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Cronaca

TERREMOTO INDIPENDENTISTI 24 arresti in varie regioni all'alba

Nelle prime ore di mercoledì i carabinieri del Ros hanno eseguito 24 ordinanze di custodia cautelare tra Treviso, Padova, Rovigo, Vicenza e Verona

TREVISO - Maxi operazione dei carabinieri del Ros, mercoledì all'alba. I militari, coordinati dalla Procura di Brescia, hanno eseguito 26 ordinanze di custodia cautelare, di cui 24 arrestati e due agli arresti domiciliari nelle province di Treviso, Padova, Rovigo, Vicenza e Verona. I reati contestati sono quelli di associazione con finalità di sovversione e concorso in illecita fabbricazione e detenzione di armi da guerra, tra cui un carro armato blindato dotato di una bocca di fuoco già testata a salve. Secondo gli investigatori, dalle intercettazioni telefoniche sarebbero emersi contatti con la criminalità albanese per il reperimento di armi da fuoco. 

COME NASCE "L'ALLEANZA" Nel corso delle perquisizioni le forze dell'ordine hanno sequestrato diverse armi, tra cui pistole, fucili e relative munizioni, tutte regolarmente possedute dagli indagati. L'associazione sovversiva denominata "Alleanza" è stata costituita il 26 maggio 2012 tra il gruppo "Brescia Patria" e alcuni rappresentanti del movimento separatista "Veneto Stato", oltre ad altri movimenti secessionisti come quello sardo "Disubbidientia". Per quanto riguarda "Veneto Stato", alcuni degli indagati erano già rimasti coinvolti nell'occupazione di piazza San MAaco a Venezia nel 1997. 

L'INDIPENDENZA Secondo le indagini, "Alleanza" avrebbe avuto come obiettivo finale l'indipendenza dallo Stato utilizzando metodi violenti e un'eventuale insurrezione. Era previsto, inoltre, che il direttorio del nuovo governo serenissimo doveva trattare con lo stato per la secessione. La strutturazione dell'associazione si fondava sull'adesione formale tramite compilazione di schede per definire i ruoli e gli obblighi, come ad esempio la segretezza. 

LA SEGRETEZZA Gli investigatori hanno accertato lo svolgimento di riunioni riservate all'interno di case, aziende e ristoranti di proprietà degli indagati. Inoltre, ci sarebbero stati movimenti per la richiesta di finanziamenti con l'apertura di un conto corrente bancario. Gli indagati utilizzavano cellulari dedicati per comunicare. Spesso sarebbero avvenute riunioni con pubblico "selezionato", in particolare sulla storia veneta. Non tutte le iniziative dell'associazione erano conosciute dagli aderenti per questione di ruoli. 

FINALITA' VIOLENTE Secondo la Procura, la finalità del gruppo era violenta. In particolare lo fa pensare la fabbricazione di un tank, un carro armato da impiegare per un'azione eclatante in piazza San Marco a Venezia, realizzato attraverso il trasferimento di una pala meccanica munita di una bocca di fuoco testata a salve.  Il mezzo era stato ricavato da un mezzo agricolo e dotato di un cannoncino da 12 millimetri. Durante le fasi di montaggio, però, erano subentrati dei problemi di calibratura e recupero pezzi. Alcuni, durante questa presunta azione a San Marco, di cui non era stata decisa una data, sarebbero arrivati probabilmente armati. Il gruppo è stato definito pericoloso dagli inquirenti, che hanno ricordato l'azione del 1997. Il carro armato utilizzato all'epoca si era rivelato non nuovamente utilizzabile. Oggi la questione sarebbe diversa. 

IL "MODUS OPERANDI" Gli aderenti al gruppo agivano su due binari: quello pubblico, con il coinvolgimento di altri aderenti, del tutto inconsapevoli secondo gli investigatori delle modalità di azione; e quello segreto, clandestino, con finalità eversive. Si ponevano la possibilità che anche alcune forze dell'ordine potessero essere attratte dal progetto, prendendone parte insieme alla massa. Secondo gli inquirenti c'erano tutte le condizioni perchè venissero messe in pratica azioni violente  pianificate al dettaglio e rischiose per l'incolumità pubblica e per la tenuta della democrazia. Gli obiettivi, hanno specificato le forze dell'ordine, si erano rivelati violenti fin dall'inizio. Come emerso dalle intercettazioni, l'associazione avrebbe pianificato anche ipotetici attentati a Equitalia, poi scartati perchè avrebbero potuto compromettere il progetto finale. Tra gli indagati c'è un attivista coinvolto nel referendum per l'indipendenza del Veneto, oltre a un ex parlamentare. 

