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Due anni di Covid-19, approvato dall'Ulss 2 il piano pandemico aziendale

Il direttore generale Francesco Benazzi: «Abbiamo imparato tanto, e il piano è un primo strumento per documentare quanto fatto e immagazzinare la conoscenza per poterla ritrovare qualora, speriamo molto molto in là, ci dovesse tornare utile nel futuro»

Approvato il Piano pandemico aziendale Panflu, frutto di un complesso lavoro che ha coinvolto, a livello aziendale, ben tredici macroaree afferenti ai diversi ambiti, dai servizi ospedalieri a quelli territoriali, dalla sorveglianza epidemiologica alla comunicazione, dalla prevenzione al personale, solo per citarne alcuni. Il documento rappresenta una sintesi di quanto emerso, a livello aziendale, nella complessa gestione della pandemia e declina, per ogni macroarea le azioni previste nelle varie fasi dell’emergenza pandemica, di transizione, interpandemica e di allerta.  In particolare il documento affronta i temi della preparazione e della risposta nelle diverse aree di lavoro, evidenziando alcune buone pratiche messe a punto e rivelatesi importanti nell’affrontare le fasi più critiche dell’emergenza Covid.

«Nella redazione di  un piano pandemico aziendale, l’Ulss 2 ha visto una grossa opportunità - dice il direttore generale, Francesco Benazzi -. Sono passati tre anni dall’inizio del Covid, con moltissimi mesi in trincea. Noi abbiamo usato l’opportunità di questo documento per “distillare” la conoscenza che abbiamo tragicamente e faticosamente accumulato. Abbiamo imparato tanto, e il Piano pandemico aziendale è un primo strumento per documentare quanto fatto e immagazzinare la conoscenza per poterla ritrovare qualora, speriamo molto molto in là, ci dovesse tornare utile nel futuro. Una delle cose che emerge dalla lettura del Piano è la capacità camaleontica di trasformazione dell’Azienda. Il personale tutto si è messo a disposizione con uno spirito di abnegazione assolutamente encomiabile: tengo a sottolineare come, tuttora, la battaglia contro il Covid e l’impegno del personale tutto sia presente, con numeri, fortunatamente meno importanti e con situazioni meno allarmanti». 

«C’erano diversi modi per redigere questo importante documento – sottolinea il direttore sanitario, Stefano Formentini - Potevamo redigere un documento puramente burocratico o, invece, interrogarci con molta trasparenza su quanto è successo. Abbiamo costituito diversi gruppi di lavoro aziendale e abbiamo deciso di presentare una fotografia “reale” di quanto successo, senza omissioni, ma con un approccio molto trasparente. Abbiamo lasciato libero il personale di esprimere sia i punti di forza della risposta al Covid-19, ma anche di evidenziarne le eventuali criticità, sulle quali focalizzare la nostra attenzione per essere meglio preparati per il futuro».

Il coordinamento della stesura del piano è stato affidato al dottor Francesco Zambon, già funzionario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità quando la pandemia scoppiò. «Nel corso di questi tre anni di pandemia il mondo e la vita delle persone sono cambiati - il suo commento - . Ma, come tecnici, dobbiamo rimanere lucidi nell’approcciarci in maniera analitica nei confronti di quello è successo e adottare un processo onesto. Come scrivo in un capitolo introduttivo del piano, la pandemia ha costituito una catastrofe, nel senso etimologico del termine, un “rivolgimento”. Si è trattato di un rivolgimento totale del sistema, anzi, di tutti i sistemi, non solo quello sanitario. Pur nella drammaticità degli eventi, ci può essere del positivo in questo “rivolgimento”. I giapponesi hanno introdotto il termine di “kai-zen”, un lemma composto da due parole distinte “cambiamento” e “verso il meglio”. Siamo in una fase di “kai-zen pandemico”, possiamo utilizzare questo periodo per aggiustare il sistema verso un ulteriore miglioramento».

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