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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Il seghetto e la fuga-lampo, il mistero dell'evasione di Pula. Quagliotto: «Servono rinforzi»

Secondo gli investigatori il 27enne era atteso da un complice che ne avrebbe agevolato la fuga. Il direttore del carcere di Santa Bona ha aperto un'indagine interna per chiarire come il malvivente sia entrato in possesso della lama con cui sono state segate le sbarre della cella. Il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria ipotizza il coinvolgimento della 'ndrangheta nella liberazione del balcanico

Un piano preparato con cura, forse per mesi, quello che ha portato, giovedì all'alba, all'evasione di Edison Pula, il criminale albanese di 27 anni che era stato arrestato a febbraio dalla squadra mobile di Treviso per una rafffica di furti messi a segno tra la Marca ed il bellunese, ed è riuscito a fuggire in modo rocambolesco dal carcere di Santa Bona, segando le sbarre della cella, calandosi con un lenzuolo e scavalcando poi la recinzione mentre l'unico agente di polizia penitenziaria presente a fare da sentinella è invece riuscito a fermare il suo complice. Alberto Quagliotto, direttore della casa circondariale, vuole vederci chiaro e per questo ha avviato un'indagine interna per chiarire alcuni aspetti della vicenda che appaiono avvolte nel mistero. Coma ha potuto Pula procurarsi la lama con cui segare le sbarre? Molto probabilmente non attraverso i parenti e neppure sarebbe stata presa in qualche laboratorio. Forse è qualche complice che l'ha procurata a Pula. Il criminale ha potuto contare su una rete interna al carcere? Probabilmente si, E' forte il sospetto che il 27enne, ricercato ora da tutte le forze dell'ordine a livello nazionale e internazionale, si sia servito di uno o più complici che lo avrebbero accompagnato in auto lontano da Treviso e forse dall'Italia. Dall'altro lato Quagliotto ha lanciato un appello all'amministrazione penitenziaria per poter avere rinforzi (l'organico è del 18% inferiore a quanto dovrebbe), proprio per evitare che ciò che è riuscito a Edison possa essere emulato a stretto giro.

Alleanza tra criminalità albanese e 'ndrangheta per liberare Pula

«Nessuna sottovalutazione del pericoloso detenuto albanese Edison Pula, 27 anni, evaso dal carcere di Treviso (altri due sono stati ripresi grazie al pronto intervento della polizia penitenziaria) e ancora ricercato. La criminalità albanese è da tempo alleata al Nord con la ‘ndrangheta e i clan mafiosi per gestire traffici di droga e prostituzione e ha manifestato un “salto di qualità” e ferocia scalando il comando sui territori». Lo afferma il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo per il quale «gli interrogativi che c’è da porsi in queste ore riguardano chi abbia potuto aiutare il criminale albanese già oggetto di mandato di cattura internazionale a nascondersi. In una piccola città come Treviso, almeno teoricamente, la ricerca dovrebbe essere più facile, ma evidentemente la fuga è stata preparata con complici della criminalità albanese o italiana
alleata a riprova della miscela di pericolosità che l’alleanza italo-albanese ha nel nostro Paese. I dati forniti dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria attestano, nel biennio 2019-2020, la presenza di poco meno di 2mila albanesi detenuti (2.402 nel 2019, 1.956 nel 2020) con un'incidenza del 4% sul numero totale dei soggetti ristretti e del 12% su quello dei soli stranieri. Ed è proprio in carcere – continua Di Giacomo – che si costruiscono i legami di affiliazione tra clan e di reclutamento di nuovi affiliati oltre a tenere sempre vivi i collegamenti, specie telefonici, con i territori».

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