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Venerandi, "re" delle discoteche: «Riaprire deve valerne la pena, altrimenti tanto vale aspettare»

L'imprenditore fa le carte al momento: «Adesso speriamo di poter ammortizzare parte dei costi riprendo almeno i bar e i ristoranti, ma lo faremo solo a determinate condizioni»

«Sapete cosa vi dico? Le riaperture fatte cosi sono una cosa senza senso e gli aiuti alle imprese una colossale presa in giro. Adesso speriamo di poter ammortizzare parte dei costi riprendo almeno i bar e i ristoranti ma lo faremo solo a determinate condizioni». Renzo Venerandi, "re" delle discoteche del Veneto, ha le idee chiare su come i suo locali da ballo ma soprattutto bar, ristoranti e pizzerie, potranno alzare le serrande che hanno abbassato due mesi e mezzo fa.

«Io dico -spiega Venerandi- che senso ha riaprire il trasporto pubblico e non il ristorante? Ha ragione Zaia, con le giuste precauzioni si può aprire tutto: le palestre, le zone all'aperto, i le pizzerie. Le misure di contenimento? Stiamo vedere cosa ci faranno fare. Nei nostri locali noi gestiamo attività complesse che vanno oltre i divertimento del ballo, per il quale capisco che ci debbano essere dei tempi diversi. Ma le pizzerie? Se ci sono diciamo 600 posti se ne mettono trecento, seduti e un metro di di distanza, magari due. Lo stesso dicasi per l'intrattenimento all'aperto, ad esempio la piscina, per cui mancano però le linee guida. Ci dicano loro quante persone si possono far entrare nei lo faremo, con accessi controllati e regolamentati, dalle vasche agli spogliatoi. Ma in questo momento è giusto ripartire e farlo subito, altri due mesi di chiusura è sarà la fine».

Ma sulle aperture previste per il 18 maggio permangono ancora dubbi. «Dobbiamo capire -dice- se i costi lieviteranno. Ci sarà un incontro di tutti i presidenti di Regione per fare la valutazioni. Intanto aspettiamo di conoscere a quali condizioni ci faranno ripartire, perché deve valerne la pena, altrimenti tanto vale aspettare». Intanto i dipendenti restano in cassa integrazione. «Ne ho circo 220, di cui 120 regolari. Per loro si è scelto la strada degli ammortizzatori sociali, ma 200 sono stagionali e per questa gente non c' è nulla. Sono cuochi, camerieri di sala, intrattenitori. Si sta radendo al suolo un intero settore».

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