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Lavoro e denatalità e invecchiamento, stranieri sempre più "necessari": nella Marca sono 92mila

Il report della Cisl sulla presenza e distribuzione degli immigrati in provincia. Tra i minorenni la loro presenza incide per il 14% sul totale dei ragazzi che vivono nel territorio. La nazionalità più rappresentata è quella romena, seguita da quella cinese (un boom lo scorso anno) e da quelle marocchina e albanese. Lo strano caso di Portobuffolè (5 nati nel 2021, tutti stranieri) e di mansuè dove il 18% della popolazione non è italiana

«Per l'emergenza che stiamo vivendo, parliamo di emergenza demografica e invecchiamento della popolazione e di carenza di manodopera crediamo che queste emergenze vadano affrontate non più con un'altra emergenza che è quella dei naufraghi o dei richiedenti asilo ma pensiamo che possa essere gestita in maniera strutturale attraverso la politica dei flussi ma non solo, anche incrociando la domanda che arriva dai lavoratori stranieri rispetto all'offerta di lavoro che noi abbiamo. Dal rapporto è una condizione oggettiva il fatto che noi non siamo più in grado di essere autosufficienti dal punto di vista lavorativo, economico ma neanche sociale e quindi, tenendo conto di questo, ed essendo consapevoli di questo credo che l'incontro tra domanda e offerta debba avvenire con politiche strutturali». Teresa Merotto, segretaria Cisl Belluno-Treviso esprime con grande chiarezza il messaggio che emerge dai numeri dell'indagine “Presenze necessarie”.

È infatti questo il titolo del 18esimo Report sulla presenza e sulla distribuzione degli immigrati nella provincia di Treviso. L’analisi è stata realizzata da Cisl Belluno Treviso, Anolf, Caritas Tarvisina, Migrantes Treviso, cooperative La Esse e Una Casa per l’Uomo, con l’apporto qualificato di Veneto Lavoro, organizzazioni promotrici che continuano a considerare l’impegno di documentazione e riflessione su queste tematiche come parte significativa della propria responsabilità sociale. Nella complessità attuale, il fenomeno migratorio è un tassello importante, e lo sforzo di lettura di una situazione in rapida trasformazione può utilmente servirsi anche di questo rapporto, che propone continuità di analisi nel tempo e serietà di approfondimenti puntuali.

«Il titolo del report sintetizza la percezione di questi ultimi tempi - spiega il gruppo di ricerca che ha realizzato lo studio-: una presenza stabile di migranti nel territorio nazionale, veneto, trevigiano che si conferma non solo significativa, ma necessaria, per l’apporto demografico, per il lavoro, ma anche per un complesso di contributi di tipo culturale e umano che concorrono a rendere più vitale il territorio».

La fotografia presentata propone una documentazione delle principali caratteristiche e delle tendenze evolutive del fenomeno migratorio nella Marca. Il dossier presenta un quadro aggiornato di informazioni demografiche riferite al 1° gennaio 2021, proponendo quando possibile la valorizzazione anche di informazioni relative al periodo successivo.

LA PRESENTAZIONE PUBBLICA - Il Report sarà presentato pubblicamente mercoledì 28 settembre alle 20.30 all’auditorium Stefanini in un evento inserito nelle iniziative del Festival dello Sviluppo sostenibile. Interverranno Giorgio Santini, presidente dell’Asvess (Associazione Veneta per lo Sviluppo Sostenibile), Marco Berdusco della cooperativa Una Casa per l’Uomo), Laura Mulas di Veneto Lavoro e don Bruno Baratto di Migrantes Treviso.

