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Cronaca Montebelluna

Arrestato per rapina mentre fa sesso con l'amante, ma è uno scambio di identità

M.S., un romeno 40enne, sposato con figli, si era appartato il giorno della Pasqua ortodossa con la moglie del cugino in un albergo nei pressi di Spresiano. Nella stanza avevano fatto irruzione una trentina di agenti della Polizia che gli mettono le manette ai polsi ritenendolo l'autore di alcuni colpi in Austria. Ma all'uomo era stato clonata la carta d'identità: lui con quei fatti non c'entrava nulla

Il pomeriggio del giorno della Pasqua ortodossa di quest'anno si erano appartati in uno stanza di un albergo, dalle parti di Spresiano, quando sono stati "interrotti" durante un'amplesso da una 30 trentina di agenti speciali della Polizia che hanno fatto irruzione nella stanza da letto. Il motivo del "blitz"? Semplice: il proprietario dell'hotel aveva trasmesso alle autorità i dati del documento utilizzato per prenotare l'alvoca; peccato però che quella carta d'identità corrispondesse a quella di un uomo ricercato in Austria per due rapine a mano armata e con l'uso di esplosivi che erano state commesse l'estate prima nella zona di Innsbruck. L'uomo, M.S., un 40enne cittadino di nazionalità romena, in attesa di essere consegnato agli austriaci, si era fatto anche una decina di giorni in carcere prima che l'ufficio estradizioni della Corte d'Appello cambiasse la misura cautelare in obbligo di firma. Ma lui, con la rapina, non c'entrava nulla: il suo documento, verrà appurato solo mesi più tardi, era stato clonato. Così l'uomo, difeso dall'avvocato Paolo Pastre, è stato liberato nei giorni scorsi. Il responsabile delle rapina invece è finito in manette in Belgio. 

Tutto bene, come si dice,  quel che finisce bene, se non per un particolare: la donna che stava con il romeno quando è stato arrestato è la moglie del cugino e pure il 40enne è sposato con prole e ha un lavoro regolare presso una azienda che si occupa di meccanica nel montebellunese. Non un rapinatore ma di certo un "fedigrafo", che a questo punto avrà avuto molto di cui giustificarsi  di fronte al più implacabile dei giudici, cioè il coniuge. L'autore dei colpi è  risultato invece essere il cugino di M.S., che in passato avrebbe avuto una storia con la sorella del "nostro". Sarebbe stato durante la frequentazione della casa che il rapinatore avrebbe messo le mani sul documento del parente, clonandolo. Per di più ad aiutarlo nella creazione di quel "fake" la somiglianza, la stessa corporatura, persino il tatuaggio sul braccio sinistro che entrambi gli uomini avevano. 

La storia ha inizio dopo un pranzo che la famiglia di M.S. al completo avrebbe consumato insieme per festeggiare la Pasqua ortodossa. Ad un certo punto lui si assenta, ufficialmente per fare visita ad un conoscente e lei, la moglie del cugino, fa lo stesso, diretta - dice - a fare gli auguri ad un amica. In realtà i due amanti, travolti da una irrefrenabile passione, si ritrovano a Spresiano presso un albergo. Ma, mentre stavano consumando l'atto, ecco che la porta viene sfondata da circa trenta poliziotti che intimano ai due di sdraiarsi a terra e ammanettano lui.

Lo scambio di identità sembra sia stato dovuto al numero di carta d'identità, che è lo stesso (per quanto il nome sia diverso) di quello usato dal rapinatore. Sono le indagini difensive condotte dal legale di M.S. che fanno approdare alla verità proprio quando, alla fine di giugno, le carte per l'estradizione sono pronte. Nel frattempo le intercettazioni telefoniche operate su alcuni componenti della famiglia permettono di svelare che in effetti il responsabile delle rapine (e che aveva precedenti anche in Italia), fino ad allora un figura di cui si sospettava solo l'esistenza, potrebbe trovarsi a Bruxelles. Così scatta un'operazione della polizia belga che incastra il vero malvivente.  

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