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Innovativo intervento al Ca' Foncello su un paziente con dieci metastasi epatiche

Straordinaria operazione dell’équipe della IV chirurgia coordinata dal primario Giacomo Zanus

Operato con una strategia chirurgica innovativa, dall’équipe della IV chirurgia dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, un paziente portatore di oltre dieci metastasi epatiche. «Le metastasi erano comparse in un 76enne, con aneurisma aortico, operato di tumore del colon sei anni fa: il paziente è arrivato da noi dopo che era stato giudicato non operabile da altre strutture ospedaliere -spiega il primario, prof. Giacomo Zanus- Abbiamo adottato una strategia chirurgica innovativa mediante l’associazione della laparoscopia, della termoablazione con micro-onde e della resezione epatica in 2 tempi chirurgici successivi, la cosiddetta LAPS».

«E’ indispensabile una premessa – sottolinea Zanus - il fegato è un organo vitale anatomicamente costituito da 2 parti (emifegato destro ed emifegato sinistro) in grado di sopravvivere autonomamente dopo un corretto intervento chirurgico, grazie alla particolare distribuzione dei vasi sanguigni e delle vie biliari. Grazie alla nota capacità rigenerativa del fegato sano, la porzione che residua dopo un intervento chirurgico è in grado di aumentare il proprio volume compensando nell’arco di 3-4 settimane oltre il 90% della parte demolita».

Il paziente presentava un importante coinvolgimento metastatico con lesioni di dimensioni variabili da 5 mm a 5 cm localizzate prevalentemente nel lobo epatico destro ma con interessamento anche del lobo epatico sinistro. Lo studio volumetrico computerizzato del fegato aveva dimostrato che la bonifica completa della malattia metastatica avrebbe comportato il sacrificio del 74% del fegato, lasciando un parte residua non superiore al 26 % del volume epatico globale iniziale, quantità non compatibile con la sopravvivenza del paziente. Abbiamo pertanto adottato una strategia chirurgica innovativa mediante l’associazione della laparoscopia, della termoablazione con micro-onde e della resezione epatica in 2 tempi chirurgici successivi, sfruttando come presupposto biologico la capacità rigenerativa del fegato.

Il primo intervento, ha consentito di preparare con il calore delle micro-onde il futuro piano di separazione tra l’emifegato sinistro e l’emifegato destro, in cui erano presenti le metastasi, chiudere la vascolarizzazione venosa dell’emifegato destra da rimuovere e pulire l’emifegato di sinistra da alcune piccole lesioni evidenziate. Questa procedura ci ha consentito nel breve intervallo di 10 giorni di atrofizzare la parte destra con le metastasi e, nel contempo, di far crescere la parte sana di sinistra fin quasi a raddoppiarne il volume (49% dal 26% iniziale).

Nel secondo tempo chirurgico, dopo aver accertato la crescita compensatoria del fegato sano da conservare, abbiamo proceduto all’asportazione del fegato destro malato con l’utilizzo delle più avanzate tecniche di dissezione a ultrasuoni e di coagulazione bipolare messe a disposizione dalla Direzione, garantendoci standard tecnologici di qualità operativa di livello internazionale. Il fegato sinistro, una volta cresciuto, ha consentito al paziente di superare brillantemente il decorso post-operatorio, con la dimissione dall’ ospedale 8 giorni dopo l’intervento. Il controllo radiologico con la TAC ha dimostrato la bonifica completa delle metastasi.

Il paziente dovrà ora iniziare un trattamento chemioterapico adiuvante di completamento,  nell’ambito di una strategia terapeutica che deve sempre essere combinata chirurgico-oncologica. «Questa procedura in due tempi -precisa Zanus- è applicabile solo a casi selezionati ed eseguibile tassativamente unicamente in centri di Chirurgia epato-bilio-pancreatica ad alto volume di attività chirurgica dotati della tecnologia e dell’ indispensabile  know-how  tecnico come quello garantito dal fattivo programma di collaborazione tra la IV Chirurgia dell’ Ospedale Ca Foncello di Treviso  e l’Università di Padova».

IL PLAUSO DI ZAIA «Nel sistema sanitario veneto esistono chirurghi capaci di aggredire con successo dieci metastasi epatiche di un paziente ad alto rischio. Significa che quel sistema è al top. Una foresta che cresce senza fermarsi anche se, spesso, fa più rumore un albero che cade, come ogni tanto è inevitabile in un’organizzazione così complessa come la sanità. Oggi ce lo ricordano il Professor Giacomo Zanus e l’intera equipe della Quarta Chirurgia dell’Ospedale di Treviso, ai quali rivolgo i miei riconoscenti complimenti». Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando l’eccezionale intervento chirurgico portato a termine nel nosocomio trevigiano su un paziente di 76 anni, in gravi condizioni e con gravi patologie pregresse. «A Treviso – aggiunge il Governatore – hanno accettato la sfida che altre strutture ospedaliere non si erano sentite di affrontare, e anche di questo dobbiamo ringraziare Zanus e la quarta chirurgia, perché hanno dimostrato ancora una volta che i medici veneti hanno una straordinaria capacità di non arrendersi, di andare un centimetro oltre quello che sembra il limite, dimostrando che non lo è. Significativo anche – prosegue Zaia – il fatto che questa complessissima procedura sia stata resa possibile dalla disponibilità di modernissime tecnologie e da un grande know how tecnico, garantito dal programma di collaborazione tra la Quarta Chirurgia di Treviso e l’Università di Padova. Facendo squadra si vince – conclude – come in questo caso». “L’impresa” è partita dallo studio volumetrico computerizzato del fegato malato aveva dimostrato che la bonifica completa della malattia metastatica avrebbe comportato il sacrificio del 74% del fegato, lasciando un parte residua non superiore al 26 % del volume epatico globale iniziale, quantità non compatibile con la sopravvivenza del paziente. I chirurghi hanno quindi adottato una strategia innovativa mediante l’associazione della laparoscopia, della termoablazione con micro-onde e della resezione epatica in 2 tempi chirurgici successivi, sfruttando come presupposto biologico la capacità rigenerativa del fegato. Il primo intervento, ha consentito di preparare con il calore delle micro-onde il futuro piano di separazione tra l’emifegato sinistro e l’emifegato destro, in cui erano presenti le metastasi, chiudere la vascolarizzazione venosa dell’emifegato destro da rimuovere e pulire l’emifegato sinistro da alcune piccole lesioni evidenziate. Questa procedura ha consentito nel breve intervallo di 10 giorni di atrofizzare la parte destra con le metastasi e, nel contempo, di far crescere la parte sana di sinistra fin quasi a raddoppiarne il volume (49% dal 26% iniziale). Nel secondo tempo chirurgico, dopo aver accertato la crescita compensatoria del fegato sano da conservare, si è proceduto all’asportazione del fegato destro malato con l’utilizzo delle più avanzate tecniche di dissezione a ultrasuoni e di coagulazione bipolare a disposizione, garantendo standard tecnologici di qualità operativa di livello internazionale. Il fegato sinistro, una volta cresciuto, ha consentito al paziente di superare brillantemente il decorso post-operatorio, con la dimissione dall’ ospedale 8 giorni dopo l’intervento.

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