Un altro evento pubblico dal titolo “Strappi (in)evitabili, cuciture possibili... Italiani, migranti e lavoro che cambia” si terrà lunedì 10 ottobre alle 20.30, nella Sala Longhin – Seminario vescovile, in piazzetta Benedetto XI, 2 all’interno della Settimana Sociale dei cattolici trevigiani. Si tratta di un approfondimento sul tema delle trasformazioni del mondo del lavoro e dell’apporto dei lavoratori migranti. Interverranno Daniele Marini, docente di Sociologia dei processi economici e trasformazioni del lavoro, Università di Padova, e Letizia Bertazzon, ricercatrice di Veneto Lavoro. Anche questo evento è inserito nelle iniziative del Festival dello Sviluppo sostenibile.

I DATI - I cittadini stranieri residenti in provincia di Treviso al 1° gennaio 2021 sono 92.110, in aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Stabile sia la quota di residenti con cittadinanza straniera sul totale della popolazione provinciale (10,5%), sia la composizione di questo segmento della popolazione: il peso dei minori stranieri (che rappresentano il 22% del totale dei residenti stranieri) è pari a circa il 14% (poco meno di 20mila under 18) del numero complessivo di minori in provincia; quello delle donne rispetto al totale dei residenti stranieri è pari al 51% circa. I nuovi nati sono 1.238, -2% rispetto al 2019, ma continuano a costituire oltre il 20% di tutti i nuovi nati della provincia.

Nell’anno della pandemia (2020, ultimo anno per cui sono disponibili dati Istat consolidati), i permessi di soggiorno di primo rilascio, cioè per nuovi arrivi, sono stati praticamente dimezzati (1.322), per i 2/3 per ricongiungimento familiare, da anni principale possibilità di ingresso regolare in Italia. Complessivamente in provincia, al 1° gennaio 2021, i permessi di soggiorno sono 65.599, il 73% per lungo periodo. I primi gruppi nazionali di residenti si confermano: romeni (22% del totale), cinesi (10%), marocchini (9%), albanesi (8%) e macedoni (5%).

Le acquisizioni di cittadinanza sono tornate a crescere dal 2019: nel 2020 sono state 3.685 (+3,7%). A partire dal 2002 quasi 51mila cittadini stranieri in provincia di Treviso sono diventati cittadini italiani.

In merito a rifugiati e richiedenti asilo, non esistono dati molto dettagliati sulla loro distribuzione provinciale: nel 2020 sono stati solo 86 i nuovi permessi di soggiorno per motivi di protezione ed entravano nei 1.728 permessi simili già in essere (pari al 2,6% di tutti i titolari di permessi di soggiorno presenti). Nei due progetti SAI (Servizio Accoglienza e Integrazione, ex-SIPROIMI, ex-SPRAR), con a capofila il comune di Treviso e il comune di Asolo, a tutto il 2021 e primo semestre 2022 erano transitate 138 persone, in maggioranza maliani (16%), pakistani (14%) e somali (14%), per il 77% sotto i trent’anni.

Il conflitto in Ucraina, com’è noto, ha dato origine a un flusso molto consistente di profughi. Per numero di residenti ucraini, a fine 2020 Treviso costituiva la seconda provincia in regione dopo Venezia (3.650, il 21,7% del totale provinciale), per cui era naturale attendersi un flusso consistente di persone, in quanto potevano avere qualche riferimento sul territorio. A metà 2022 i profughi ucraini presenti in provincia sono circa 3.350, di cui il 45% minori, raddoppiando quindi il numero delle presenze. Da notare che la loro permanenza rimane assai provvisoria. Vi sono alcuni dati che contribuiscono in maniera più specifica a motivare la scelta del titolo di questo 18° report, “Presenze necessarie”.

DEMOGRAFIA - Nel corso del 2020 il saldo naturale ha visto ancor più prevalere le morti sulle nascite, anche per effetto della pandemia che ha inciso soprattutto sulla popolazione più anziana, e quindi in particolare sul segmento italiano dei residenti, che registra 4.397 morti più dei nati, con un incremento negativo del 38,7% rispetto al 2019. Il saldo positivo dei cittadini stranieri, 1.094, in decrescita rispetto al 2019, non riesce a riequilibrare una simile tendenza. Il calo della popolazione complessiva nel corso del 2020 è stato pari a oltre 3.100 residenti in meno.

