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Aumenti rette delle case di riposo: «Inaccettabile scaricare costi su famiglie e anziani»

Franco Marcuzzo, segretario generale della Cisl Fnp Belluno Treviso, commenta i rincari da 90 a 150 euro al mese praticati recentemente dalle strutture di assistenza agli anziani

«L’aumento delle rette delle case di riposo è solo parzialmente comprensibile e giustificabile: è vero che sono cresciuti i costi dell’energia e dei materiali e che ci sono stati dei rinnovi contrattuali che hanno portato a un aumento del costo del personale, ma non è accettabile che questi costi vengano scaricati sulle famiglie e sugli anziani». È la riflessione di Franco Marcuzzo, segretario generale della Cisl Fnp Belluno Treviso, in merito ai rincari da 90 a 150 euro al mese praticati recentemente dalle strutture di assistenza agli anziani.

«L’inflazione e le maxi-bollette non hanno creato difficoltà solo ai bilanci delle case di riposo» fa notare Marcuzzo «ma anche a quelli di famiglie e pensionati, con l’aggravio della stangata sui carburanti, del rinnovo del contratto delle badanti - sacrosanto, ma che comporta un +9,2% di spesa per le famiglie - e una rivalutazione delle pensioni al 7,3%, tre punti percentuali al di sotto dell’inflazione registrata negli ultimi mesi, e quindi insufficiente per il recupero del potere d’acquisto».

Il segretario generale dei Pensionati Cisl di Belluno Treviso sottolinea che mediamente un pensionato della fascia 80-84 anni, età media degli ospiti delle case di riposo, percepisce un assegno mensile pari a 883 euro lordi in provincia di Belluno e di 902 euro nella Marca trevigiana, a cui si aggiungono i 527 euro di accompagnatoria nel caso di non autosufficienza. Trattandosi di una media, è evidente come siano in molti a doversi mantenere con un assegno più basso.

«La casa di riposo per un non autosufficiente costa dai 2.800 a oltre 3.000 euro» sottolinea Marcuzzo «nella maggioranza dei casi c’è l’impegnativa regionale che paga una quota, ma spesso le famiglie devono integrare perché questi soldi non bastano. Per questo gli aumenti delle rette non sono accettabili».

«I bilanci delle strutture devono quadrare e gli aumenti contrattuali vanno rispettati» afferma il segretario generale della Fnp «ma non è giusto che tutto ciò si scarichi sulle famiglie. Ci sono anche altre strade da percorrere: la riorganizzazione delle strutture, una profonda revisione della spesa per l’abbattimento dei costi, ove possibile, la promozione di una maggiore collaborazione fra le case di riposo al fine di suddividere le spese, come stanno facendo anche le amministrazioni comunali. Nei nostri territori abbiamo tante piccole case di riposo: piccolo è bello, ma anche costoso. Di questo vorremmo discutere con i vertici delle case di riposo, per verificare se vi siano altre strade percorribili al posto dell’aumento delle rette».

Ciò che è certo, per Marcuzzo, è poi «la necessità inderogabile di un sostegno pubblico, perché la popolazione sta invecchiando, e nel corso degli anni aumenteranno sia il numero di malati cronici che i non autosufficienti» ma anche l’urgenza di ridare dignità professionale ed economica ai lavoratori della sanità e dell’assistenza per far fronte alla drammatica carenza di personale nelle case di riposo.

«Nella sola provincia di Belluno - conclude il segretario della Fnp «servirebbero almeno 250 Oss, ma ai corsi attivati recentemente si sono iscritte appena 35 persone, a dimostrazione che quello dell’assistenza agli anziani è un lavoro sempre meno attraente».

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