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La Treviso trasgressiva prima della legge Merlin: la mappa dei bordelli

La mitica "Cae de oro", a pochi passi dal tempio di San Nicolò, era il quartiere a luci rosse della città ma le "lucciole" dell'epoca si vendevano anche sulle mura cittadine

TREVISO C'era una volta una Treviso all'insegna della trasgressione, la Treviso dei bordelli, delle prostitute che si vendevano sulle mura, sulla falsariga di quanto avviene sulle nostre statali, o delle rispettabili signore che si concedevano ai clienti vip, roba da far impallidire le “escort” dei nostri tempi. Poi arrivò la legge Merlin, nel 1958, e si concluse definitivamente un'epoca.

I bordelli nella Marca si trovavano nei principali centri come Montebelluna, Castelfranco, Montebelluna, Oderzo ma la vera capitale della perdizione sessuale era proprio Treviso dove l'offerta (e figuriamoci la domanda) di certo non mancava. Il vero e proprio quartiere a luci rosse della città si trovava a pochi passi dai luoghi simbolo della cristianità a Treviso, ovvero il tempio di San Nicolò e il Duomo. Parliamo della leggendaria Cae de Oro e di via Castelmenardo e via delle Oche (ora via Toniolo), una zona in cui le case chiuse erano numerose e accoglievano clienti di ogni tipo, si dice anche i preti che pubblicamente attaccavano questa forma di perdizione ma poi... Del resto andare al bordello, malgrado la cosa fosse sottaciuta, non aveva la stigma sociale che questo comportamento potrebbe avere oggi proprio perché molti all'epoca vivevano le prime esperienze sessuali in queste alcove e l'usanza di andarci in compagnia di amici era ben diffusa. In epoca fascista le case chiuse erano ben tenute d'occhio dallo spionaggio del regime proprio per questa frequentazione così trasversale.

Le case chiuse più note dell'epoca in città erano Dotto, della Ada, quello della Menta, della Leda (il più costoso), il Piccolo Eden (solo donne di alto borgo, spesso sposate e con figli) ma le cronache dell'epoca ricordano anche quella in via Roggia e nell'attuale piazza San Parisio. Alla prostituzione ufficiale, con tanto di carabiniere all'esterno di ogni bordello per regolarne gli ingressi (ne esisteva spesso però una secondaria per i clienti più in vista), andava sommata anche quella clandestina, sia in case private che sulle mura cittadine. Sesso a basso costo perché tutti, o quasi, potessero assaporare la trasgressione.

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