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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Alunno senza insegnante di sostegno, genitori si ribellano: «Diritto negato»

La battaglia di Laura e Marco, madre e padre di un giovanissimo che frequenta la primaria in un istituto trevigiano. Si sono rivolti al dirigente scolastico, al provveditorato e al Comune ma al loro caso sembra non esserci soluzione: sono stati costretti ad assumere e pagare di tasca loro una insegnante privata

Si sono rivolti al Comune di Treviso, all'ufficio scolastico territoriale (l'ex provveditorato) e alla dirigente scolastica dell'istituto ma di fronte a loro purtroppo hanno trovato un muro, creato soprattutto da burocrazia, leggi e regolamenti che li stanno ostacolando in questa battaglia per vedersi riconosciuto quello che è per loro un «diritto negato», quello di poter assicurare al proprio figlio un insegnante di sostegno che oggi ancora, a più di un mese dall'inizio dell'anno scolastico, non c'è. Laura e Marco sono i genitori di un giovanissimo alunno che frequenta un istituto primario della zona di Treviso: costretti a pagare di tasca propria una insegnante privata, hanno deciso di far sentire la loro voce che finora è rimasta inascoltata.

«Vogliamo sensibilizzare, smuovere le coscienze, mettere alla luce questa realtà che stiamo vivendo e che rispecchia migliaia di famiglie purtroppo -spiega Laura- Quest'anno con il ministro Bianchi gli insegnanti di sostegno dovevano prendere posto ancor prima degli insegnanti di classe per garantire l'inclusione, ma il sistema è andato in default, come sempre grazie alle grosse lacune che ci sono di fondo».

Non semplice comprendere la logica di un meccanismo così farraginoso. «L'istituto ormai 15 giorni fa, dopo svariati tentativi -racconta Laura- ci ha risposto che prima di mettere mano alle liste di istituto e alle MAD (messa a disposizione ndr) doveva aspettare la terza chiamata del provveditorato. Le precedenti due chiamate sono andate a vuoto, o meglio alla prima alcuni insegnanti hanno risposto e poi hanno fatto un passo indietro togliendo la disponibilità. Quando l'insegnante risponde alla chiamata ha 24 ore per decidere e poi può anche rifiutare, allora si passa alla chiamata in graduatoria successiva e così via... Questo è il sistema che ha la scuola e se queste chiamate non vengono rispettate in graduatoria e viene convocato prima chi è in fondo alla lista, quello che c'è prima può denunciare la scuola».

Le conseguenze sui ragazzi sono inevitabili. «Nell'intento di restare nella legalità, la scuola commette molti altri errori -continua Laura- che pesano direttamente sui bambini aventi diritto e sulle famiglie senza dare risposte chiare e mostrando scarsissima disponibilità e sensibilità. Ci siamo girati e barcamenati e ci hanno tutti quanti sbattuto in faccia porte e portoni rispondendoci che l'unica persona che può darci soluzione è la dirigente scolastica, colei che ci dice di avere le mani legate dalla burocrazia».

Laura e Marco sono stati costretti a rivolgersi ad un'insegnante privata. Perchè? «Per poter garantire a nostro figlio un istruzione adeguata -risponde Laura- dato che a scuola non viene seguito e supportato come dovrebbe anche per mancanza di altro organico, oltre all'insegnante di sostegno, le ore dell'insegnante curricolare non sono coperte in toto. Faccio presente anche che l'anno scorso, quando è arrivata l'insegnante di sostegno a fine novembre, non completava tutte le ore di diritto di nostro figlio e veniva messa in altre classi a fare supplenze».

C'è anche chi intraprende le vie legali. «La Cassazione in taluni casi ha denunciato la scuola e fatto avere alle famiglie un risarcimento per "danno esistenziale" -conclude- anche per aver tolto due ore a settimana l'avente diritto. Poi c'è chi ha fatto ricorso alla corte europea per i diritti dell'uomo per il negato diritto al sostegno e hanno vinto alla stragrande! L'italia preferisce pagare mega sanzioni dall'UE piuttosto di mettere definitivamente a posto un sistema scolastico marcio».

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