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Un anno fa la prima vittima del Covid-19 nella Marca: così iniziò l'incubo

Luciana Mangiò, 75 anni, ex professoressa in pensione di Paese, era stata ricoverata al Ca' Foncello di Treviso il 7 febbraio 2020. In dodici mesi sono state ben 1563 le persone che hanno perso la vita a causa del coronavirus

Qualche giorno dopo la scoperta dei primi focolai di Covid-19 in Veneto, in particolare nel padovano, a Vo' Euganeo e nell'ospedale di Schiavonia (era il 21 febbraio 2020), arrivò anche il turno della Marca. Nel tardo pomeriggio di quel 25 febbraio l'Ulss 2 comunicò infatti la prima vittima trevigiana che risulterà essere positiva al coronavirus. Si trattava di una professoressa in pensione di origini messinesi, Luciana Mangiò, 75enne che viveva a Paese, in via Piave, con la sua badante moldava, la sua unica compagnia oltre ai vicini di casa. La donna, affetta da varie patologie, tra cui l'Alzheimer, era stata ricoverata all'ospedale Ca' Foncello di Treviso il 7 febbraio per una grave crisi respiratoria e cardiaca: nessuno immaginava potesse trattarsi di Covid-19 fino al tampone eseguito nella mattinata di quel maledetto martedì. Era solo la prima vittima in provincia di Treviso: ne seguiranno 1563, la magggioranza delle quali nella seconda ondata.

«Si comunica che la 75enne deceduta oggi all’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso - recitava così la nota stampa emessa dall'Ulss 2 nella serata del 25 febbraio 2020- era arrivata al Pronto Soccorso del nosocomio trevigiano il 7 febbraio. La paziente, affetta da obesità, presentava un grave scompenso cardiaco. Ricoverata in Geriatria, era stata sottoposta a tutte le necessarie terapie. Nella giornata odierna, a seguito dell’aggravamento dello scompenso cardiaco, con peggioramento delle condizioni generali, la paziente era stata trasferita In Rianimazione dove, alle 18.10, è sopraggiunto il decesso, per il grave scompenso cardiaco. L’Ulss 2, applicando il protocollo generale relativo al Covid-19,  aveva effettuato questa mattina il tampone sulla paziente, risultato positivo. I pochi contatti extraospedalieri della 75enne sono stati tutti già individuati e isolati a domicilio. Sono in corso, all’Ospedale di Treviso, le azioni di sorveglianza sul personale entrato in contatto con la paziente e di riorganizzazione interna, seguendo le linee guida previste».

Poche settimane dopo e sarebbe arrivato il lockdown, tra l'8 e il 9 marzo, che avrebbe stravolto la vita quotidiana dei trevigiani. Quel 25 febbraio in pochi avevano mai indossato una mascherina o eseguito un tampone. In molti sottovalutavano il rischio, lamentandosi delle prime restrizioni che sarebbero diventate via via sempre più stringenti. Nessuno sapeva cosa fosse una pandemia e la lunga serie di lutti che avrebbe comportato.

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