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L'INTERVISTA

Wimbledon al via, l'analisi di Renzo Furlan: «Berrettini è l'uomo da battere»

L'ex numero uno azzurro, ora allenatore di Jasmine Paolini, è a Londra per uno Slam senza atleti russi e che non assegnerà punti: «Una scelta sbagliata». Sul padel: «Non ci ho mai giocato, fenomeno di massa importante». Organizzare un torneo Atp? «Il Nordest a livello economico può permettersi non uno ma più tornei»

Al via domani, lunedì 27 giugno, il terzo slam del 2022, il leggendario torneo di Wimbledon. In Italia l'attesa degli appassionati di tennis per la 135ª edizione dei Championships è tutta per Matteo Berrettini, che lo scorso anno giunse fino alla finale, ad un passo dal titolo, battuto solo da Novak Djokovic. In questi giorni a Londra si trova anche Renzo Furlan, trevigiano di Cimetta di Codognè, ex numero uno del tennis azzurro negli anni '90 e attuale allenatore di Jasmine Paolini. Con Furlan abbiamo analizzato i temi caldi del torneo al via sui prati dell'All England Club, le speranze di Sinner, il fenomeno padel e abbiamo dato uno sguardo al futuro, con l'idea di un torneo di livello da poter organizzare nella sua terra, il Nordest.

Subito chiediamo un pronostico sul torneo maschile. Berrettini è pronto per vincere il suo primo slam?

Sarebbe impossibile dire che non è pronto, anche perché lo scorso anno in finale si è arreso solo a Djokovic. Quest'anno si è presentato con due tornei sull'erba con due vittorie: sicuramente è l'uomo da battere.

Condivide la decisione di escludere gli atleti russi e bielorussi dal torneo? E quella di non assegnare punti per la classifica?

E' stata una scelta un pò frettolosa e completamente sbagliata ovviamente, lo dico da allenatore e da ex atleta, e di conseguenza anche quella di non dare i punti. Però quella è stata una conseguenza non dico scontata ma che bisognava forse prendere perché penalizzava troppo atleti russi e comunque anche atleti di vertice: Medvedev è il numero uno del mondo e non può mettere nel ranking un torneo come Wimbledon. Diventava una situazione troppo difficile, molto penalizzante.

Lo stesso Berrettini perderà tutti i punti conquistati con la finale dello scorso anno.

Penalizzerà Berrettini perché ha fatto la finale, però quello che conta è che sia estremamente competitivo: ha recuperato appieno dall'infortunio alla mano e i punti che non farà adesso li farà dopo. Vedo più penalizzato Novak Djokovic, che non ha potuto giocare in Australia e difendeva la vittoria anche li.

Cosa manca a Sinner per fare il definitivo salto di qualità?

Sinner secondo me è vicinissimo a fare cose straordinarie e le ha già fatte intravedere. Quest'anno ha fatto scelte importanti, anche impopolari, come lasciare l'allenatore storico (Riccardo Piatti ndr). Ha deciso per altre strategie e quindi deve trovare una sua regolarità, stabilizzarsi, avere un pò di continuità: è stata un'annata funestata da un pò di infortuni, però è un ragazzo motivato, pronto, ha le idee chiare. Scoppia la palla per quanto tira forte ed è estremamente determinato nell'arrivare in alto. Quindi io credo che, se non quest'anno, senz'altro il prossimo o nei prossimi due anni lui arriverà ad avere un'evoluzione che gli permetterà di giocare per il vertice.

In questi giorni Furlan è a Wimbledon per seguire Jasmine Paolini, numero 72 della classifica Wta. Il sorteggio del tabellone è stato infelice: al primo turno subito la Kvitova, che ha vinto a Estbourne.

Kvitova qui ha già vinto due volte. Per noi non è un problema: si va in campo e si da il massimo, poi quello che viene, viene.

Sull'erba il tennis italiano ha sempre fatto grande fatica: Berrettini è una felice eccezione.

