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Addio a suor Luisidia, caposala Aoui: salvò la struttura dai tedeschi con un finto funerale

Deceduta a 104 in serenità, fu caposala del Laboratorio analisi di Borgo Trento, dove era entrata nel 1939. «La provetta che arriva in laboratorio, in realtà è una persona che attende con ansia una risposta sulla propria salute e quindi sulla propria vita», disse anni fa

Si è spenta serenamente all’età di 104 anni suor Luisidia Casagrande, per tutti semplicemente suor Luisidia caposala del Laboratorio analisi di Borgo Trento. Per 68 anni ininterrotti quella è stata la sua casa, dove è entrata a ottobre del 1939 fresca del diploma di infermiera professionale conseguito grazie al consenso del suo istituto: Sorelle della Misericordia di Verona in Valverde.

Ma il ricordo di suor Luisidia non è legato solo alla eccezionale durata del suo servizio, la storica caposala è rimembrata da tutti, e dall’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, per come lo ha svolto. «La provetta che arriva in laboratorio, in realtà è una persona che attende con ansia una risposta sulla propria salute e quindi sulla propria vita - disse anni fa -. Perciò ho sempre considerato il sangue e i poveri campioni simbolo intero dell’uomo malato».

La professione sanitaria è stata per lei una missione anche umana, come confermano i due episodi che l’hanno resa popolare. Durante la Seconda guerra mondiale non solo ottenne la liberazione dell’allora primario del Laboratorio che era stato deportato dai tedeschi, ma salvò addirittura l’intera struttura con lo stratagemma del finto funerale. Nel 1943, nascose il materiale sanitario indispensabile per il funzionamento delle analisi in quattro bare. In questo modo, quando i tedeschi abbandonarono l’ospedale che era stato trasformato in struttura militare, il laboratorio non perse nemmeno un giorno di attività a favore della popolazione provata dalla guerra.

La passione di una vita ha avuto, negli anni, il giusto riconoscimento delle istituzioni. Nel 1976, gli Istituti ospedalieri di Verona le consegnano la medaglia d’oro di benemerenza; nel 2002 il Comune di Verona le assegna la medaglia d’oro della città, nel 2007 il Presidente della Repubblica le conferisce l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

«Quella di suor Luisidia è una storia personale e professionale di grande levatura - ha detto il direttore generale Aoui, Callisto Marco Bravi -. La nostra Azienda ricorda con affetto e stima il suo operato, nella convinzione che sono questi esempi di dedizione e passione ad aver fatto crescere sempre di più le nostre strutture. Suor Luisidia è parte del nostro progresso, ha cominciato quando ancora le analisi si facevano manualmente fino a utilizzare le più moderne tecnologie».

Luisidia Casagrande è nata in provincia di Treviso il 20 giugno 1918 da una famiglia di umili origini. Qualche anno dopo la licenza elementare ha chiesto di prendere i voti, è arrivata a Verona da sola alle Sorelle della Misericordia ed è entrata a far parte delle “Apostoline” nella sede di San Michele Extra. A Casa San Giuseppe di San Michele, ancora viveva, ha trascorso la vecchiaia, sempre lucida fino all’ultimo giorno. Il funerale si svolgerà lunedì 9 gennaio, alle ore 10, nella chiesa della struttura religiosa in via Serenelli a San Michele.

Il cordoglio di Zaia

“In quasi settant’anni di servizio ha dimostrato una dedizione che è stata frutto non solo dell’impegno professionale ma di una motivazione più profonda. Resterà un modello per tutti coloro sono impegnati nella nostra Sanità che è un’eccellenza per il livello qualitativo del lavoro che ogni giorno viene svolto da migliaia di professionisti e operatori oltre che per i livelli clinici e tecnologici di avanguardia di cui è protagonista”. Così il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime il suo cordoglio per la scomparsa a 104 anni di suor Luisidia Casagrande, religiosa sanitaria che ha prestato servizio per 68 anni all’Ospedale Borgo Trento di Verona. “La chiamavano l’Angelo del Laboratorio Analisi – prosegue il Governatore –, un soprannome che va ben oltre la sua posizione di decana delle caposala e di riferimento per generazioni di infermieri. Mi unisco alle numerose persone che in questo momento la ricordano e sono vicino a tutti coloro che le hanno voluto bene”.

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