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"Warhol icona immortale che ha anticipato il futuro": intervista ad Achille Bonito Oliva

Il celebre critico d'arte incanta Ca' dei Carraresi con un intervento magistrale dedicato al genio della Pop Art. Abbiamo avuto il privilegio di intervistarlo prima dell'inizio della serata

TREVISO Voce rauca e atteggiamento tanto burbero quanto affascinante: il critico d'arte Achille Bonito Oliva è ospite a Ca' dei Carraresi per un incontro esclusivo con il pubblico trevigiano dedicato a uno degli artisti che più ha amato e studiato nella sua lunga e invidiabile carriera.

Andy Warhol e il mondo della Pop-Art sono argomenti che non hanno più segreti per il critico della Transavanguardia italiana. Poche ore prima della conferenza organizzata dai curatori della mostra "Andy Warhol Superstar", abbiamo avuto il priveligio di incontrare Bonito Oliva per rivolgergli qualche domanda sul suo rapporto con un artista tanto conosciuto quanto importante per la storia dell'arte contemporanea. Le sue risposte sono una preziosa testimonianza per capire quanto il genio dell'artista statunitense abbia influenzato la nostra contemporaneità.

- Da grande conoscitore ed esperto dell'opera di Warhol quali pensa siano stati gli elementi della sua arte che hanno influito maggiormente sul nostro modo di vivere quotidiano?
Prima di tutto bisogna ribadire e sottolineare quanto Andy Warhol sia stato un vero e proprio precursore del futuro. Sono innumerevoli le caratteristiche della sua arte in grado di anticipare comportamenti e innovazioni oggi attualissime. Le sue opere mettono in scena il concetto di uomo massa come mai era stato affrontato fino ad allora. Il suo è un lavoro di mistificazione dell'immagine che si allontana dai canoni classici dell'opera unica, neutrale e oggettiva. Una sua celebre frase recita: "L'America è democratica perché tutti bevono Coca-Cola". E' il preludio artistico al consumismo sfrenato e alla massificazione esasperata della nostra contemporaneità.
- La mostra a Ca' dei Carrersi è incentrata sul tema della celebrità, centrale nella produzione dell'artista americano. Da questo punto di vista quali sono i ritratti più emblematici, a suo modo di vedere, nel vasto corpus di opere warholiane?
Non è una scelta semplice da fare ma di sicuro i ritratti di Marilyn Monroe e Jackie Kennedy sono quelli per me più significativi. In essi la dimensione della celebrità (già estremamente complicata di per sé) incontra l'elemento tragico e dà vita a un prodotto visivo unico per gli occhi dello spettatore. La grandezza di Warhol, anche nel momento in cui immortala personaggi reali segnati dalla tragedia, è quella di non drammatizzare mai la realtà restituendoci l'importanza del vissuto e facendo prevalere sempre la bellezza della vita. I ritratti di personalità celebri e il rapporto con la celebrità sono centrali nella mostra di Ca' dei Carraresi che ha il pregio di aver costruito un percorso che accompagna il visitatore in una dimensione multimediale che non abbraccia solo l'arte tradizionale ma si serve anche delle più moderne installazioni visive, creando un'esperienza poliedrica, proprio come l'arte del maestro.
- Al giorno d'oggi Warhol rimane uno degli artisti più inflazionati dell'arte contemporanea. Le mostre e le pubblicazioni a lui dedicate non si contano nemmeno più. Fatta questa premessa, c'è secondo lei la possibilità di raccontare in futuro qualcosa di nuovo e sconosciuto, a livello museale, sulla vita e le opere di un genio così grande?
La mostra in corso a Treviso in parte lo fa. Io stesso, che in passato ho curato a Napoli una grande esposizione dedicata a Warhol, sono rimasto colpito e sorpreso nell'ammirare le opere esposte a Ca' dei Carraresi. Certo, su Warhol è stato detto e scritto veramente tanto, ma la sua grandezza risiede proprio nell'infinità pluralità di pregi e qualità che renderanno, anche in futuro, ogni esposizione a lui dedicata unica e irripetibile nel suo genere.
- E' possibile, secondo lei, che negli anni a venire possano ricrearsi condizioni simili a quelle che hanno portato alla creazione di un movimento artistico come la Pop-Art?
La vedo molto difficile come ipotesi. Nel suo genere la Pop-Art è stata un movimento unico. Equivale, in termini di paragone, al Rinascimento italiano per gli Stati Uniti d'America perché è stato un movimento artistico che ha saputo cogliere e raccontare tutti i grandi cambiamenti di quell'epoca: dalla rivoluzione del 1968, passando per la guerra del Vietnam e arrivando ai moderni sviluppi della celebrità e della società consumistica. In tutto questo fervore culturale Andy Warhol è stato il Raffaello della società di massa americana. Timido e riservato, ma anche dotato di grande sensibilità. Nel suo linguaggio oggettività, riproduzione, modularità, ma anche neutralità, impersonalità e serialità si uniscono tra loro in una combinazione unica e irripetibile che difficilmente potrà essere emulata, non solo nel presente, ma anche negli anni a venire.

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