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Il volontariato veneto dice no alla leva obbligatoria

Lo CSEV (Coordinamento Spontaneo Enti di Servizio civile e Volontari del Veneto) esprime perplessità e stupore sulle ragioni che sembra muovano l’istituzione della leva obbligatoria

TREVISO Si torna a parlare, in questi giorni, di tornare alla leva obbligatoria, dopo il progetto di legge discusso in Consiglio regionale. Il ritorno ad un servizio militare o civile obbligatorio per tutti i giovani, sostengono i promotori, servirebbe ad educarli e farli maturare, a rinsaldare il desiderio di appartenenza al gruppo e, infine, a rafforzare anche l’impegno nel volontariato locale. Volontariato che sarebbe, come riportato di recente dalle agenzie di stampa, “nel sistema più organizzato e numeroso d'Italia di volontariato, frutto proprio di quella educazione al rispetto, alla disciplina e al dovere respirate nel servizio militare”. Lo CSEV (Coordinamento Spontaneo Enti di Servizio civile e Volontari del Veneto) esprime perplessità e stupore sulle ragioni che sembra muovano l’istituzione della leva obbligatoria, ritenendo che il Servizio Civile Universale sia lo strumento già esistente con cui puntare alla formazione dei giovani ed alla difesa non armata della patria. Un’occasione di impegno, di cittadinanza attiva, di occasioni per mettere in gioco le proprie capacità e di imparare facendo, per formare cittadini rispettosi e consapevoli.

Lo CSEV esprime, dunque, totale dissenso sull’istituzione di un servizio obbligatorio, che perderebbe totalmente valore, non muovendo dalle motivazioni dei giovani e dalla loro libera scelta, ma da un’obbligatorietà che renderebbe vana l’efficacia di qualsiasi proposta. Lo Csev ritiene che tutto il movimento del volontariato veneto, molto significativo ed esempio di riferimento a livello nazionale, non derivi certo dalla leva obbligatoria, ma dal senso di solidarietà dei cittadini sensibili alle esigenze di chi è in situazione di disagio, cittadini consci che lo Stato si costruisce a partire da noi stessi e dall’impegno di ognuno in collaborazione con gli altri, con competenza, dedizione e rispetto. Sarebbe meglio, quindi, investire sulla promozione del Servizio Civile Universale dei valori che lo ispirano, per allargare progressivamente il numero dei giovani e degli enti coinvolti. Occorrono campagne di informazione e sensibilizzazione, ma anche e soprattutto un lavoro capillare nel territorio, attraverso gli enti, le scuole, le istituzioni, le relazioni con le realtà giovanili locali.

Licio Palazzini, presidente della Cnesc, la Conferenza nazionale degli enti per il servizio civile, ha recentemente espresso un parere sull’esternazione sul tema della leva obbligatorio: “C’è necessità di politiche pubbliche di rinforzo del senso di appartenenza alla società civile sulla base di una libera scelta di partecipare. Per questo abbiamo chiesto l’applicazione del Servizio civile universale, e cioè permettere la partecipazione al Servizio a 100mila giovani, numero che coinciderebbe poi con quelli che già oggi chiedono di farlo, ma non possono per mancanza di fondi”. Per Palazzini, dunque, la vera sfida è “far partire e stabilizzare il Servizio civile universale. Si otterrebbe così in modo semplice un risultato concreto: avere ogni anno 100mila giovani impegnati in un’esperienza di civismo che può diventare contagiosa e ampliarsi”.  

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