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"Ciclabile umana" in via D'Alviano: «Città a 30 km/h, non basta qualche cartello»

Una ventina di ciclisti di Fiab Treviso hanno partecipato nel pomeriggio di oggi, 24 gennaio, ad un flashmob all'uscita di alcuni istituti scolastici della zona: qui, qualche giorno fa un'ambulanza è stata bloccata dalle auto lasciate in divieto di sosta dai genitori

In sella alle loro bici, indossando gilet gialli e con in mano cartelli con su scritto "Questa è una ciclabile, non è un parcheggio", hanno dato vita nel pomeriggio di oggi, 24 gennaio, ad una "ciclabile umana", flashmob che si è svolto lungo via D'Alviano. Almeno una ventina gli attivisti dell'associazione Fiab di Treviso, capeggiati da Susanna Maggioni, che hanno partecipato alla manifestazione, occupando, o meglio difendendo dalla sosta "selvaggia", un tratto di pista ciclabile solitamente utilizzato come parcheggio dai genitori dei figli che frequentano gli istituti scolastici della zona. Contro questo malcostume la polizia locale di Treviso ha applicato un giusto giro di vite con controlli e multe, anche alla luce del grave episodio, avvenuto qualche giorno fa, con un'ambulanza bloccata da alcuni mezzi in sosta.

Susanna Maggioni

«Chiediamo maggior rispetto per gli utenti più vulnerabili della strada, ciclisti e pedoni, soprattutto in una zona come questa vicino alle scuole dove dovrebbero essere maggiormente protetti proprio i bambini» ha spiegato Susanna Maggioni «c'è un problema culturale di fondo legato alla povertà e al boom economico per cui la vettura privata viene vista come status symbol e ormai siamo diventati profondamente schiavi di questo concetto. Una volta i bambini andavano a scuola tranquillamente a piedi o in bicicletta, purtroppo i genitori non si rendono conto che siamo entrati in un circolo vizioso. Porto il bambino a scuola in macchina percè è pericoloso e ci sono troppe macchine, c'è troppo traffico. Purtroppo il problema è duplice: non solo c'è un problema fisico di pericolosità dell'autovettura privata che ormai sono sempre più grandi e più pericolose ma c'è anche un problema legato all'inquinamento. Tante auto ferme che vanno avanti e indietro o che stanno ferme con il motore acceso creano una situazione di inquinamento concentrata molto pericolosa per i bambini che poi in pratica si trovano più a livello dei tubi di scappamento. Non c'è molta attenzione verso questo aspetto».

«Le strade scolastiche che vorremmo proporre non è una cosa che ci siamo inventati noi» sottolinea Maggioni «ma è una norma che è prevista dalle modiffiche del codice della strada e nel piano generale della mobilità ciclistica che è stato approvato dal Governo precedente, è una legge dello Stato, e prevede ci sia il divieto per le macchine di accedere alle zone vicine alle scuole. Questo è a discrezione di chi applica la norma se si può modulare in base agli orari di ingresso e di uscita. Il concetto è che i bambini hanno diritto di andare a scuola in uno spazio sicuro, avere una zona dove possono giocare prima e dopo la scuola».

L'ipotesi, molto ambiziosa, è quella di arrivare a chiudere al traffico le zone del centro in prossimità degli istituti scolastici. «Il Comune di Treviso grazie al lavoro notevole che viene fatto dall'ufficio mobilità sta piano piano iniziando a lavorare in questo senso» chiude la presidente di Fiab Treviso «in ultima analisi credo che la separazione tra lo spazio stradale occupato dalle strade e lo spazio occupato dai pedoni e dalle biciclette sia un paradigma che va superato, in un'ottica di città a 30 km/h in cui lo spazio della strada è uno bene comune che va condiviso tra tutti gli utenti e si deve affermare sempre di più il concetto che viene con successo applicato in molte città come Bruxelles, Valencia e molte altre in cui l'automobilista è un ospite e deve fare attenzione, è un elefante e come si sposta fa danni e senza rendersene conto. Chi è in macchina è chiuso in una bolla e non si rende conto , non ha la percezione della velocità della pericolosità dell'impatto. Sono stati fatti degli studi molto approfonditi sulla pericolosità dell'impatto e la velocità a 30 km/h permette di avere un'altissima probabilità di sopravvivenza in caso d'impatto, già a 50 km/h la probabilità di restarci secco sono molto più alte».

Alcuni dei manifestanti

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