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Vaccination Day a Treviso: «Immunità con il 65% dei vaccinati»

Domenica 27 dicembre al Ca' Foncello le prime due dosi iniettate all'infermiera Daniela Cavallin e alla dottoressa Micaela Romagnoli, primaria di Pneumologia

«L'arrivo del vaccino ci fa guardare al futuro con grande speranza. Oggi è un giorno davvero importante. Ringrazio tutti i nostri operatori sanitari che, con l'arrivo delle prime dosi, potranno lavorare in sicurezza».

Con queste parole, domenica 27 dicembre, il direttore dell'Ulss 2, Francesco Benazzi, ha presentato il Vaccination Day della provincia di Treviso. 875 le  dosi arrivate oggi in Veneto. Bisognerà aspettare 21 giorni per la seconda dose di richiamo. Erano da poco passate le 11.30 quando all'ospedale Ca' Foncello di Treviso la dottoressa Micaela Romagnoli, direttore della Pneumologia di Treviso, è stata la prima ad essere vaccinata insieme all'infermiera Daniela Cavallin: «Giornata storica, non nascondo l'emozione - ha detto Romagnoli - Gli ultimi mesi sono stati davvero difficili. Sono grata e onorata di far parte del progetto, credo fortemente nella ricerca scientifica. La speranza, ora, è di poter uscire da questa pandemia. Si tratta di un vaccino molto innovativo: sono molto speranzosa. In questo giorno dobbiamo ricordare tutte le persone che hanno perso la vita a causa del virus e tutti coloro che sono ancora ricoverati. Il vaccino non è l'unica soluzione, le norme anti-Covid dovranno continuate a essere sempre rispettate».

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Dopo le prime due vaccinazioni altri 105 operatori sanitari del Ca' Foncello sono stati vaccinati nella sola giornata di oggi. Il presidente Zaia ha poi spiegato: «Voglio ringraziare tutti gli uomini e le donne della sanità veneta. Abbiamo quasi 3400 persone ricoverate negli ospedali del Veneto. Oltre 6mila morti in Veneto. Un bilancio tragico e folle ma ribadisco che non siamo come Bergamo: stiamo curando tutti i pazienti che ci hanno chiesto assistenza. Se un anno fa ci fosse già stato il vaccino, non avremmo avuto tutti i morti che ci sono stati nel 2020. I vaccini saranno volontatri. I veneti riceveranno una lettera con cui verranno chiamati a vaccinarsi. Chi si vaccina lo fa per sé stesso ma soprattutto per gli altri. L'immunità di gregge sarà raggiunta con almeno il 65% dei vaccinati. I cinesi hanno sconfitto il virus perché si sono vaccinati. Esistono varie tipologie di vaccini: russo, cinese e Astrazeneca. In Italia partiremo con quelli di Moderna (in arrivo a metà gennaio) e Pfizer che richiede una doppia vacinazione (il richiamo sarà dopo tre settimane) e la catena del freddo. Il vaccino previene la malattia ed evita la diffusione del contagio. Pneumologia, Terapia intensiva, Pronto soccorso saranno i reparti dove vaccineremo con più urgenza. Subito dopo il personale sanitario toccherà a ospiti e personale delle case di riposo. La prevenzione resta fondamentale. Questa mattina ho sentito il dottor Arcuri e mi ha detto che il Veneto avrà una fornitura di 38mila dosi a settimana. Tutto quello che arriva lo somministreremo. Ho dato disposizione perché la regione si muova anche in autonomia, e non solo attraverso il Governo, per comprare le siringhe necessarie alla vaccinazione. Ad oggi il grado di infenzione degli operatori sanitari è inferiore a quello della popolazione. Il virus che abbiamo adesso in Veneto è diverso da quello di marzo e di questa estate. Ieri abbiamo trovato i primi tre casi di mutazione inglese in Veneto. Ad oggi nella nostra regione abbiamo 8 diverse mutazioni del virus. Di queste 8 due sono presenti solo in Veneto. Bisognerà analizzare al più presto e con cura le caratteristiche di queste nuove tipologie».

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