La popolazione straniera mediamente continua ad essere più giovane di quella italiana, con un segmento di minori pari al 21,8% rispetto al 15,9% dei soli italiani, e una presenza nella fascia convenzionalmente ritenuta in età lavorativa (15-64 anni) pari al 76,4% rispetto al 62,4% dei soli italiani.

LAVORO - Ulteriori analisi specifiche nell’ambito lavorativo, riferite a fine 2021 (con un aggiornamento al primo semestre 2022) confermano altresì la presenza necessaria di lavoratori stranieri in settori rilevanti del tessuto produttivo locale, quali l’agricoltura (40% di assunzioni di stranieri), le costruzioni (39%) l’industria (36%) e in particolar modo il lavoro domestico e di cura (il 73% dei lavoratori domestici sono stranieri). La ripresa della mobilità intrinseca al mondo del lavoro dopo le restrizioni nel tempo di pandemia e il conseguente calo della domanda di lavoro, conferma una buona ripresa di assunzioni anche per gli stranieri (+17%), in particolare per le donne (+28% rispetto al 2020). Nel lavoro dipendente, la quota complessiva delle assunzioni di stranieri nel corso del 2021 è del 26%. Entrando in alcuni dettagli, a fine 2021 il saldo sul lavoro dipendente per gli stranieri era positivo per 3.320 posizioni. Tra il 2019 e il 2020: presenza femminile ancora lontana dai livelli maschili (circa un terzo del totale dei lavoratori stranieri), ma in progressiva crescita; presenza maschile più rilevante, anch’essa in ripresa dopo la contrazione del 2020.

Al primo semestre 2022, +25% di assunzioni di lavoratori stranieri rispetto al 2021, pari al 28,5% del totale (con un saldo positivo per 3.095 posizioni), soprattutto per un aumento del 35% dei contratti a tempo indeterminato. L’aumento riguarda in particolare i servizi (+33%) e l’industria (+26%).

Per le nazionalità, ancora una volta si confermano ai primi posti gli assunti romeni (6.200, il 19% del totale delle assunzioni di stranieri); i marocchini (circa 9% del totale); i cinesi (circa 8,5%) e gli albanesi (circa 8%).

Per quanto riguarda il lavoro domestico, dopo il forte aumento dovuto alla pandemia (2020), le nuove assunzioni si ridimensionano, interessando comunque 4.420 lavoratori (e lavoratrici) stranieri, il 75% circa di tutti i neoassunti, in particolare provenienti dalla Romania (28%), dall’Ucraina (19%) e dalla Moldova (9%).

Al 31 dicembre 2021, i disoccupati stranieri (domiciliati a Treviso) secondo gli elenchi dei Centri per l’impiego sono circa 18.810 e rappresentano il 28% del totale; nel 56% dei casi si tratta di donne.

Aumentano ancora leggermente le imprese straniere (registrate in base al Paese di nascita del titolare): 9.000 circa (+4,4% rispetto al 2020, l’11,4% del totale delle imprese). La loro incidenza è rilevante nel comparto delle costruzioni (sono straniere il 22,3% delle imprese), nel turismo (16,5%), nel commercio (14,6%) e nei trasporti-spedizioni (13,9%).

Circa il lavoro autonomo degli stranieri (5.900 occupati, di cui l’imprenditoria è solo una parte), va ricordato che spesso si verificano situazioni in cui i lavoratori stranieri transitano verso il lavoro autonomo o le attività svolte in modo libero-professionale in maniera forzata o quale unica strategia per il mantenimento della condizione lavorativa.

