Quarant'anni fa l’addio a Giuseppe Mazzotti, il trevigiano che anticipò il futuro
Il direttore dell’Ente provinciale per il turismo lasciava per sempre la sua amata città il 28 marzo 1981, regalandole un’eredità culturale vastissima e per molti aspetti anticipatoria delle tendenze e delle teorie che sarebbero state codificate solo diversi decenni più tardi
Ha parlato, ha scritto, ha fatto. Limitiamoci a registrare che certe cose le ha dette o scritte o fatte con quarant’anni di anticipo”: il giornalista Gastone Favero concludeva con queste profetiche parole il filmato “Un’ora con Bepi Mazzotti”, prodotto dalla Rai nel 1972 per raccontare le passioni e le battaglie di Mazzotti, in dialogo con amici come Freya Stark, Toti del Monte, Andrea Zanzotto, Claudio Scimone, Toni Benetton, Augusto Murer. E oggi, a quarant’anni dalla scomparsa (avvenuta a Treviso il 28 marzo 1981), non si può che essere d’accordo, gli interessi e l’approccio di Mazzotti sono quanto mai attuali. Lo si identifica spesso come intellettuale, giornalista ed editorialista, alpinista, scrittore, enogastronomo, organizzatore di mostre d’arte e scopritore di talenti, ecologista ed esperto di marketing territoriale ante litteram ma, in realtà, fu tutte queste cose e molto di più: Mazzotti fu una di quelle personalità geniali che il proprio tempo non riuscì a riconoscere e a capire a pieno, proprio per quel loro essere “proiettate oltre”.
Seppe comprendere per primo il valore e l’unicità di molte ricchezze del territorio, ravvisando in esse il ruolo di driver dello sviluppo culturale e turistico: tra queste in primis le ville venete, le Dolomiti, la Strada del Vino bianco, tre eccellenze divenute a distanza di diversi anni patrimoni Unesco, ma anche la cucina, l’artigianato, i canti popolari. La battaglia per le ville venete, di cui è identificato come il “salvatore”, è sicuramente quella che più di tutte sintetizza le sue doti e il suo profilo: Orio Vergani l’8 marzo 1958, nell’articolo “Il Robinson delle ville venete” su Il Corriere della Sera, la definisce “il capolavoro della sua vita”, riconoscendo che “è probabile che Mazzotti non consideri la sua fatica se non l’inizio di un impegno anche più vasto”.
Mazzotti viveva guardando al futuro e, come lui avrebbe voluto, le sue “battaglie di civiltà”, all’indomani della sua scomparsa, sono state sposate da un gruppo di amici –Adriano Zanotto, Toni Benetton, Cino Boccazzi, Giovan Battista Ceriana, Ugo Fabris, Alessandro Meccoli e Giovanni Vicentini-, dall’Associazione “Amici di Comisso”, dal Comune di San Polo di Piave e dal Touring Club Italiano, che nel novembre 1982 si costituirono in Comitato Promotore istituendo il Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti per la letteratura di montagna, esplorazione e di ecologia, presentato ufficialmente il 16 maggio 1983 al Circolo della Stampa di Milano.
“Mazzotti – ricorda il presidente del Premio Roberto De Martin - ha lasciato un’eredità importante, anche se è stato poco ascoltato ai suoi tempi. Meno male che è stato ascoltato per le ville venete: già questo è stato un grande merito di Mazzotti e della gente che le ha volute in terra veneta e friulana. Il Nordest può andare fiero di queste realizzazioni”. Da alcuni anni l’Associazione Premio letterario Giuseppe Mazzotti ha intensificato il proprio impegno per far riscoprire la contemporaneità del proprio ispiratore, soprattutto ai più giovani.
Nel 2019 è stato inaugurato il progetto “Mazzotti contemporaneo”, che si è concretizzato nel convegno “Mai più l’ambiente preso in giro” di Asiago (Vicenza) e nel libro “Terra. Ultima chiamata” a cura di Salvatore Giannella, e nello stesso anno è stato avviato il progetto di realizzazione di video che raccontano gli aspetti di innovatività di Mazzotti ricorrendo ad esempi e al linguaggio attuali. Dal 2020, inoltre, il Premio Giuseppe Mazzotti Juniores (istituito nel 2007), rivolto agli studenti degli istituti superiori e anno dopo anno sempre più atteso e partecipato, ha assunto dimensione nazionale e da poche settimane ha presentato la propria nuova veste grafica, ideata da Nicola Ferrarese, codirettore del Treviso Comic Book Festival.
Anche il Premio Gambrinus Guseppe Mazzotti, sostenuto dal main partner Intesa Sanpaolo e da importanti realtà economiche del Triveneto e patrocinato da patrocinato e sostenuto da Touring Club Italiano, Club Alpino Italiano, Regione del Veneto e Reteventi Provincia di Treviso, pur essendo il riconoscimento più antico, edizione dopo edizione è riuscito ad intercettare opere capaci di attivare importanti dibattiti: tra queste ricordiamo ad esempio “Patagonia Express” di Luis Sepulveda, “Paesaggio Costituzione Cemento” di Salvatore Settis (edizione 2012), “Verde brillante” di Stefano Mancuso e Alessandra Viola (edizione 2014), “Eravamo immortali” di Manolo (edizione 2018) e molte altre. Notevoli anche i personaggi destinatari del Premio Honoris Causa: da Don Luigi Ciotti a Kuki Gallmann, da Renato Cevese a Giulia Maria Crespi fino a Brunello Cucinelli.
Una volta l’anno con la cerimonia conclusiva del Premio al Parco Gambinus di San Polo di Piave si rivive l’atmosfera del cenacolo di talenti: se nella “piccola Atene” di Mazzotti ravvisiamo la cellula costitutiva, il concorso ha saputo allargare l’orizzonte al piano nazionale e internazionale. Grazie al Premio la “piccola Atene” è diventata una città virtuale in cui convergono le idee e gli sviluppi più interessanti del momento nei settori di interesse che Mazzotti aveva a cuore.