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Gilberto, l'anima finanziaria del gruppo Benetton

L'ultima intervista al Corriere della Sera pochi mesi fa, dopo il crollo del Ponte Morandi: «Il disastro di Genova deve essere per noi come azionisti un monito perenne»

Era il più schivo della famiglia, di lui si è conosciuto il tratto più riservato della 'dinastia' Benetton. Eppure Gilberto, spentosi oggi a 77 anni dopo una malattia e a pochi mesi dalla scomparsa del fratello Carlo (74 anni), era il più attivo fra i quattro fratelli nel mondo delle partecipazioni, l'unico fra loro presente nel consiglio di Atlantia, la holding di famiglia per le infrastrutture autostradali e aeroportuali. Gilberto Benetton, nato a Treviso nel 1941, era l'anima finanziaria del Gruppo che, insieme ai fratelli Luciano il creativo con Giuliana e Carlo i più tecnici, aveva fondato nel 1965. Una società diventata presto leader nella moda e di cui il 77enne imprenditore veneto era stato poi il regista della diversificazione dell'azienda, passata dal fashion al retaill, alle infrastrutture fino all'immobiliare. Gilberto Benetton è stato Vicepresidente di Edizione, la finanziaria della famiglia Benetton, di Autogrill, è stato consigliere del Gruppo Benetton, di Atlantia, Mediobanca, Pirelli & C. e Allianz. Edizione, attraverso Sintonia Spa, detiene il 30,25% di Atlantia, che a sua volta possiede l'88,06% di Autostrade per l'Italia. Dal 2012 ha  fatto parte dell'Italia Basket Hall of Fame in qualità di benemerito,  in virtù della sua esperienza nel mondo cestistico con la Benetton Pallacanestro Treviso. Nella classifica di Forbes, Gilberto Benetton era il 12º uomo più  ricco d'Italia, con un patrimonio di 12 miliardi di dollari, ed il 736esimo al mondo. E' stato insignito di onorificenze come Cavaliere  del lavoro il 30 maggio 2002, Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore il 16 novembre 2011 e la Stella d'oro al Merito Sportivo il 19 dicembre 2013. Unico membro della famiglia nel consiglio d'amministrazione di Atlantia, Gilberto Benetton a settembre aveva rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera sul crollo di Ponte Morandi. «Il disastro di Genova - aveva detto - deve essere per noi come azionisti un monito perenne, anche se terribile e per sempre angoscioso nei nostri cuori, a non abbassare mai la guardia e continuare a spingere il management, che ha la responsabilità della gestione, a fare sempre di più e di meglio, nell'interesse di tutti, e ripeto tutti».

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