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Sabato, 20 Aprile 2024
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Raro trapianto di un muscolo del volto, 35enne potrà tornare a sorridere

Alla nascita, a seguito di un trauma da parto aveva riportato un deficit irreversibile del nervo facciale di sinistra. Questa grave menomazione gli impediva di muovere tutto l’emivolto con conseguente incapacità di esprimere le proprie emozioni

TREVISO A 35 anni non aveva ancora potuto sorridere ai suoi familiari. Da qualche giorno è in grado di poterlo fare, grazie ad un delicata operazione chirurgica portata a temine dai professionisti della Chirurgia Plastica e Ricostruttiva del Ca’ Foncello di Treviso, diretta dal dr. Giorgio Berna. Si è trattato di un trapianto di muscolo gracile innervato, un intervento eseguito in pochissimi altri centri nazionali ed europei. Protagonista dell’intervento ricostruttivo di riabilitazione dinamica del nervo facciale, portato a termine nei giorni scorsi, è un paziente trentacinquenne. Alla nascita, a seguito di un trauma da parto aveva riportato un deficit irreversibile del nervo facciale di sinistra. Questa grave menomazione gli impediva di muovere tutto l’emivolto con conseguente incapacità di sorridere, ammiccare o semplicemente esprimere le proprie emozioni con un’espressione. Atti che possono sembrare banali per un individuo sano che li esegue automaticamente, ma che in questi pazienti, provocano un enorme impaccio funzionale.

L’intervento è durato 8 ore ed ha coinvolto contemporaneamente 5 chirurghi insieme ad anestesisti e personale infermieristico. “Al paziente – spiega il dr. Giorgio Berna, primario della Chirurgia Plastica Ricostruttiva trevigiana -  è stato prelevato un muscolo dalla coscia e trasferito con tecnica microchirurgica ai vasi del volto, ad un nervo precedente prelevato dalla gamba e portato a ponte sopra il labbro per condurre l’impulso nervoso dalla parte sana destra alla parte malata. Al termine dell’impegnativo intervento il muscolo neotrapiantato ha cominciato a contrarsi dando nuova vita alla parte di volto rimasta per 35 anni senza espressione. Charlie Chaplin diceva che un giorno senza sorriso è un giorno perso: auguriamo al nostro amico di recuperare al più presto tutto il tempo perduto”.  

“Nei pazienti con questo tipo di lesioni – prosegue il dr. Berna -  le conseguenze psicologiche sulla vita di relazione sono molto gravi. Così come quelle sulla funzionalità oculare o su quella necessaria per bere o mangiare. Da circa 4 anni nell’ospedale trevigiano,  c’e’ un gruppo di medici  dedicati a questa patologia. Dal momento della diagnosi all’intervento chirurgico, la neurologa Stefania Conte ed il Chirurgo Plastico Fabio Consiglio, accompagnano i malati attraverso un percorso che coinvolge  moltissimi altri specialisti sino ad arrivare in caso di necessità ad interventi come questo”. “Mi congratulo con il dr. Berna e tutta l’equipe di così validi professionisti – sottolinea il Direttore generale Francesco Benazzi -. Un così importante traguardo è il risultato di un intenso lavoro di squadra, della collaborazione di molti reparti e servizi, della passione di medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi. Una passione che si alimenta soprattutto con la forza che ci trasmettono i nostri malati. Auguro al paziente una rapida ripresa e una nuova vita serena”. “Tornare a Sorridere” è anche il nome di un gruppo di mutuo aiuto che si è costituito in collaborazione con il reparto al fine di sostenere le persone affette da deficit del nervo facciale, sensibilizzare l’opinione pubblica e divulgare le conoscenze su tale patologia.

“Per la sanità veneta da oggi c’è un nuovo primato. Chirurghi di valore hanno ridato valore a una vita, perché non deve esistere una vita senza sorriso”. Con queste parole, il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime “apprezzamento e gratitudine” per un intervento di chirurgia plastica e ricostruttiva eseguito all’Ospedale Cà Foncello di Treviso che in otto ore, con cinque chirurghi contemporaneamente all’opera, ha “restituito” il sorriso a un paziente di 35 anni che nella sua esistenza non aveva mai potuto sorridere a causa di un deficit irreversibile del nervo facciale causato da un trauma da parto. “Il primario Giorgio Berna e la sua equipe – aggiunge Zaia – non hanno compiuto solo un intervento di grande difficoltà che richiedeva professionalità e conoscenze scientifiche di livello mondiale, ma hanno contemporaneamente mandato anche un forte messaggio sul piano umano, dimostrando che l’umanizzazione in sanità non è fatta solo di rapporti tra medico e paziente, ma si realizza anche portando a termine un intervento così complesso e tecnicamente difficile ‘semplicemente’ per ridare un sorriso”. “Sorrido assieme a questo giovane paziente e ai suoi medici– conclude Zaia – e sorrido con orgoglio perché, ancora una volta, un evento eccezionale è accaduto in un ospedale del Veneto”.

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