Lavoratori dei multiservizi, manifestazione in piazza dei Signori a Treviso
Contratto nazionale scaduto da 7 anni. Sono 7mila nella sola provincia di Treviso, e operano nello svolgimento di servizi essenziali, come pulizie in ospedali, case di riposo, asili, scuole
È ormai oltremodo urgente definire trattamenti economici e normativi congrui e dignitosi per quei lavoratori occupati in molti appalti pubblici e privati ai quali viene applicato il CCNL dei servizi integrati e multi servizi, scaduto ormai da 7 anni. Sono oltre 30mila in Veneto, circa 7mila nella sola provincia di Treviso, e operano nello svolgimento di servizi essenziali, come pulizie in ospedali, case di riposo, asili, scuole, università, uffici pubblici e postali, telecomunicazioni, banche, assicurazioni, centri commerciali, negozi, fabbriche. A sostegno della vertenza unitaria, nel trevigiano, dopo quello del 21 ottobre scorso, venerdì 13 novembre, avrà luogo, oltre allo sciopero proclamato a livello nazionale dalle Sigle di categoria, un secondo presidio dei lavoratori organizzato dalla FILCAMS CGIL in piazza dei Signori nel capoluogo della Marca alle ore 12.00.
«Dopo 7 anni, le dichiarazioni di disponibilità a concludere il rinnovo del contratto nazionale da parte delle associazioni datoriali sono solo parole, non seguite da comportamenti coerenti e da un cambio di impostazione nei contenuti -afferma il Segretario FILCAMS CGIL di Treviso Alberto Irone- Molte aziende del settore, che in modo rilevante si sviluppa in appalti pubblici, anche in questo periodo di emergenza sanitaria hanno incrementato in modo consistente il lavoro e i fatturati. Senza un rinnovo del contratto nazionale e relativi adeguamenti delle retribuzioni si continuerà a sfruttare il lavoro, il grande impegno e i sacrifici, la professionalità, la dedizione e la serietà proprio di quei lavoratori che sono tra i più essenziali. Lo sono sempre stati ma sono dopo lo scoppiare della pandemia il loro importante operato è stato messo in evidenza, ma ancora le parti datoriali non vogliono riconoscere a loro giusti diritti e dignità. Sono lavoratrici e lavoratori (il 70% del settore è rappresentato da donne), che hanno salari esigui, orari spesso ridotti, carichi di lavoro pesanti e condizioni difficili a causa delle quali spesso mettono a repentaglio la loro salute e sicurezza per garantire quella degli altri, di tutti noi». A fronte di tutto questo, le Sigle di categoria hanno proclamato lo sciopero nazionale del settore per l’intera giornata del 13 novembre.