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Sabato, 20 Aprile 2024
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Dubbi su pesticidi e monocoltura, solidarietà al Vescovo di Vittorio Veneto

Dal presidente del Consorzio del Prosecco Doc Stefano Zanette fino a Elvira Bortomiol, presidente della Docg, tutti difendono il diritto della Chiesa a esprimersi sulla questione ambientale dopo gli attacchi social subiti da monsignor Claudio Pizziol

«Credo che la Chiesa abbia il diritto se non il dovere di intervenire sui temi dell'oggi e in particolare su quelli dell'ambiente. Vorrei solo dire al Vescovo Pizziolo che sul fronte dei trattamenti chimici del terreno tanto è stato fatto dai 12 mila produttori che rappresentiamo, con una costante riduzione dei fitofarmaci utilizzati per la coltivazione della viti  e soprattutto un monitoraggio continuo delle acque, del suolo e dell'aria per prevenire ogni fenomeno di inquinamento che possa recare danni alla salute pubblica». Così Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc, interviene sulla polemica  scatenata sui social, suo malgrado, dal vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo, che in una missiva inviata alla sua Diocesi in occasione del Mese del Creato, aveva criticato l'utilizzo della  monocoltura del prosecco e soprattutto l'uso dei pesticidi.

«Ma si tratta - spiega il responsabile della Comunicazione della Diocesi di Vittorio Veneto don Alessio Magoga - di un passaggio inserito in un contesto molto più ampio, in cui si affrontano i temi dell'inquinamento ambientale e degli stili di vita delle persone, così come quelli relativi alle ingiustizie sociali che vengono tollerate e persino giustificate. La Chiesa ha il dovere di testimoniare il Vangelo e il nostro vescovo ha voluto inserirsi nel dibattito in corso sulle qualità della vita nel territorio, partendo  dalle attività agricole".
"Sentiamo il richiamo - aveva scritto Pizziolo nella missiva -  al rispetto dell’ambiente e della salute delle persone, spesso minacciati dall’abuso dei cosiddetti “pesticidi”. Come pure sento urgente richiamare l’attenzione sul tema della preservazione della biodiversità, in un’area in cui la monocoltura (che rischia di diventare “monocultura”, dove non c’è spazio per chi la pensi diversamente) rappresenta un limite di cui tenere conto, tanto per le possibili ricadute economiche, quanto per quelle ambientali".
"Bene che la Chiesa dica la sua - è il commento di Elvira Bortomiol, presidente donna del Consorzio Docg - d'altra parte il mondo della produzione sta facendo enormi passi in avanti in senso autoregolatorio e il riconoscimento dell'Unesco delle nostre colline come "Patrimonio dell'Umanità" è non solo un elemento premiante ma anche di stimolo a fare sempre di più, a partire da una biodiversità (secondo il Consorzio Docg la quota di terreno "consumata" dai vitigni sarebbe pari solo al 5% n.d.r.) che rende questo territorio così straordinario"

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