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Alloggi Ater, Zaia difende la riforma: «Fatta chiarezza e giustizia»

«Non faremo passi indietro sui caposaldi della nuova legge sugli alloggi di edilizia pubblica popolare: il patrimonio di quasi 40 mila case pubbliche del Veneto deve essere a servizio dei nuclei più deboli e più poveri, non di chi può permettersi di accedere al libero mercato. Questa è la finalità sociale dell’edilizia pubblica». Cifre alla mano, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, difende lo spirito e l’applicazione della riforma della regole di assegnazione degli alloggi Erp in Veneto. Le nuove regole,  che dal 1° luglio 2019 hanno introdotto contratti a termine e nuovi canoni parametrati al reddito e alla situazione patrimoniale dell’inquilino, hanno messo in evidenza che dei 39.733 inquilini di case Ater, 5823 inquilini hanno un Isee Erp superiore ai 20 mila euro, soglia massima di reddito fissata dalla legge per aver diritto ad una casa popolare. Per loro la legge dà due anni di tempo per trovarsi un nuovo alloggio sul libero mercato, oppure per rientrare nei limiti di reddito previsti.

«All’interno di questo numero, che  rappresenta meno del 15 per cento degli inquilini, ci potranno  essere casi sociali, persone anziane o con disabilità o famiglie in situazioni di criticità, di cui terremo certamente conto – ha ribadito il presidente – Abbiamo istituito, il 6 agosto scorso, sette nuclei tecnici territoriali per valutare le singoli posizioni e proporre, entro il 30 settembre,  eventuali aggiustamenti nelle norme per non creare situazioni di sperequazione o ingiustizia. Ma non cambieremo la legge 39, né siamo disponibili a chiudere un occhio verso i quasi 3 mila inquilini che non hanno presentato la dichiarazione Isee, né verso quanti, con centinaia di migliaia di euro di risparmi accantonati, si rifiutano di pagare i nuovi canoni: ricordo che attualmente in Veneto ci sono quasi 14 mila famiglie con redditi certificati sotto i 20 mila euro in attesa di un alloggio pubblico. La funzione sociale della Regione non è quella di essere una società immobiliare e di lucrare sugli affitti, ma quella di garantire il diritto alla casa a chi non ce la fa ad accedere ai prezzi di mercato».

«La nuova legge ci ha consentito di fare chiarezza e di fotografare, per la prima volta,  e in modo oggettivo, redditi e patrimoni mobiliari e immobiliari degli assegnatari – conferma l’assessore alla Sanità e al sociale Manuela Lanzarin – individuando anche casi clamorosi. Come quelli di chi con un milione di euro di risparmi paga 250 euro al mese di affitto per un alloggio di 100 metri quadrati o chi paga appena 10,87 euro al mese per un appartamento di 130 metri quadrati e ha accantonato depositi per 340 mila euro. Oppure come chi, pur disponendo di patrimoni immobiliari e immobiliare, non paga l’affitto da più di 4 mesi. Le sette Ater del Veneto registrano ad oggi 2108 inquilini morosi e hanno accumulato un credito ‘storico’ per morosità per 15 milioni di euro». La nuova introduzione delle soglie di reddito e di stato patrimoniale ha cambiato le regole di assegnazione: dal 1° gennaio 2019 sono 396 le assegnazioni di alloggi Erp avvenute in Veneto e tutte con canone medio mensile di 77 euro.

Presidente e assessore, infine, rivolgono un appello ai media e alla pubblica opinione: «Segnalateci i casi critici, i possibili errori amministrativi o di calcolo dei nuovi canoni: Regione e Ater sono pronte a valutare le singole situazioni e ad applicare correttivi. Ma non fate le barricate di fronte ad un intervento che riporta giustizia nella gestione del patrimonio pubblico e che vuole andare incontro ai più poveri,  a quanti sinora sono rimasti esclusi da un bene sociale, pur avendone diritto».

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