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Permessi di soggiorno e diritti umani, sit in in Questura a Treviso

Le lungaggini burocratiche dell'ufficio immigrazione portano fino ad un anno di attesa che crea non poche difficoltà ad alcune centinaia di stranieri nel trovare lavoro, avere accesso ai servizi sanitari

Un sit in per manifestare contro le lunghe attese per il rilascio del permesso di soggiorno ed il rispetto dei diritti umani da parte dell'ufficio immigrazione della Questura di Treviso: a promuoverla sono stati, nella mattinata di oggi, sabato 12 novembre, l'associazione Caminantes, insieme ad Adl Cobas. In piazza anche alcuni delegati sindacati, tra cui Augustin Breda per Electrolux. Alcuni dei partecipanti hanno incontrato i nuovi dirigenti dell'ufficio immigrazione che hanno assunto impegni su riduzione dei tempi di attesa, garanzie circa il rinnovo immediato dei permessi per l'intera durata stabilita e altri punti importanti che erano al centro della manifestazione. La Questura di Treviso ha accettato inoltre di incontrare le associazioni che si occupano di migrazione con cadenza periodica.

C' poi il nodo degli stranieri che ciclicamente dormono nel parcheggio dell'Appiani. «Riguarda l’accoglienza delle persone richiedenti asilo è da mesi inaccettabile: dopo lo “sgombero” di settembre di trenta persone dall’area del parcheggio Appiani, la situazione non è minimamente migliorata» spiega Gaia Righetto «Al momento sono nuovamente quaranta le persone presenti nel luogo, che ogni giorno chiedono spiegazioni e di essere inseriti in un centro di accoglienza. E non sono le uniche persone in una situazione simile sul nostro territorio. Chiediamo dunque a gran voce rispetto dei tempi di rinnovo e consegna dei documenti; addetti competenti presso gli uffici, che siano in grado di dare risposte esaustive a dubbi e perplessità; un incontro con i responsabili dell’ufficio immigrazione per avere delle risposte certe su come intendono affrontare questa che non possiamo più definire emergenza, ma una vergognosa normalità».

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Il comunicato della manifestazione

Permesso di soggiorno nel limbo e vite sospese

Cittadini di questo territorio, bambini nati e cresciuti qui, donne in gravidanza, invalidi con necessità di cure e con diritto a sostegno economico, disoccupati in cerca di lavoro, lavoratori a cui viene sospeso l’assegno unico. Quasi italiani, dopo una lunga attesa, ma impossibilitati a giurare fintantoché la Questura non esprime il suo parere. Lavoratori in attesa del rilascio del primo permesso di soggiorno dopo la regolarizzazione del 2020. Richiedenti asilo e persone senza fissa dimora e in attesa di essere collocati in strutture adeguate. Questi sono i cittadini con diritti e vite sospese, e sono moltissimi presenti sul territorio trevigiano e non. Questi siamo noi. In una lettera aperta alla Questura di Treviso chiediamo chiarezza e soluzioni immediate.

Abbiamo superato abbondantemente il periodo pandemico, e con esso i problemi di accesso ai servizi e la vita è ricominciata per tutti alla ricerca della perdita normalità. E in tutto questo l’unica istituzione che, fin da prima del covid, arranca vergognosamente è l’ufficio immigrazione della questura di Treviso. La legge prevede che il documento venga rilasciato, rinnovato o convertito entro sessanta giorni dalla data in cui viene presentata la domanda, ma ad oggi i tempi di attesa superano i 12 mesi! Durante questa attesa si vive una condizione di stallo, mancando un requisito fondamentale per la vita quotidiana. Non si può accedere ad un mutuo, ad un contratto di affitto, vengono sospese le prestazioni che riguardano l’invalidità civile, l’indennità di frequenza peri minori, l’assegno unico non viene più erogato.

Firmare un contratto di lavoro è praticamente impossibile. La ricevuta della questura non viene vista di buon occhio dai datori di lavoro, che consigliano di tornare in questura e ripresentarsi a permesso ottenuto, costringendo nel frattempo le persone ad alimentare le fila del lavoro nero e dello sfruttamento.

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