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Coronavirus: «Famiglie in affitto dimenticate dal decreto Cura Italia»

E' l'allarme lanciato da ASPPI, l'associazione sindacale dei piccoli proprietari immobiliari. «Dal Governo bonus e agevolazioni sugli affitti solo per commercianti e artigiani»

Il Coronavirus sta mettendo a durissima prova la tenuta economica di molte famiglie italiane. Dopo la pubblicazione del decreto "Cura Italia" l'Asppi ed il Sunia di Treviso hanno lanciato un importante appello nella speranza di poter tutelare le famiglie trevigiane in affitto trovatesi in una situazione che rischia di penalizzare sia i proprietari delle case che gli inquilini.

«La situazione delle famiglie in affitto è stata completamente dimenticata dal decreto "Cura Italia" - affermano la dottoressa Alessandra Gava, Segretario del Sunia di Treviso, e l'avvocato Andrea Gatto, presidente dell'Asppi di Treviso - Moltissimi inquilini in questo periodo ci stanno chiedendo chiarimenti e informazioni. Da una parte ci sono le famiglie in difficoltà con il pagamento degli affitti, dall'altra gli affittuari che vogliono sapere come devono comportarsi di fronte alle richieste di sospensione dei pagamenti a causa delle attuali difficoltà economiche. Il decreto Cura Italia - proseguono le due associazioni - omette di rifinanziare il fondo di sostegno all’affitto ma prevede la possibilità di sospendere fino al 30 giugno 2020 le procedure esecutive degli sfratti determinando per i proprietari un'ulteriore ritardo nella liberazione dell’immobile ed un aggravio delle perdite economiche nei casi di prolungata morosità. In tutto questo il Governo ha introdotto un bonus sugli affitti a favore di commercianti, artigiani e di tutte le attività che pagano un affitto per un locale commerciale. La misura, per ora, riguarda solo il mese di marzo, ma molto probabilmente se dovesse continuare l’attuale blocco verrà estesa anche ai periodi successivi.
A tutti viene riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 60% dell’ammontare del canone di locazione del mese in questione. Il bonus non andrà a tutte le tipologie di superfici commerciali o produttive, ma vale solamente per gli immobili che rientrano nella categoria catastale C/1 (botteghe e negozi) e non si applica ai soggetti che il Dpcm dell’11 marzo aveva autorizzato ad operare (attività di vendita di alimentari, di prima necessità e servizi alla persona compresi negli allegati 1 e 2 dello stesso Dpcm). La detrazione - specifica il decreto “Cura Italia”- è utilizzabile esclusivamente in compensazione con le imposte dovute nell’anno. Non si tratta quindi di denaro contante che serve all’inquilino per poter far fronte al pagamento del canone di locazione mensile. Riteniamo dunque assolutamente necessario - concludono Gava e Gatto - che venga istituito un intervento per rifinanziare in maniera cospicua il fondo degli affitti, da estendere sia a tutte le attività commerciali che alle normali case e appartamenti, evitando ricadute economiche devastanti sulle spalle degli inquilini, e conseguentemente anche dei piccoli proprietari».

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