rotate-mobile
Salute

Cosa pensano gli italiani dei vaccini

C'è una grande discussione su qual è il migliore, nello studio effettuato risulta che l'efficacia è la prima cosa che fa propendere per la vaccinazione

L’unica “via di fuga” dalla pandemia Covid-19, al momento, sembra essere la profilassi vaccinale, ma la reputazione dei singoli vaccini ha una forte influenza. Il 41% delle opinioni sul vaccino è positivo; il 26% risulta avere una posizione neutrale, mentre il 34% percepisce i vaccini in maniera esclusivamente negativa. Ma perché, allora, quasi 1 italiano su 2 dichiara di non essere propenso a vaccinarsi, seppur sembra essere la possibilità più concreta per riappropriarci della nostra vita? Tra i più dubbiosi verso il futuro vaccino per Covid-19 vi sono le donne e le fasce più giovani, fino ai 40 anni. Decisamente intenzionati a vaccinarsi risultano essere invece gli over 60.

Le opinioni degli italiani

Tra gli eventi che hanno maggiormente impattato sulle opinioni più favorevoli le ritroviamo nella categoria «Efficacia», l’approvazione da parte dell’EMA e dell’AIFA dei vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca; le notizie relative agli ottimi dati durante i trial di sicurezza ed efficacia dei vaccini Moderna e AstraZeneca del 94–95% e del 100% sulle forme gravi; le notizie riguardanti l’efficacia del vaccino Pfizer contro le varianti inglese e sudafricana del virus; ai risultati positivi del vaccino Reithera al termine della prima fase, mostrando una sicurezza ed immunità del 92,5%; nella categoria «Distribuzione», l’arrivo del vaccino Sputnik, omologato in 16 paesi, ritenuto «molto efficace», secondo un'analisi dei test clinici pubblicata dalla rivista medica Lancet e validata da esperti internazionali indipendenti, e sicuro oltre il 90% contro le forme sintomatiche di Covid19.

Per quanto riguarda i contenuti che hanno espresso un orientamento negativo, i più rilevanti sono collegati all’annuncio, di Pfizer e AstraZeneca, di ritardi nella distribuzione dei vaccini anti-covid (categoria «Azienda»); ai casi di effetti allergici di un lotto del vaccino Moderna dopo la prima somministrazione in America, ai 23decessi, in Norvegia, dopo l’inoculazione della prima dose del vaccino Pfizer alle reazioni avverse in Italia, sempre al vaccino Pfizer (categoria «Effetti indesiderati»); ad articoli che riportano i ritardi sulla sperimentazione  e consegna del vaccino Sanofi, spostata al 2022, e successivo abbandono della produzione del vaccino per scarsa efficacia nel trial nei soggetti anziani (categoria «Efficacia»).

Quali sono le differenze tra i vaccini Covid?

Pfizer-BioNTech. il suo è il vaccino più utilizzato attualmente in Italia, destinato in via prioritaria agli operatori sanitari di ospedali e residenze sanitarie per anziani e agli ultra 80enni. È il primo vaccino al mondo ad essere stato realizzato con una tecnica completamente innovativa, quella dell’Rna messaggero. Il codice genetico correlato alla produzione della proteina Spike, che serve al virus Sars-CoV-2 per agganciarsi alla cellula umana, viene fatto penetrare all’interno della stessa cellula «a bordo» di un involucro che una volta compiuta la sua missione viene eliminato. In questo modo il sistema immunitario riceve le informazioni per intercettare il virus che contagia l’individuo e neutralizzarlo. Somministrato con due dosi intervallate da tre settimane, ha un’efficacia di oltre il 90%. Conservazione a -70 gradi. Indicazioni, dai 16 anni.

Il vaccino Moderna
È arrivato a inizio gennaio, basato sulla stessa tecnologia di Pfizer-BioNTech. Ha un’efficacia del 95%, Il vaccino è registrato sopra i 18 anni di età. Modalità di somministrazione, 2 dosi intervallate da 4 settimane. Conservazione a -20 gradi.

Il vaccino AstraZeneca
Messo a punto dallo Jenner Institute di Oxford e dall’Irbm di Pomezia è basato sul vettore virale, cioè utilizza un virus (dello scimpanzé), innocuo per l’uomo, che funge da navicella per trasportare nelle cellule umane il codice genetico delle proteine del virus contro le quali si vuole innescare la produzione di anticorpi. L’obiettivo è la proteina Spike. L’efficacia è del 62%, ma col passare dei giorni dopo la prima dose aumenta fino a raggiungere l’80% entro la 12ma settimana, quando viene somministrato il richiamo. L’Italia ha posto il limite dei 65 anni (l’Ema invece non ha indicato soglie) in quanto le prove di efficacia sono più solide in questa fascia di popolazione. Si conserva a 2-8 gradi ed è quindi molto più maneggevole.

Il vaccino Janssen (Johnson & Johnson)
Prodotto da Janssen, farmaceutica di Johnson&Johnson, è l’unico anti-Covid monodose, quindi non ha bisogno di richiamo. Si conserva in frigorifero tra 2-8 gradi, efficacia 72-86%. L’inoculo viene trasportato nell’organismo da un adenovirus reso innocuo.