Sull'erba si gioca tre settimane l'anno: è una fetta molto piccola di quella che è la programmazione annuale. Di conseguenza prepararlo è impossibile. Storicamente poi in Italia si gioca sulla terra e da qualche anno un pò di più sul cemento, però l'erba è lontana sia come filosofia che come obiettivo di espressione. Poi è ovvio che Berrettini ha qualità talmente straordinarie e una potenza con il servizio e con il dritto così devastante che gli permette molto di giocare qui: le sue caratteristiche si sposano perfettamente per questa superficie e riesce a dare il meglio. Gli inglesi, gli australiani, hanno un'altra filosofia di base, di partenza: sono cresciuti da piccoli giocando su superfici così. Gli americani sono cresciuti giocando fin da piccoli molto sul cemento e quindi sono portati anche loro a giocare qui. E questo anche per i giocatori dell'est Europa. Noi italiani abbiamo cominciato a cambiare impostazione da qualche anno, nel senso che adesso iniziamo ad avere giocatori che sono competitivi un pò su tutte le superfici, mentre prima si prediligeva molto la terra perché crescevi giocando su quel materiale. Adesso invece è molto più completo il tennista italiano.

Recentemente Pietrangeli ha definito il padel il "trionfo delle pippe". Cosa ne pensa?

Io credo che il padel sia un fenomeno di massa allucinante. Sta esplodendo e sta avendo una bellissima evoluzione, però lo conosco veramente molto poco. Nel senso che non ho mai preso una racchetta di mano, non ho mai provato a giocare a padel quindi non saprei dare un giudizio. Però è qualcosa di molto attinente al tennis e comunque si praticherà sempre nei circoli di tennis. Quindi, per forza di cose, ci saranno giocatori che giocano a padel e giocatori che giocano a tennis. Per me è una piacevole sorpresa questo fenomeno di massa.

I tempi sono maturi per un torneo Atp di livello nel Nordest? Sull'esempio di Umago, in Croazia, capace di attirare campioni come Alcaraz.

Il Nordest secondo me, a livello economico, può permettersi non uno, ma più tornei: il problema è scegliere le settimane giuste, riuscendo a creare un torneo che sia di interesse, in settimane dove è appetibile. Il secondo punto è ovviamente il prize money. Per attirare un giocatore di livello internazionale come Alcaraz deve essere un torneo come minimo 500. Un esempio è il torneo di Gaiba, che era un 125. Poi ci sono i 250, che sono la base. Poi ci sono i 500, come Barcellona, e i 1000, come Roma. Se si vogliono giocatori di caratura altissima si deve avere un prize money di almeno un milione di euro e questo inizia ad essere senza dubbio impegnativo. Però come base di partenza, se si riuscissero ad avere tornei nelle settimane prima di Parigi, magari quella immediatamente prima potrebbe essere interessante. O comunque in un periodo dell'anno in cui si cerchi di preparare quel tipo di tornei. Magari anche prima di Roma o Madrid: in questo caso si potrebbe avere la chance di dare vita a un bell'appuntamento e avere così un parterre non indifferente. A livello economico il Nordest è sicuramente pronto: organizzare un evento come Umago o un 500 non è così difficile.

Cosa c'è nel futuro di Renzo Furlan? C'è chi in passato ha accostato il suo nome alla squadra di coppa Davis come capitano.

No, non ho mai fatto mistero che fare qualcosa legato alla Davis non mi è mai interessato. Ho fatto il direttore del settore under 20, che mi è piaciuto tantissimo perché mi piace molto lavorare sul campo e comunque adesso la federazione ha dei capitani – sia nella squadra femminile che in quella maschile  – sia in gamba che giovani, dal futuro prospero.  Quindi, aldilà delle mie capacità, non credo di avere grandi chance, oltre al fatto di non essere motivato da quella parte li. Mi piace sempre la parte legata al campo. Mi vedo ad allenare; spero sempre di poterlo fare ad un livello appagante. Non mi dispiace spendere ore sul campo da tennis, quella è la parte che vedo anche nel prossimo futuro legata a me.

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