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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Treviso in rosa, i numeri: serviti oltre 11mila litri d'acqua

Cifre ed entusiasmo da record per l’evento che domenica 6 maggio ha portato a correre, e a camminare, oltre 16 mila donne nel cuore del capoluogo della Marca

TREVISO Sorrisi e coriandoli. Entusiasmo e condivisione. Sostegno a nuovi progetti e un messaggio importante in termini di educazione alla salute. Treviso in rosa è tutto questo, e altro ancora. E’ anche la grande capacità di accoglienza di una città che, al netto di qualche piccolo disagio, inevitabile per una manifestazione di questa portata, ha saputo aprire il proprio cuore all’onda rosa, diventando cornice di un evento con pochi eguali – forse nessuno – in Italia. Tre giorni dopo Treviso in rosa, in casa di Trevisatletica e Corritreviso, le due società sportive organizzatrici dell’evento, è già tempo di primi bilanci. I numeri organizzativi sono imponenti: 16.314 iscritte hanno fatto di Treviso in rosa l’evento podistico più partecipato di sempre per un territorio che pure ha una grande tradizione sportiva, e dove la corsa è una delle discipline più popolari e praticate. 

Nel corso di una domenica particolarmente calda sono stati serviti 11 mila litri d’acqua. Al punto di ristoro finale, sulle mura, sono stati consumati 1.500 chilogrammi di mele, 3.000 banane, 50 chilogrammi di formaggio. Venticinquemila bicchieri rosa non sono serviti solo per bere l’acqua, ma anche per degustare  “Fiocco rosa”, il cocktail analcolico e salutare creato dagli studenti dell’istituto alberghiero Alberini nel quadro dell’iniziativa “Bimbo Beve Mamma Beve”, lanciata dall’Ulss 2 e supportata economicamente, per l’occasione, da Treviso in rosa. Oltre 3.000 i bicchieri di “Fiocco Rosa” serviti alle partecipanti, con un occhio di riguardo per le donne in gravidanza e le neomamme. Con una parola d’ordine: #zeroalcolingravidanza.         

Alla base di Treviso in rosa c’è la grande forza del volontariato: l’evento, per sua scelta, non accede a contributi pubblici e si regge sulla passione di un comitato organizzatore ristretto, formato da sette persone (Filippo Bellin, Roberto Borsato, Enrico Caldato, Mauro Ferraro, Marcella Molin, Gianni Visentin e Jacopo Zane, in rigoroso ordine alfabetico), con varie esperienze professionali e nell’ambito di organizzazione di eventi. Questa sorta di direttivo, attivo per sei mesi all’anno, si allarga poi sino a comprendere oltre duecento persone nelle settimane che precedono la manifestazione.        

Forza del volontariato significa anche la totale gratuità del servizio prestato da chi lavora dietro le quinte dell’evento: Treviso in rosa non ha dipendenti, non eroga stipendi, non ha uffici e non ha neppure una vera e propria sede, tanto che le riunioni del comitato organizzatore si svolgono a casa dei singoli membri. Un particolare curioso: quest’anno la manifestazione è coincisa con il primo weekend di gare dei campionati italiani assoluti di società, appuntamento che ha impegnato un centinaio di atleti di Trevisatletica, oltre a dirigenti e tecnici. Forza lavoro, per così dire, sottratta a Treviso in rosa, ma di cui alla fine non si è sentita la mancanza, grazie alla disponibilità aggiuntiva di amici, parenti e simpatizzanti. Come quelli che per oltre due settimane, tutte le sere, in un magazzino a Paese, sono stati impegnati nel confezionamento dei 16.314 kit di partecipazione, compresa la piegatura della maglietta rosa da destinare a ciascuna partecipante.        

Treviso in rosa non è soltanto una delle più partecipate corse al femminile d’Italia. E’ anche una delle più economiche. La quota di partecipazione per un’atleta a partire dai 14 anni, per gran parte del periodo d’apertura delle iscrizioni, è di appena dieci euro. Il solo kit di partecipazione costa più della metà. E poi ci sono costi organizzativi che crescono con l’aumentare delle iscritte: un esempio su tutti, gli impegni richiesti, in materia di sicurezza, dalle disposizioni sull’organizzazione di pubbliche manifestazioni introdotte dopo i tragici fatti di Torino. 

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C’è infine, ultimo ma non ultimo, il capitolo della raccolta di fondi. Il ricavato dell’evento, tolte le spese, viene interamente investito in attività di rilevanza sociale. Il 45% di esso, in particolare, è destinato alla sezione trevigiana della LILT, la Lega italiana per la lotta contro i tumori, che con esso può sostenere le attività dell’ambulatorio senologico. Resta poi da quantificare, e non è sicuramente trascurabile, il valore della visibilità che Treviso in rosa, grazie all’ampia risonanza ottenuta sulla stampa locale e nazionale e all’attività sui social media, ha generato a favore delle stesse associazioni che collaborano con l’evento. Il “vince chi c’è”, slogan di tante iniziative sensibili ai temi della solidarietà, in questo caso diventa un bel “vincono tutti”. Treviso in rosa ringrazia, e pensa già al 2019.   

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