IL TANKO E' stato costruito in un capannone denominato arsenale, che si trova a Casale di Scodosia (Padova), utilizzando una pala cingolata Fiatallis Mod. FL 20, successivamente blindata e dotata di videocamere e di una bocca da fuoco, ancora da montare. Sempre presso lo stesso capannone, alcuni membri dell’organizzazione abbiano recentemente realizzato una prova di fuoco a salve, testimoniando l’offensività del mezzo blindato una volta armato. Nei piani dell’organizzazione, il tanko sembra dovesse essere utilizzato per un’azione in piazza San Marco a Venezia, con il coinvolgimento di centinaia di persone, alcune delle quali armate. 

"ALLEANZA" L’associazione L’Alleanza si richiama al programma dei Serenissimi, ma con modalità più aggressive e violente. Nel progetto dell’organizzazione, infatti, oltre alla liberazione di piazza San Marco, è prevista l’insurrezione degli strati delle popolazioni del nord-Italia maggiormente esasperati dalla crisi economica, con la creazione di ambasciate presso Paesi amici, già individuati nella Serbia e nella Svizzera, al fine di ottenere un formale riconoscimento internazionale. Per ottenere la massima visibilità e vanificare l’intervento delle Forze di Polizia, dopo l’azione di piazza San Marco i membri dell’Alleanza avrebbero previsto la realizzazione di una conferenza stampa da organizzarsi in una capitale europea da individuare. Per conseguire l’indipendenza del Veneto e di altre Regioni italiane, L’Alleanza ha svolto anche una diffusa attività di autofinanziamento, che ha consentito di raccogliere finora non meno di cento mila euro, grazie a singole elargizioni e l’apertura, presso la Cassa Padana, di un conto dedicato alla raccolta dei fondi. Inoltre, nel corso delle indagini, sono emersi contatti con altre realtà indipendentiste piemontesi, sarde, campane e siciliane, con l’obiettivo di coinvolgerle nella protesta generalizzata a sostegno dell’azione militare vera e propria. In tale prospettiva, sono state documentate anche attività strumentali alla realizzazione del progetto eversivo, con l’organizzazione di conferenze e manifestazioni di piazza, nonché la costituzione di una sorta di direttorio del nuovo governo Serenissimo, per le trattative con lo Stato italiano finalizzate alla secessione del Veneto dall’Italia. Nel quadro delle condotte dei militanti dell’Alleanza è stata rilevata una finalità eversiva ancora più determinata rispetto all’esperienza fallita dai Serenissimi nel maggio del 1997, in quanto gli associati hanno evidenziato la piena consapevolezza della necessità di alzare il livello di scontro per conseguire gli obiettivi prefissati. Proprio in relazione alla finalità eversiva del gruppo, è stato sottolineato nel provvedimento cautelare come l’obiettivo della secessione ottenuta con metodi violenti – e, quindi, al di fuori della civile dialettica politico-costituzionaleconfiguri un comportamento finalizzato all’eversione dell’ordine democratico, violando l’art. 5 della Costituzione che sancisce il principio della indivisibilità della nazione. Peraltro, l’ipotesi del salto di qualità compiuto dall’Alleanza trova riscontro nella dichiarata determinazione ad utilizzare le armi e nella fabbricazione di strumenti idonei al raggiungimento dello scopo, quali il descritto carro armato. Nel caso dei Serenissimi, invece, i mezzi blindati utilizzati erano talmente rudimentali da non poter essere usati in modo ripetibile, elemento che ne aveva impedito la qualificazione di armi, come sancito all’epoca dalla sentenza della Corte d’Assise d’appello di Venezia.

  

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