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I "can da ceéta", ombre di anime dannate e respiri affannati di spiriti in pena a Follina

La leggenda vuole che tanto tempo fa, per i colli del vittoriese, i "cani" di una vecchia famiglia vagassero la notte ululando alla Luna e spaventando i forestieri di passaggio

FOLLINA "Il Mastino dei Baskerville" di Sir Conan Doyle è stato un libro che ha fatto la storia della letteratura e del giallo-mistery, un romanzo che ancora oggi viene considerato tra i migliori del suo genere e a cui tanti registi cinematografici si sono dedicati per trasportare le parole in immagini su pellicola. Ad appassionare i lettori era la figura della belva che di notte vagava per le brughiere uccidendo chi le si parava di fronte, un cane comparso dagli "inferi", un mostro che sembrava perseguitare gli eredi maschi di Baskerville Hall, causando loro una morte violenta.

Ma che forse il noto letterato inglese abbia preso spunto, per il suo racconto, da una leggenda antichissima ambientata a Follina? Se infatti chiedete a nonni e bisnonni del vittoriese, sicuramente vi sapranno raccontare la storia de "“i can dei siori” che durante le sere d’estate venivano sentiti ululare alla notte in tutta la zona. Si udivano, ma non si scorgevano però e questo creò sostanzialmente un mistero mai risolto. Tutti ne percepivano infatti l'oscura presenza e i più piccoli erano sempre spaventati dagli abbai di queste creature che solo in presenza della Luna uscivano dai loro più bui anfratti, come se uscisssero a caccia direttamente dalle profondità della terra. Un abbaiare finissimo e continui latrati lamentosi erano ormai il leitmotiv per le notti dei vittoriesi, che vivevano dei veri momenti "horror" degni del più grande Hitchcock. Si sentivano infatti i guaiti prolungati e strazianti avvicinarsi rapidamente tanto che, ad un certo momento, si poteva perfino percepire il respiro affannato delle belve in corsa repentina lungo i colli, anche perchè gli animali erano spesso seguiti da un rumore sinistro di catene trascinate sul selciato, di ceppi, come di chi tenti di liberarsi da una prigionia infinita.

E' proprio per questo motivo che gli anziani in passato raccontavano ai bambini che se sentivi sopraggiungere il “can dei siori” o “can da ceéta” poi scorgevi la sua ombra incalzante e terrificante. Passava infatti velocissimo tra le gambe e spariva sempre più affannato e disperato come un animale in pena. I più piccoli ne erano così impauriti, gli adulti ne avevano grosso timore. “Anime del purgatorio, forse” o “anime dannate da secoli”, dicevano i vecchi e chiudevano poi il discorso recitando con più fervore la corona del rosario. La verità però non è data conoscerla, ma come Arthur Conan Doyle scrisse nel "Mastino dei Baskerville" nel 1902: "Tutto ciò che non è noto appare straordinario".

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