Il vaccino CureVac
L’azienda tedesca è in partnership con Bayer. È un vaccino a Rna messaggero, come Moderna e Pfizer-BioNTech è atteso tra la fine di maggio e giugno. Non sono disponibili informazioni ufficiali sull’efficacia.

Il vaccino Novavax
E' partita la fase tre. Il preparato è basato su proteine che si trovano sulla superficie del virus.

Il vaccino Sputnik
È disegnato in modo «originale»: le due dosi, 21 giorni tra la prima e il richiamo, vengono veicolate da due diversi adenovirus che trasportano la proteina Spike. Il meccanismo di funzionamento è tipico dei vaccini vettoriali: indurre la protezione di Spike nelle cellule dell’ospite per stimolare la risposta immunitaria. Efficacia 91,6%, viene prodotto con formulazione congelata (-18 gradi) e liofilizzata (2-8 gradi). Approvato solo dalle autorità regolatorie russe, contatti preliminari con Ema.

La ricerca

Tra gli 8 i vaccini presi in considerazione (Pfizer/BionTech, Moderna, AstraZeneca, Sputnik V, Reithera, Curevac, Johnson&Johnson, Sanofi/GSK), quello che ha raccolto più contenuti online è Pfizer/BioNTech, circa la metà sul totale (48,8). Sul podio, sempre dal punto di vista volumetrico, seguono AstraZeneca (21,1%) e Moderna (19,8%). Inferiori al 4% le conversazioni sui restanti vaccini. Il trend mostra la distribuzione dei contenuti nel tempo: nel complesso la discussione sui vaccini è costante, ma per alcuni in particolare si notano dei momenti in cui la frequenza di pubblicazione si fa più intensa. A inizio febbraio i volumi sembrano diminuire per tutti i vaccini. Nell’ambito delle percezioni generate dai vaccini, è interessante notare come queste siano state influenzate anche dalla reputazione della casa farmaceutica a cui vengono riferiti; è il motivo per cui, ad esempio, Sanofi/GSK ha generato contenuti e registrato un lieve aumento della reputazione, sebbene non abbia sviluppato un proprio vaccino, ma abbia messo a disposizione la propria struttura per produrre vaccini di altre case farmaceutiche.

Considerando infine l’apporto reputazionale dei vaccini nel loro complesso, ne risulta un valore positivo, ma analizzando il trend lungo il periodo temporale, si nota un andamento poco stabile: a una crescita iniziale, dovuta alle notizie sull’arrivo e sull’efficacia testata dei vaccini, segue una significativa decrescita a partire da metà gennaio per i ritardi degli approvvigionamenti e quindi delle somministrazioni. A partire dall’approvazione del vaccino di AstraZeneca in Italia da parte dell’AIFA si registra invece una nuova inversione della curva, in campo positivo.

Dall’analisi di oltre 140 mila contenuti emerge come siano le notizie sull’andamento della distribuzione e sull’efficacia dei vaccini i temi maggiormente discussi e dunque quelli che hanno avuto una influenza maggiore sulle opinioni maturate dagli italiani sui vaccini.

Sono questi i primi risultati dell’analisi condotta da Reputation Science, società leader in Italia nell’analisi e gestione della reputazione, per elaborare una fotografia della percezione degli italiani rispetto ai vaccini in commercio contro il Coronavirus.

Auro Palomba, Presidente di Reputation Science, ha dichiarato: “L’atteggiamento e la fiducia degli italiani verso i vaccini saranno determinanti per la capacità del nostro Paese di mettersi alle spalle il Covid il prima possibile. Purtroppo la gestione delle informazioni sui tempi della distribuzione e sull’efficacia ha contribuito in molti casi a generare perplessità e diffidenza. Adesso più che mai è necessario un cambio di passo adottando un approccio comunicativo puntuale e trasparente. Da questa scelta dipende la ripartenza del nostro Paese.”

Andrea Barchiesi, CEO di Reputation Science, ha aggiunto: “La conversazione on line è polarizzata al momento su tre vaccini, Pfizer/BionTech (48.8% del totale), AstraZeneca (21.1%) e Moderna (19.8%). Il 34% dei contenuti è negativo e sono legati a temi di distribuzione, efficacia e percorso di sperimentazione. La reputazione delle stesse aziende farmaceutiche ha un impatto importante sulla percezione dei vaccini prodotti (10.3%). Si registra una forte componente ideologica e preoccupanti livelli di disinformazione che si innestano nelle tante sacche novax in rete. Non è un caso se nei social si concentra il maggior attrito nelle opinioni sui vaccini (37% negativo contro 36% positivo). Aziende e istituzioni devono essere particolarmente attente nei riguardi di questo fenomeno, che è già in pieno sviluppo e può creare resistenza ai piani vaccinali, danneggiare la salute e ritardare l’uscita dalla crisi con tutto quelle che ovviamente ne consegue.

Le differenze tra i vaccini americani, europei, cinesi, russo secondo gli scienziati

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Cosa pensano gli italiani dei vaccini

TrevisoToday è in caricamento