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Gay pride a Treviso: «Una pagina brutta il mancato patrocinio del Comune»

L'adesione di Articolo Uno alla manifestazione di Treviso

Articolo uno aderisce al Gay Pride di Treviso del 29 giugno che, nel Veneto, segue nell’ordine quelli di Verona, Padova, Vicenza. Questa marcia pacifica che attraverserà la città è l’espressione della vitalità di un movimento che lavora da anni per i diritti civili degli omosessuali, contro le discriminazioni di qualsiasi tipo. Noi siamo con loro e di loro e manifestazioni come quella di sabato sono la indispensabile visibilità per sollevare e superare un problema che ci attanaglia da secoli e che le forze progressiste hanno dimostrato di voler affrontare e a cui hanno dato delle risposte.

Sappiamo tutti che l’omofobia ha radici antiche, medioevali. Siamo consapevoli che nonostante il percorso legislativo portato a termine con fatiche inaudite dalle forze democratiche abbia posto dei punti fermi nel riconoscere e dare dignità alle loro relazioni affettive, la diffidenza e la discriminazione serpeggiano nei linguaggi comuni, negli insulti e nei lapsus e, più grave, si riscontra in sconcertanti episodi di violenza e di bullismo contro ragazzi gay. Ed è per questo zoccolo medioevale da smantellare che leggi e iniziative promozionali devono camminare insieme e tutto ciò che porta alla ribalta l’omosessualità e l’omofobia è elemento fondante per una società democratica progressiva che voglia interrogarsi sul proprio percorso plurale e progressista.

Spiace che l’Amministrazione non abbia voluto dare il patrocinio come fu dato nel 2016 dall’Amministrazione Manildo, al Pride del Triveneto che si svolgeva a Treviso. Ma non ci meraviglia. E’ storia, brutta, di questo anno di questa Amministrazione. Spiace che non abbia voluto esserci su problemi anche della sua gente per dare un segnale contro le mediovalità manifestate nella patetica marcia di domenica scorsa promossa da una sedicente associazione “Pescatori di pace” (!?!) guidata da Forza Nuova, e pilatescamente non abbia preso posizione contro questo macabro intervento omofobico. Il patrocinio al Gay Pride sarebbe stato quanto mai opportuno per sottolineare una differenza nei confronti di chi manifesta la proterva volontà di ricollocare gli omosessuali nel luogo del non umano, del non naturale, a mala pena ipocritamente sopportati e tollerati .

Così mentre giunge voce di torture in Cecenia contro gli omosessuali e non si è riusciti a prevedere l’aggravante della omofobia nella legge Mancino, Il Comune di Treviso è super partes (!?!), dopo essere uscito dalla rete RE.A.DY. con cui l’Amministrazione precedente aveva instaurato positivi rapporti per lavorare al superamento dell’omofobia. Cogliamo l’occasione per chiedere al Comune di rientrare nella rete RE.A.DY per promuovere contatti e interventi contro l’omofobia; invitiamo tutti a partecipare a questa importante manifestazione che si colloca nel percorso di chi vuole una società plurale, inclusiva, dove le differenze, riconosciute e rispettate, diventino ricchezza.

Articolo Uno Treviso

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