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Messe con i fedeli in chiesa: le nuove disposizioni del Vescovo di Treviso

Ritorno alle celebrazioni da lunedì 18 maggio anche nella Marca. Monsignor Michele Tomasi avverte: «Volontari all'ingresso delle chiese, fondamentale il rispetto delle norme»

«Stiamo percorrendo strade nuove e per certi aspetti inesplorate, con l’impegno a vivere le nostre assemblee eucaristiche come un’autentica esperienza di Chiesa. La responsabilità per il bene comune ci impone a rispettare indicazioni di natura sanitaria che richiedono alle parrocchie uno sforzo organizzativo non indifferente. La assumiamo in piena disponibilità, consapevoli del valore morale di questo obbligo, assunto a servizio della salute di tutti i cittadini e del bene complessivo di tutta la comunità. Esprimiamo la nostra gratitudine al Signore che ci convoca alla sua mensa e dunque ci offre la possibilità di incontrarci di nuovo con Lui e tra di noi come assemblea». Sono le parole del vescovo di Treviso, Michele Tomasi, in apertura alle nuove disposizioni per la ripresa delle celebrazioni. Una fase che comincerà, in tutta Italia, lunedì 18 maggio.

Le nuove disposizioni danno attuazione al Protocollo predisposto dalla conferenza Episcopale Italiana, esaminato ed approvato il 6 maggio 2020 dal comitato tecnico-scientifico e sottoscritto il 7 maggio 2020 dal presidente della Cei card. Gualtiero Bassetti, dal presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, e alla Nota del Ministero dell’Interno del 14 maggio 2020. Il Vescovo, prima di illustrare tutte le attenzioni da avere e le regole da applicare, esprime gratitudine al Signore e sottolinea l’importanza del ritorno alle celebrazioni insieme con «la prudenza e la responsabilità per la salute ed il bene di tutti, soprattutto delle persone più fragili, nella complessa e difficile situazione della Fase 2 della pandemia di Covid-19». E invita tutti i fedeli, le comunità, i Consigli pastorali, a farsi carico di questa nuova fase, della responsabilità di una partecipazione attiva, paziente e premurosa, accanto e insieme ai parroci, ai quali viene chiesta molta di questa responsabilità. In questi giorni i parroci hanno già provveduto a calcolare la capienza delle loro chiese, considerando la distanza tra le persone che si deve assicurare (un metro, sia lateralmente che frontalmente), a segnare i posti da occupare, a ripensare il modo di muoversi durante la celebrazione. Fondamentale è la preparazione e l’organizzazione di un gruppo di volontari che accolgano i fedeli e li aiutino per l’ingresso in chiesa, favorendo la partecipazione delle persone disabili, che verifichino il rispetto del numero di presenze massime consentite, che accompagnino le persone all’interno e poi vigilino sull’uscita, affinché non si formino assembramenti.

Diverse, poi, le proposte per permettere a tutti coloro che lo desiderano di partecipare alle messe. Si va dalla possibilità di attrezzare il sagrato o un altro spazio vicino alla chiesa, ampliando lo spazio disponibile, alla possibilità di aumentare il numero delle celebrazioni, alla pubblicizzazione degli orari delle messe anche delle parrocchie vicine, o della stessa Collaborazione, dove magari ci sono chiese più capienti. Nelle chiese si raccomanda di non superare il numero massimo di 200 presenze, mentre se le celebrazioni sono all’aperto si raccomanda di non andare oltre i mille partecipanti. «Troviamo insieme i modi affinché nessuno si senta escluso, perché ciascuno possa sentirsi a casa» l’auspicio del Vescovo.

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