Aereo precipita tra Nervesa e Colfosco, trovato un paracadute
Secondo le ricostruzioni, uno dei due occupanti potrebbe avere provato a lanciarsi, ma la distanza dal suolo era veramente troppo poca
Una gita terminata in tragedia, prima i cavi dell’alta tensione, poi il fumo. L’Ultraleggero si sarebbe schiantato dopo aver urtato le linee elettriche (1390 mila volt), anche se il motivo non è ancora del tutto chiaro, intorno alle 17 di venerdì, nelle vicinanze dell’aviosuperficie Francesco Baracca. Potrebbe essere stata una svista del pilota, che magari non ha notato i cavi, oppure un guasto tecnico, o ancora un malore, questo è tutto da verificare. Ma i due passeggeri non ce l’hanno fatta.
È accaduto tutto in pochi secondi, subito dopo aver tranciato i cavi elettrici, l’ultraleggero si è incendiato, e il fuoco non ha lasciato scampo ai due occupanti, che viaggiavano accompagnati da un secondo velivolo, a bordo del quale si trovava il figlio di uno dei due malcapitati insieme al pilota svizzero. Loro hanno visto tutta la scena, increduli, e sono stati accompagnati in caserma per ricostruire la vicenda.
Sul posto sono subito giunte macchine dei carabinieri, camion dei vigili del fuoco, ambulanze, l’elicottero del nucleo di Venezia dei pompieri, ma non c’è stato niente da fare. Davanti a sé, solo i frammenti residui dell’ultraleggero e i corpi carbonizzati, quasi spariti. Nelle vicinanze, un paracadute. Forse il passeggero potrebbe aver tentato di saltare, ma la distanza dal suolo era troppo poca.
È così che S.M., 51 anni, neozelandese ma residente a Castelcucco, agente immobiliare e A.B., 56enne svizzero, sono partiti dall’aviosuperficie di Caorle subito dopo aver pranzato e sono andati incontro a un tragico destino. Volevano fare una gita sulla Pedemontana trevigiana a bordo del velivolo, un Pipistrel interamente in carbonio, di ultima generazione, ma è bastato poco per distruggere le loro vite.