SCUOLA - Presenze necessarie anche a scuola (anno scolastico 2020/21), dove la realtà di 17.335 alunni di cittadinanza non italiana, per il 72,4% nati in Italia anche se ancora giuridicamente stranieri, da sommare a coloro che nel frattempo hanno acquisito la cittadinanza italiana, garantiscono il funzionamento di un numero rilevante di classi e il posto di lavoro di numerosi insegnanti, italiani per la quasi totalità. Rappresentano il 13,4% del totale alunni. Rispetto all’anno scolastico precedente vi è stata una flessione del 3,4%, in parte motivata anche dall’aumento delle acquisizioni di cittadinanza, come a Vicenza. I 418 neo entrati, comunque, pari al 2,9% del totale iscritti, rappresentano il numero più alto in tutta la regione. Le prime nazionalità rispecchiano le prime nazionalità presenti sul territorio: romeni (20% circa), marocchini (circa 12%), cinesi (11% circa), albanesi (10% circa).

IL COMMENTO - «Sarebbe importante - spiegano i responsabili di Cisl Belluno Treviso, Anolf, Caritas Tarvisina, Migrantes Treviso, cooperative La Esse e Una Casa per l’Uomo - che questi dati motivassero la società civile a conoscere e a ri-conoscere la preziosità di queste persone, così necessarie in un tempo nel quale la portata dei mutamenti e delle questioni che, a livello ambientale, climatico, energetico, demografico, e ancor più per una convivenza civile, stanno mettendo seriamente alla prova il nostro sistema di vita, e richiedono l’apporto necessario di tutti coloro che abitano questo territorio che è il mondo di tutti».

«In un contesto di denatalità, invecchiamento della popolazione e carenza di lavoratori e con previsioni demografiche che evidenziano il progressivo venir meno di una rilevante fascia di popolazione in età lavorativa già dal 2030 in poi - sottolinea Teresa Merotto della segreteria Cisl Belluno Treviso - la presenza dei migranti è necessaria. La richiesta della Cisl è di uscire da una gestione emergenziale dell’immigrazione irregolare, superando gli ingressi per protezione internazionale, per mettere in atto politiche migratorie e di accoglienza strutturali, che agevolino l’ingresso dei migranti economici attraverso una programmazione attenta e costante dei flussi che faccia incontrare domanda ed offerta, con quote di accesso coerenti con le carenze del mercato del lavoro e con reali politiche di inclusione che permettano la stabilità e la partecipazione attiva alla realtà territoriale di arrivo. Questa è la via d’uscita per trovare una giusta soluzione ai problemi di una società che non basta più a se stessa».

«Le organizzazioni promotrici, con l’apporto qualificato di Veneto Lavoro - afferma Lucia Durante di Una Casa per l’Uomo - continuano a considerare l’impegno di documentazione e riflessione su queste tematiche come parte significativa della propria responsabilità sociale. Questo 18° rapporto sulla presenza dei cittadini stranieri in provincia di Treviso rimane uno strumento importante in merito a tale impegno. I dati - aggiunge Marco Berdusco della stessa cooperativa - confermano la necessità della presenza di cittadini e cittadine straniere sul nostro territorio, per un insieme di fattori economici, demografici e sociali. L’immigrazione da sola non può essere l’unica risposta alla crisi demografica e alle sue conseguenze. tuttavia è un tassello che va valorizzato da politiche capaci di invertire la tendenza demografica negativa che registriamo da anni. È necessario un cambio culturale e di mentalità, per un efficace intervento in questo senso».

«La ripresa occupazionale del 2021 - sottolinea Laura Mulas di Veneto Lavoro - è positiva sia per gli uomini che per le donne straniere (+17%). Presenze particolarmente significative di assunzioni di stranieri, ancora legate alle qualifiche più basse, si registrano in agricoltura (40% del totale assunzioni), nell’industria (36%) e nel lavoro domestico (73%)».

«Una situazione complessa come quella in cui viviamo - conclude Bruno Baratto di Migrantes Treviso - richiede un governo dell’immigrazione all’altezza della realtà tratteggiata dai fattori che mettono in evidenza la necessità di queste presenze. Vorremmo fosse una valorizzazione non solo a livello produttivo, ma anche per la ricchezza di umanità e cultura che queste persone apportano al territorio».

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