente la polemica sulle opere complementari, sulla loro realizzazione e sul loro finanziamento. Va detto, invece, con chiarezza che la realizzazione della Pedemontana va bloccata e che i finanziamenti regionali vanno destinati al ripristino del territorio già compromesso.

E’ ben vero che si tratta di una soluzione difficile ma non può essere che dallo stato di realizzazione di un’opera pubblica consegua l’ineluttabilità del suo completamento anche quando molteplici sono le ragioni per metterlo in discussione. Non si può proprio pensare al blocco dei lavori inattesa di una revisione radicale del progetto che ne limiti l’impatto sul territorio e i danni per le comunità locali? Può essere il blocco della realizzazione della Pedemontana il punto di svolta, il momento in cui si raggiunge la consapevolezza che nuovi nastri di asfalto aggravano i problemi del territorio invece di risolverli? Proprio perché si tratta di una scelta difficile segnerebbe una inversione di tendenza netta rispetto alla politica delle colate di cemento e asfalto che da decenni caratterizza il Veneto.

Gigi Calesso

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