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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il dialetto Veneto: inconfondibile per i suoi modi di dire e le curiosità che nasconde

Molto usato tra i nonni ma diffuso anche tra i giovani, il dialetto trevigiano viene considerato da molti unico nel suo genere. Alla sola pronuncia, in qualsiasi luogo ci si trovi fuori dal Veneto, la nostalgia di casa riaffiora

A partire dal suo utilizzo nel teatro goldoniano, il dialetto Veneto viene da sempre considerato come espressione di lingua molto orecchiabile e gioiosa. Vi proponiamo alcuni suoi aneddoti che per molti potrebbero far risorgere vecchi ricordi, per altri invece potrebbero risultare come nuove scoperte. Partiamo con tre parole dialettali il cui significato non hanno una precisa corrispondenza con l'italiano e per questo vengono considerate i "must" della lingua veneta:

Bocia, utilizzato anche nel Piemonte e nella Lombardia con i corrispettivi significai di bambino nel primo caso e garzone nel secondo, non è certa la databilità di questo termine. Sta di fatto che è nel Veneto questa parola viene ancora oggi usata con maggiore frequenza e con un duplice senso, il primo ha un significato aggiuntivo, e sta ad affermare che un ragazzo viene considerato "proprio un bocia" se ha la caratteristica di immaturo e infantile, al contrario, una persona può definire se stessa "un bocia" nel caso in cui  voglia ricordare un fatto compiuto in giovane età.

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Ombra, ha in italiano un suo specifico significato, ma in dialetto Veneto assume una rilevanza diversa, quella di un bicchierino di vino, più specificatamente la quantità servita in osteria: un decimo di litro. Il termine sembrerebbe provenire da Venezia nella fattispecie da Piazza San Marco, dove le bancarelle del mercato in cui si vendeva vino, venivano spostate per seguire l'ombra del campanile per non far alterare il prodotto, questo è il motivo per il quale si usa dire dàme ‘n’ombra.

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Bronzsa cuerta è l’espressione molto sentita in Veneto che letteralmente in italiano si corrisponde a due parole "brace coperta", che non hanno a che vedere con lo spirito originario della frase dialettale. Il termine viene infatti attribuito ad una persona che all’apparenza può sembrare pacifica ma che in realtà è di carattere vivace. Molte volte questo modo di dire viene usato in riferimento ai bambini dagli apparenti modi educati o calmi i quali, appena viene dato loro libero sfogo, si rivelano spigliati, comici e senza regole.

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Dopo avervi omaggiato di queste tre chicche, vi proponiamo ora curiosi modi di dire tipicamente trevigiani sperando che nel leggerli, ricordi affiorino nella vostra mente...

L'inverno se no'l morsega coi denti el dà co la coda.
L'inverno se non morde con i denti frusta con la coda.

Ghe né pì di che uganeghe.
Ci sono più giorni che salsicce.

Le ore xe ani par chi speta.
Le ore sono anni per chi aspetta.

A genaro e febraro metete el tabaro.
A gennaio e febbraio mettiti il cappotto.

Quando el gran se incurva el contadin se indrissa.
Quando il grano si piega il contadino si raddrizza.

Non poteva mancare una sezione appositamente dedicata alla celebri frasi durante la guida di ogni giorno, simpaticamente lasciandovi a queste perle di saggezza vi invitiamo a continuare a seguirci sperando di avervi in qualche modo rallegrato la giornata...

Attenzione Vento = Ocio ke tira aria, cuerdate

Lavori in corso = Certo ke proprio un quo i doveva tacarse a lavorar drio a strada

Attraversamento pedoni = Sta tento ai omeneti ke te traversa a strada

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