Ci vogliono almeno trent'anni per portare acquedotto e fognatura in tutto il centro storico di Treviso. Per la modica cifra di 40 - 50 milioni di euro, che diventano 80 se si coprisse l'intero territorio comunale.

A fare i conti è stato il presidente di Alto Trevigiano Servizi, Marco Fighera, che ha presentato la stima alla Commissione lavori pubblici. Ad oggi solo 15mila trevigiani sono collegati al depuratore, mentre l'acquedotto ne serve 60mila. Tempi biblici e costi da capogiro, ma secondo quanto riferisce La Tribuna di Treviso qualcosa si sta già muovendo.

Ats sta portando a termine il monitoraggio degli scarichi della città per redigere un progetto da sottoporre alla valutazione d'impatto ambientale della Regione e avviare, quindi, i primi interventi.

Il primo problema da valutare è quello delle modalità degli interventi: il costoso microtunneling o la posa di tubature nei canali? Senza contare quanto inciderà sulla spesa la bonifica bellica del sottosuolo, che nasconde un numero imprecisato, ma senz'altro alto, di ordigni risalenti al bombardamento della città.

C'è poi il nodo dei finanziamenti: Ats non può ottenere mutui - spiega Fighera - e se i Comuni si intestassero clausole fideiussorie rischierebbero di sforare il famigerato patto di stabilità.

Nel frattempo, tuttavia, Ats non è rimasta ferma. Sono state allacciate all'acquedotto le vie Bottaniga, San Bartolomeo, Montello e Fornaci. A novembre sarà la volta di via San Pelajo e alla zona tra la De' Longhi e Lanzago a Fiera e a Santa Maria del Rovere. Ats è intervenuta anche a Canizzano, per far fronte all'emergenza arsenico, ma delle 41 utenze disponibili solo tre sono state allacciate perché i residenti non hanno presentato richiesta.