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Arturo Martini lo scultore il trevigiano considerato oggi fra i più importanti in Italia

Lo storico museo di Treviso, Luigi Bailo, ha voluto dedicare una sezione di quasi 140 opere fra terracotte, gessi, sculture in pietra, bronzi del maestro

Personaggio di spicco nella scultura tra le due guerre il trevigiano Arturo Martini, nacque nel 1889, terzo dei quattro figli di Antonio, di professione cuoco e di Maria Della Valle, cameriera originaria di Brisighella. I caratteri opposti i genitori, l'uno taciturno e tenace, l'altra passionale e fantasiosa, segnarono profondamente la formazione dell'artista. Dopo aver frequentato lo studio dello scultore conterraneo Antonio Carlini ed aver lavorato presso fabbriche di ceramica a Venezia, dove scoprì la plastica di Medardo Rosso, Martini si spostò a Monaco dove seguì le lezioni di Adolfo Hildebrand studiando su modelli la scultura antica e del Rinascimento. Significativa per la sua formazione, la conoscenza in Germania degli artisti, pittori e scultori  del gruppo della «Brucke» e del loro violento espressionismo,

Tra il 1911 e il 1912 Martini soggiornò a Parigi dove conobbe la scultura del Maillol e la grafica dei «Nabis». Nel 1912, espose al Salon d'Automne insieme con De Chirico, Boccioni, Modigliani e con il pittore veneziano Gino Rossi con il quale aveva già amicizia e comunanza di interessi artistici. La vera storia del Martini ha inizio dopo il suo congedo dal servizio militare da lui prestato, però non in zona di guerra, dal 1916 al 1919. Nel 1920 infatti Martini tenne a Milano la sua prima «personale» presentata dal pittore Carlo Carrà che su di lui eserciterà, specialmente nel corso degli anni Venti, un notevole ascendente nel senso di una essenzialità volumetrica e di un'estrema semplificazione nel modellato. È in questo periodo che il Martini entra a far parte del gruppo formatosi intorno alla rivista «Valori plastici» fondata nel  1918 dal pittore Mario Broglio. Una sorta di «richiamo all'ordine» ispirato all'arte del Trecento e del primo Rinascimento, grazie al quale Martini superò il naturalismo ottocentesco riscoprendo e facendo rivivere la solenne umanità della nostra scultura antica.

Nel 1925 Martini venne invitato ad esporre con una sala alla III Biennale di Roma, mentre nel 1926 partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia, dopo i precedenti ripetuti rifiut e nello stesso anno espose alla prima mostra di Novecento. Nel 1929 venne chiamato alla cattedra di Plastica decorativa all'ISIA di Monza dove la sua Leda col cigno, scultura in gesso, è rimasta ad arricchire la raccolta dei Musei Civici monzesi. Nel 1931 ricevette il premio per la scultura alla I Quadriennale di Roma e nel 1932 ottiene una sala personale alla Biennale veneziana. Nel 1941 presenta a Milano alla galleria Barbaroux la sua prima mostra di dipinti e l'anno successivo viene chiamato ad insegnare all'Accademia di Venezia.

Dal 1937 si fecero frequenti i soggiorni dell'artista a Carrara dove nell'antico laboratorio dei Nicoli si appassionò alla tecnica del marmo: dove scolpì nel 1941 con grande magistero la celeberrima Donna che nuota sott'acqua testimonianza di una sempre maggiore libertà espressiva, consapevole che l'arte statuaria aveva fatto il suo tempo, tanto che nel 1945 avvertendo il limite e la crisi della propria arte scrisse in Scultura lingua morta.

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(Foto da www.palazzodellaragioneverona.it)

Scultore ufficiale del regime fascista, conseguì grandi opere celebrative e monumentali per palazzi di Giustizia, chiese ed università. Le invidie per il suo successo, e le ingiuste accuse gli resero amari gli anni nell'immediato dopoguerra e la fine che lo colse nel 1947, il 22 marzo, colpito da paralisi cerebrale.

Nel 1967 la grande mostra monografica dedicata allo scultore, allestita su progetto di Carlo Scarpa nel convento di Santa Maria a Treviso, spronò l'amministrazione ad acquisire il complesso di Santa Caterina, oggi sede principale dei Musei civici di Treviso. A lui sono dedicati numerose scuole italiane, tra cui la scuola media statale di Santa Maria del Rovere a Treviso e il liceo artistico di Savona. Lo storico museo di Treviso, Luigi Bailo, riaperto nell'ottobre del 2015 dopo numerosi interventi di ristrutturazione, ha voluto dedicare una sezione di quasi 140 opere fra terracotte, gessi, sculture in pietra, bronzi del maestro, testimoniando l'importanza che questo artista ha avuto nel mondo dell'arte nitaliana e non solo.

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(1942 il Monumento a Tito Livio - Università di Padova)

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