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«La maglia della libertà ha un solo colore e oggi, come allora, la vogliamo indossare tutti»

Oggi, 25 aprile, la celebrazione della liberazione anche a Treviso con le parole concilianti del sindaco di Treviso, Mario Conte, che nel corso dell'intervento ha ricordato anche il "comandante Eros", Umberto Lorenzoni

Questo l'intervento del sindaco di Treviso, Mario Conte, in occasione delle celebrazioni del 25 aprile che si sono svolte a Treviso.

Oggi torniamo a celebrare il 25 aprile, Festa della Liberazione d’Italia, senza le restrizioni che hanno caratterizzato il biennio della pandemia. Lo facciamo in un contesto internazionale difficile, scosso da un terribile conflitto alle porte dell’Europa. Proprio negli ultimi mesi è tornato quantomai attuale concetto di “resistenza”, quel movimento trasversale che in Italia, dopo la Seconda guerra mondiale, ha permesso a tutti noi di avere una Costituzione e di vivere in uno stato libero e democratico.

Resistenza che si è attuata attraverso il sacrificio, il coraggio di tanti uomini (permettemi di ricordare il Comandante Eros Umberto Lorenzoni) e di tante donne che hanno aspettato, sostenuto e assistito le proprie famiglie oltre a quelle dei caduti. Della resistenza riconosciamo oggi il valore universale di un principio che apparteneva e appartiene ancora a tutti senza alcuna distinzione perché è diritto di ogni uomo, di ogni donna e di ogni bambino vivere da Nazione e Comunità sentendosi coinvolti nelle scelte politiche ma indipendenti nelle proprie.

Oggi celebriamo la Liberazione d’Italia dal nazifascismo ma anche una resistenza comune e voluta, perché la maglia della libertà ha un solo colore e oggi, come allora, la vogliamo indossare tutti. C’è un grande insegnamento che gli eroi della resistenza ci hanno trasmesso ed è quello di portare avanti idee, progetti e principi con passione. Una passione che non scade mai nel fanatismo ma rimane solida e accorata.

A quegli uomini e a quelle donne ci dobbiamo ispirare nella nostra quotidianità: abbiamo la possibilità di esprimere, dibattere e condividere tutti quei valori che abbiamo ereditato e fanno parte di noi. Abbiamo il dovere di portarli avanti con la medesima forza: oggi, ricordando i caduti, ma anche negli ultimi 60 giorni dai racconti dei notiziari e di chi è stato accolto anche nella nostra comunità, abbiamo riscoperto la necessità di difenderli.  

Viva Treviso, viva il Veneto, viva l’Italia!

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